Libri

“La carne”

di Gabriele Ottaviani

Se racconti questa cosa a chiunque mi metti in un casino tremendo.

La carne, Cristò, Neo. Misterioso, ammaliante, bellissimo, commovente e disturbante insieme, come il ricordo di qualcuno che non c’è e non può tornare, a cui non ci stanchiamo di pensare, anche se ci fa male, quest’allegoria distopica, fantastica e perturbante della storia e della malattia ci parla di un mondo in cui tutto appare rovesciato, e dunque straordinariamente coerente: si aggirano famelici personaggi senza vita eppure viventi, che cercano carne con la quale cibarsi ma che sono innocui, che raccontano di noi, del nostro essere eternamente insoddisfatti solo perché ostinatamente restii a guardare le cose dall’angolo giusto… Geniale.

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“La carne”

download.jpgdi Gabriele Ottaviani

Sento le gambe pesanti e strascico i piedi. Spalo la neve con le scarpe. Con gambe di piombo mi lascio dietro una scia di strisce. Green regge quasi tutto il mio peso con la mano ma io mi sento massiccia, rigida e pesante. Qualcuno ha bisogno di energia, dice lui e lancia un’occhiata in giù. Tutto bene, dico, e fisso la neve concentrandomi sui piedi. Le scarpe sono di sasso nella neve c’è melassa. I piedi cedono e slittano. Attenta a non cadere, dice con un’altra occhiata in giù e guarda il nevischio scivolarmi sotto i piedi. Tutto bene, cammino adagio. E con tutto ‘sto grasso attutisco il disagio. Buon per te non dura tanto, dice Green. Che vuoi dire? Cambia il tempo. Ci fermiamo e guardiamo il cielo. Green vede, io no. I miei occhi sono attratti di lato da colori luminosi. Guardo una fila di macchine rotolare lungo la strada su ruote di sushi. Le gomme sono leggere e non lasciano impronte ma piccole chiazze di pesce, rosa nella neve.

La carne, Emma Glass, Il saggiatore. Traduzione di Franca Cavagnoli. Il titolo originale è Peach. È il romanzo di debutto dell’autrice. Che quando ha iniziato a scriverlo – la gestazione è durata anni, ma il risultato è oggettivamente da applausi a scena aperta, per un’opera che, soprattutto, purtroppo, in questo periodo, si configura senza nemmeno la più pallida delle ombre di dubbio come a dir poco necessaria – non sapeva in realtà di che tipo di libro si sarebbe trattato, non era a conoscenza di quale piega avrebbe in effetti preso l’intera vicenda. Almeno, questo è quello che ha dichiarato, sostenendo anche testualmente e nello stesso momento che la sua speranza è che il suo volume will help people find the language of the ordeal. Ossia il linguaggio del calvario. Per superare la prova del dolore. Come quello di una ragazza vegetariana. Che un girono viene aggredita da un uomo fatto di salsicce. Lei torna a casa. Il sangue le cola fra le cosce. È ferita. Si sutura con ago e filo. Fa finta di nulla. Vorrebbe. Ma l’uomo di salsicce è sempre lì che la perseguita. E allora lei… Una fiaba al sapor di fiele che lascia stupefatti sin dalla copertina per la spudoratezza di un talento letterario maiuscolo.

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