di Gabriele Ottaviani
La sera prima che Emanuele partisse per andare a studiare a Trieste, abbiamo fatto una festa. Le chiamavamo così perché da piccoli erano le nostre feste per davvero. Ci portavamo una torcia in mezzo al prato, i pop-corn che ci eravamo preparati, una Fanta, una Coca-Cola e stavamo lì a perdere tempo di gusto come solo i bambini hanno la tranquillità di fare; facendoci mangiare dalle zanzare, illuminare per un breve attimo su un pezzo di guancia – o di palpebra, o di bocca – dalle lucciole; a zittire i grilli lanciando i tappi in vari punti del prato per determinare cerchi di silenzio. Sono state sempre le nostre feste e, crescendo, la Coca-Cola è diventata birra, poi vino; abbiamo cominciato a fumare molte sigarette, a cambiare tema, tono e timbro delle storie che ci raccontavamo. Ad ascoltare musica dolorosa. Capitava spesso che dopo ore passate insieme uno dei tre, a turno, si addormentasse o se ne tornasse in casa per crollare a letto. Tante volte se n’è andata Agnese, tante volte Emanuele, tante volte io. Non credo sia stato solo il vino, la paura di perdere il vertice del triangolo che era stato insieme impedimento e collante perché se ne andava a studiare lontano. Credo che in Agnese ci fosse anche un po’ di sfida, di tristezza e di ebbrezza. In Emanuele c’era Emanuele. Ma è bastata quella volta soltanto, anche se nessuno dei tre ne ha mai fatto parola. A parte la parola Sofia.
La custodia dei cieli profondi, Raffaele Riba, 66thand2nd. Gabriele è l’erede e il custode di un satellite periferico di un piccolo pianeta che si trova ai margini della via Lattea, laddove tutto sembra assolutamente tranquillo mentre nella realtà dei fatti si tratta solo di una calma apparente e superficiale, assai agitata e tormentata da passioni nelle sue viscere: continuamente in lotta per preservare quello che possiede, e che rappresenta la sua identità, si trova costretto quotidianamente ad affrontare i demoni del distacco, della disgregazione, della dispersione, soprattutto per quel che concerne la sua famiglia. Quando la cesura più dolorosa di tutti lo ferisce, l’universo stesso sembra mutare. E… Allegorico, intenso, travolgente, emozionante.