di Gabriele Ottaviani
Si sedette sul divano. “Non riesci a dormire?” chiese. “Fa più fresco sotto il portico.” “Sì, l’aria è piacevole.” Infilai i piedi sotto il sedere ossuto di Dylan. L’odore della sua sigaretta era ruvida e piacevole – a volte il tabacco sa davvero di buono. Avvicinai le ginocchia al petto, scoprendo i piedi. Lui me li prese tra le mani e li accarezzò distratto, come un gatto che gli fosse salito in grembo. “Riesco a dormire davvero solo sull’autobus,” disse. “Non mi sento bene se non mi muovo.” Sentivo le sue mani così vive sulla pelle. Sembravano emanare una sorta di intelligenza brulicante. Mise la sigaretta in un piattino sul davanzale. Si udì il canto tremolante di una strolaga. Le mani di Dylan continuarono ad accarezzarmi la gamba risalendo verso l’alto, seguendo la linea del muscolo del polpaccio. “Gambe da nuotatrice,” osservò. “Non più.” “Mi piace guardarti mentre ti muovi dentro casa.” Ignorai questo commento. Lui rabbrividì. “Qui,” dissi, sollevando il piumone. “Scaldati.” Veloce come un lampo scivolò fuori dalla sua coperta e si infilò sotto la mia. Era liscio come il manico di un coltello, magro come un ragazzino, freddo come la porcellana. I suoi baffi non mi punsero quando ci baciammo. Mi bloccai un attimo, per ascoltare il russare appena accennato di Eric, che continuò a raspare, e il fruscio di Ryan. “Sei un gioiello,” mi alitò Dylan nell’orecchio. “Un gioiello prezioso e scintillante.”
Ti ho già visto da qualche parte?, Marni Jackson, Bompiani, traduzione di Maria Cristina della Volpe. Del resto esistono uomini e donne che discettano tranquillamente al cinema di ogni genere di film seduti accanto a delle vere e proprie star, che magari offrono anche loro un po’ dei popcorn che si sono comprati prima di entrare in sala, o c’è chi attacca il telefono senza salutare la persona amata o presunta tale con cui sta parlando perché nel bar in cui si trova a chilometri e chilometri di distanza da casa è entrato un divo di travolgente sex-appeal di cui ha visto tutti i film, e in particolare quello girato da un’amante occasionale, certo più capace in altre pratiche che non nell’arte della ripresa: per non parlare di chi rincorre i personaggi più famosi per immortalarsi insieme a loro in una foto. D’altro canto è, è stato e sarà sempre così, la luce del successo, per chi non lo possiede per suo merito, e dunque si bea dello scintillante riflesso, come se in ogni modo fosse una manifestazione di bravura, e non un dono del caso, essere al posto giusto nel giusto momento, a maggior ragione nella società dell’immagine, è un richiamo troppo seducente per non cedervi, e in generale ritrovarsi accanto inaspettatamente una celebrità provoca sempre una qualche straniante e piacevole eccitazione: Rose, imperfetta, fragile, unica, irresistibile, passa la vita a incontrare, quasi suo malgrado, dei cosiddetti vip. Che però sono in realtà comparse, anche se dai nomi illustrissimi: è lei la protagonista, che riceve consigli, dà ispirazione, immagina e fa immaginare, di un’esistenza che, come quella d’ognuno, ha in sé già la scintilla dello splendore. Confezione splendida, idea geniale, prosa deliziosa: un romanzo da non farsi scappare. Come l’occasione per avere l’autografo del proprio beniamino…