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“John Lennon”

di Gabriele Ottaviani

In amore e in guerra tutto è lecito, in Rocklandia.

John Lennon – La biografia definitiva, Lesley-Ann Jones, Sperling & Kupfer. Traduzione di Lorenzo Ruggiero. Mito caro agli dei come chiunque muoia giovane, avrebbe compiuto ottant’anni il nove di ottobre e invece l’otto di dicembre saranno esattamente quattro decenni dalla sua scomparsa, avvenuta per mano di un assassino: John Lennon ha lasciato un segno indelebile nella storia non solo della musica, e su di lui si è detto tutto e il contrario di tutto. Lesley-Ann Jones, esperta biografa, ne traccia un ritratto a tutto tondo, ampio, leggibile, interessante, coinvolgente.

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“La baia”

image002di Gabriele Ottaviani

Guarda le stelle, visibili all’orizzonte. Non può permetter­si di pensare che siano luci di navi, o della terra. Non può permettersi di immaginare il calore, il cibo, la salvezza che potrebbero significare. Meglio che siano solo stelle, là fuori nello stesso infinito in cui è lui. Che non siano davvero dei fari.

La baia, Cynan Jones, 66thand2nd, traduzione di Gioia Guerzoni. Scrittore, nonché docente all’università di Aberystwyth, gallese pluripremiato che con The edge of the shoal, tratto proprio da La baia e pubblicato nientedimeno che sul New Yorker, tre anni fa si è aggiudicato, e non è certo il primo dei riconoscimenti di prestigio che conquista, il BBC National Short Story Award, Cynan Jones narra la storia di un uomo senza nome né memoria che non sa perché, né da quanto tempo, si trovi alla deriva in mezzo all’oceano, malmostoso, indomabile e imprevedibile, su un kayak devastato da un fulmine, in balia delle onde. Poi, pian piano, i ricordi riaffiorano: doveva pescare, doveva spargere in mare le ceneri del padre, a riva lo attende una donna. La moglie. Incinta. Epico come Melville, solenne come un peana, il testo di Jones è una deflagrante dimostrazione di potenza letteraria. Eccellente.

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“Vincent e Alice e Alice”

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Mi siedo nella Zona e lavoro senza pausa e senza pronunciare una parola…

Vincent e Alice e Alice, Shane Jones, Pidgin edizioni, traduzione di Stefano Pirone. È solo, il suo matrimonio è finito, non ha altro, in pratica, che un lavoro ripetitivo: la sua vita procede per giustapposizione di momenti sempre uguali e alienanti. Così Vincent sceglie di offrirsi volontario per un progetto che promette di far vivere a coloro che vi prenderanno parte l’esistenza che hanno sempre desiderato, ma… Intenso, avvincente, potentissimo, emozionante, destabilizzante, travolgente, scritto in stato di grazia, allegorico e al tempo stesso straordinariamente attuale, ricchissimo di riferimenti, rimandi, reminiscenze, livelli di lettura, chiavi d’interpretazione: da non perdere.

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“Modern love”

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In quanto donna bipolare, ho trascorso gran parte della mia vita in oscillazione costante tra varie identità…

Modern love – La posta del cuore che ha commosso milioni di persone, Daniel Jones, Rizzoli. Traduzione di Linda Martini, Sabina Terziani e Isabella Zani. Ora una serie originale disponibile su Amazon Prime, con Sofia Boutella, Olivia Cooke, Tina Fey, Julia Garner, Anne Hathaway, Catherine Keener, Andrew Scott, Dev Patel, John Slattery, Shea Whigham, Brandon Kyle Goodman e tanti altri. Che l’amore è tutto è tutto ciò che ne sappiamo: sono decenni che sul New York Times, testata talmente prestigiosa da, per citare una frase formulare che è divenuta anche il titolo del nuovo, come sempre irresistibile, show di David Letterman, in assoluto il più bravo di tutti, Daniel Jones risponde con ironica e tenera empatia a lettere di persone che declinano, ognuna a suo modo, la dimensione degli affetti che appartiene loro, chiedendo consigli che, da particolarissimi, inevitabilmente, perché la natura umana è una, divengono universali. Adesso tutto questo è un libro, una vera e propria guida nella selva oscura dei sentimenti. Da non perdere.

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“Dove la terra trema”

819Px+KqWDL._AC_UL320_ML3_.jpgdi Gabriele Ottaviani

Chissà se stanotte avrò un letto in questa centrale di polizia…

Dove la terra trema, Susanna Jones, Harper Collins, traduzione di Katia Bagnoli. L’uccello del terremoto – che dà il titolo originale al romanzo in questione – inizia a cantare qualche secondo prima della scossa, in realtà: e quando la notte è più buia e il suo verso si staglia nel silenzio, Lucy, scappata da un passato terribile in Inghilterra, furba e fragilissima, una bestia ferita e in trappola, sa che a Tokyo, come sovente accade, la terra sta per tremare, e succede, e lei vi vede una metafora della sua condizione di fuggiasca disperatamente alla ricerca d’amore e anonimato, anche il giorno in cui viene arrestata. Ma… Non è di certo il film quasi omonimo di Luchino Visconti ispirato ai Malavoglia, bensì una produzione Netflix intrigante e riuscita che vede coinvolti dietro le quinte Ridley Scott e davanti alla macchina da presa la forse troppo precocemente, benché brava, premiata con l’Oscar Alicia Vikander, vittima infatti anche lei della diffusa maledizione di chi si aggiudica, soprattutto se donna, esageratamente presto, sia in termini d’anagrafe che di filmografia, la più ambita statuetta della settima arte, e poi paga lo scotto con una carriera per contrappasso di norma ricca, negli anni a seguire, di passaggi a vuoto (la giovane attrice si è però nel frattempo anche accasata con Michael Fassbender, e verrebbe dunque da pensare che non possa essere inserita nel novero delle persone a cui la sorte non arrida; il massimo che le tocca di sopportare con ogni probabilità è di leggere sulle colonne di un prestigioso periodico italiano che appare radiosa come se avesse ingoiato una lampadina, ma una scempiaggine del genere qualifica chi la scrive, non lei, sicché…): Dove la terra trema è un thriller di buona fattura ambientato nel più che sismico Giappone, e che prende le mosse da un libro. Questo. Ottimo. Scritto bene. Ben congegnato e caratterizzato. Mozzafiato.

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“Ancora noi”

414UoeE3OFL._AC_US218_.jpgdi Gabriele Ottaviani

Adesso abbiamo il nostro bambino a cui pensare.

Attrice e sceneggiatrice – si vede: intreccia bene trame e sottotrame, caratterizza precisamente i personaggi e ha senso del ritmo – residente nella suggestiva Cardiff, Ruth Jones esordisce nella narrativa con questo romanzo, Ancora noi, subito acclamato dal pubblico e dalla critica con pieno merito, in quanto riuscito sotto ogni aspetto: narra la storia di una famosa attrice che un giorno torna nella scuola dove ha studiato e dove insegna un uomo che ha vissuto con lei una grande passione. Lei aveva poco più di vent’anni, lui era già sposato: si sono amati, si sono lasciati, e quando si rivedono… Intenso e alla portata di tutti, coinvolgente e fluidissimo. Sperling & Kupfer, traduzione di Chiara Brovelli.

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“Un matrimonio americano”

41Tie5L6RTL._AC_US218_.jpgdi Gabriele Ottaviani

Agli angoli di quelle strade avevo imparato a essere un uomo, ma non la sentivo casa mia.

Un matrimonio americano, Tayari Jones, Neri Pozza. Traduzione di Ada Arduini. Incluso, e ci sarebbe mancato altro, viene da dire leggendolo, nella lista dei concorrenti al National Book Award (nonché scelto da Oprah Winfrey per il suo Oprah’s Book Club Selection e selezionato dall’ex inquilino della Casa Bianca Barack Obama all’interno del suo elenco di letture consigliate per la scorsa estate), il romanzo, poderoso, potente, ampio, magnetico, entusiasmante, riuscitissimo affresco della condizione umana in tutta la sua caleidoscopica e spesso dolorosa e stridente molteplicità di sfaccettature, scritto dalla quarantottenne scrittrice afroamericana di Atlanta, Georgia, docente presso la Emory University, narra la storia di Roy e Celestial, due neri originari della città delle pesche che tutti noi abbiamo visto ardere in Via col vento nonché conosciuta in tempi più recenti come teatro delle Olimpiadi estive del millenovecentonovantasei, laddove il nome della città fu vergato riproducendo il medesimo font che caratterizza il logo della più famosa bibita del pianeta, di lì nativa, che sono sposati da più di un anno. La loro unione è un continuo tira e molla, finché una sera… Formidabile.

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“Il tradimento del centurione”

51KHuRcrIRL._AC_US218_.jpgdi Gabriele Ottaviani

Era l’unica soluzione a cui ero arrivato anch’io. La colonna si stava dirigendo a nord quando avevamo lasciato la sua garanzia di protezione, mentre la nostra ricerca dei reparti difensivi ci aveva portato a est. Certo, da allora l’imboscata e la contro-imboscata ci avevano messo fuori strada. Ero sicuro che, se necessario, avrei saputo ritrovarla io, ma sarebbe stato un percorso tortuoso e forse ci saremmo imbattuti in altri Germani che cercavano gli amici perduti. No, meglio trovare il sole e, dalla sua posizione, fissare una pista nuova nella foresta che arrivasse dritta alle legioni.

Il tradimento del centurione, Geraint Jones, Newton Compton. Traduzione di Marco Bisanti. Si sa, la cosa migliore è parlare di ciò che si conosce. Perché con ogni probabilità in quel modo non si diranno fesserie. Perché si utilizzeranno i termini giusti, con proprietà. Perché si sapranno descrivere situazioni, ambienti, personaggi, condizioni e stati d’animo con attenzione, cura, autorevolezza. E Geraint Jones è un veterano dell’esercito americano in congedo. Sa cosa sia la guerra. L’ha conosciuta. E la racconta. Spostandosi però in un altro tempo, in una dimensione diversa. Non in Iraq. Non in Afghanistan. Non in Somalia o in Nigeria contro i pirati. Non, soprattutto, al giorno d’oggi. Ma la guerra non è, per disgrazia, una novità per le umane sorti che di rado sono progressive, quantomeno in senso positivo: c’è sempre stata, e pare assai improbabile che si arrivi a un tempo in cui non ci sia più. Perenne come le istanze degli uomini, era per Eraclito generatrice d’ogni cosa: e del resto se vuoi la pace prepara la guerra, sostenevano i Romani, che hanno sempre pensato che la miglior difesa fosse l’attacco. Specialmente dalla minaccia delle popolazioni feroci al di là del limes, il confine: è il nove dopo Cristo, quindicimila legionari si sono inoltrati nel fitto della foresta, e… Appassionante e dal ritmo trascinante.

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“La sottile linea rossa”

51mDjd5426L._AC_US218_.jpgdi Gabriele Ottaviani

Un terrore smisurato s’impadronì di lui…

La sottile linea rossa, James Jones, Beat, traduzione di Vincenzo Mantovani. Terrence Malick, quando ancora il suo stile sopraffino non aveva preso la deriva arzigogolata e fine a sé medesima delle ultime pellicole, al suo terzo lungometraggio, nel millenovecentonovantotto, ne trae un capolavoro che gli fa vincere l’orso d’oro in quel di Berlino e gli garantisce qualcosa come sette candidature agli Oscar: nel cast Jim Caviezel, Sean Penn, Nick Nolte, Ben Chaplin, Adrien Brody, John Cusack, Woody Harrelson, Jared Leto, George Clooney, John Travolta, John Savage, Miranda Otto, Kirk Acevedo, Penelope Allen e moltissimi altri. È uno dei migliori film drammatici e di guerra di sempre, che prende le mosse dal romanzo, classe millenovecentosessantadue, di James Jones, vero reduce: è l’anno dopo Pearl Harbor quando la compagnia di fucilieri Charlie di un reparto dell’esercito statunitense viene mandata alla conquista di un campo d’aviazione giapponese posto in cima a una collina dell’isola. E in una tale situazione la vera natura di ognuno dei protagonisti, caratterizzata in maniera magnifica, non tarda certo a emergere: conradiano (e anche Kipling riecheggia, sin dal titolo), sensazionale, potentissimo.

 

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“Innamorarsi è la parte più facile”

51wXCQDznHL._AC_US218_.jpgdi Gabriele Ottaviani

Tre volte in due mesi. Due volte in un giorno solo. Sono un dio del sesso, una leggenda in camera da letto, un maestro sotto le lenzuola. Oh, sì e, badate bene, sono una macchina dell’amore inarrestabile. Quest’anno è bisestile e oggi è l’ultimo giorno di febbraio, il 29. Tocca a Ivy leggere il libro sui bambini, il che è un bene perché sono troppo molle e rilassato dopo l’orgasmo. E dopo la giornata intera, per quel che vale. Alla trentunesima settimana di vita, i nostri bambini sono lunghi almeno quanto un gambo di sedano. Il che potrebbe non apparire particolarmente impressionante, ma, incinta di trentuno settimane, Ivy sembra già di nove mesi; a stento riuscivo ad avvolgerle un braccio alla vita e attirarla a me mentre facevamo l’amore sdraiati sul fianco. Alla trentunesima settimana di vita, i gemelli riescono a sentirci cantare, parlare, ridere e a percepire il contatto delle mie mani sul grembo della loro madre. Anche se il libro non lo afferma esplicitamente, riescono a sentire Ivy dire: «Bravo… sì, così, sì, sì, oddio, sì», e così via. Meglio non pensarci troppo. I polmoni dei bambini hanno secreto un surfattante che permetterà loro di respirare da soli fuori dal grembo materno.

Innamorarsi è la parte più facile, Andy Jones, Newton Compton, traduzione di Elena Paganelli. In fondo basta poco. Un attimo. Ci si scorge. Ci si piace. Ci si conosce. Ci si mette insieme. La scintilla scatta e via. Si va avanti. Verso nuove, magnifiche, appassionate, appassionanti e romantiche avventure. Si spera, quantomeno. Non fosse altro che nei primi tempi. E può succedere per mille e più motivi. Ma un conto è quando ci si incammina su sentieri sconosciuti con la leggerezza di chi è spensierato, un conto è rendersi conto della fine del tempo dell’assenza di responsabilità. Innamorarsi è facile, costruire il futuro non lo è per nulla. Anche perché quella locuzione per sempre che tutti si sogna in realtà è anche fonte di grandissima inquietudine. Per non dire angoscia. E così i due protagonisti della storia si accorgono ben presto che… Divertente, scritto con sapienza e intelligenza, coinvolge e convince.

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