di Gabriele Ottaviani
Tutto per una foto. Il mondo è fatto per finire in una bella diapositiva: c’è una verità fortissima, profonda e attuale più che mai, data la nostra società che sempre più punta a fare della forma una sostanza, nelle parole sentenziose di questo formidabile Bildungsroman che racconta senza infingimenti, con ironia, brillantezza, verve e intelligenza, oltre che per il tramite di una notevole qualità letteraria (non a caso, lo testimonia la pletora di riconoscimenti, si tratta di una delle voci non solo a livello francese ma in ambito internazionale più intense, varie e profonde) le simboliche scorribande, dettate da una certa sufficienza ma condotte con una tenacia inimmaginabile, di un gruppo di ragazzi di periferia a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso che ansiosi di scoprire il mondo ed essere padroni della propria sorte come già erano convinti si gettano nell’impresa mitica di affrontare le vette himalayane: Il Tibet in tre semplici passi, Pierre Jourde, Prehistorica, traduzione di Silvia Turato, è da leggere.