Libri

“La luna di miele di Mrs. Smith”

di Gabriele Ottaviani

Dei passi leggeri sulle scale lo fecero tacere…

La luna di miele di Mrs. Smith, Shirley Jackson, Adelphi, traduzione di Simona Vinci, a cura di Laurence Jackson Hyman e Sarah Hyman DeWitt. Una delle più grandi scrittrici di sempre, indagatrice finissima dei più oscuri meandri dell’animo umano, era instancabile nel suo lavoro: i familiari lo hanno rivelato, la presenza più assidua nel loro ménage era il suono del ticchettio febbrile sulla tastiera, per comporre sillabe, parole, frasi, descrivere ambienti, situazioni, personaggi, dare voce alla vita per il tramite della letteratura, che la inventa e immortala. Eccezionale e ineguagliabile la sua produzione, spesso rinvenuta in maniera a dir poco fortunosa, tra fienili del Vermont e biblioteche in giro per gli Stati Uniti: in questo volume è possibile recuperarne un saggio ampio, vario e intrigante. Da leggere.

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“Abbiamo sempre vissuto nel castello”

di Gabriele Ottaviani

Non credo che importerebbe a nessuno…

Abbiamo sempre vissuto nel castello, Shirley Jackson, Adelphi, traduzione di Monica Pareschi. Spettacolare sin dalla copertina, e d’altro canto si parla della prova narrativa di una grande autrice, ispiratrice per moltissimi, scrittori e cineasti in primo luogo (L’incubo di Hill House e La lotteria sono dei veri e propri capolavori), il romanzo narra la storia di Mary Katherine, che, dedita alle leccornie e alla cura dei fiori e delle piante, vive reclusa in una sorta di paradiso in terra, un’augusta e antica magione, assieme a uno zio e alla bellissima Constance, sua sorella. Peccato che tutti gli altri membri della famiglia Blackwood siano morti avvelenati sei anni prima, seduti a tavola, in sala da pranzo: e quando d’un tratto si palesa l’Estraneo… Formidabile.

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“Uccidi quei mostri”

di Gabriele Ottaviani

Forse non vuoi sentirtelo dire, ma non è colpa tua…

Uccidi quei mostri – L’ultimo romanzo rock, Jeff Jackson, SEM, traduzione di Seba Pezzani. Che cosa sta succedendo negli Stati Uniti? Perché ormai non si riesce più ad andare a un concerto senza che questo si concluda anzitempo con l’omicidio di uno dei musicisti sul placo, freddato da qualcuno che, complice la folla, riesce indisturbato a farla franca? Qual è la ragione di tutto questo? Dove si annida il germe, il morbo, il male, la corruzione che tutto appesta? Con una prosa a tamburo battente e profondamente allegorica della nostra società proterva e contaminata, Jeff Jackson dà alle stampe una prova d’autore decisamente convincente. Da leggere.

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“Pomeriggio d’estate”

unnamed (2)di Gabriele Ottaviani

«Il problema sai qual è? È che la gente pensa che marinare le costolette di maiale significhi semplicemente metterle nella marinata, ma nessun cuoco vero farebbe una cosa del genere. Non a una costoletta di maiale. Devi prendere una speciale vinaigrette, non la vinaigrette che si compra pronta, naturalmente». Si interruppe e mi guardò con aria minacciosa, e io annuii di nuovo, perché ormai annuivo ogni volta che lui faceva una pausa. «Ovvio che no» disse. «Quindi prendi la tua vinaigrette e ci aggiungi questo speciale…». Costolette di maiale? pensai di colpo. Costolette di maiale? Abbassai lo sguardo sul piatto e assaggiai. Ero certa di aver comprato costolette d’agnello. Poi ricordai le costolette sul marciapiedi e Mallie che diceva: «A proposito, ho preso in prestito il tuo porcellino». «Scusa un momento» dissi sbrigativa. Corsi in cucina; il salvadanaio era sparito e i sei centesimi che aveva contenuto erano posati sullo scaffale. «Allora dov’è quella torta al limone di cui ho tanto sentito parlare?» urlò Talley dal soggiorno. Non era possibile, non dopo la cena che si era spazzolato, ma presi la torta e tornai di là. Appena entrai nella stanza, lui riattaccò. «Ora, pensa all’aragosta» disse. «Quasi nessuno la sa cucinare nel modo giusto». Mi osservò con aria di approvazione mentre portavo la torta. Quando fui sul punto di posarla sul tavolo, fece un respiro profondo e ricominciò. «Il problema, con le donne…». Non riuscii a trattenermi. Nessuno ci sarebbe riuscito. Neanche Mallie, e sono quasi sicura che avrebbe apprezzato. Fu esilarante, e credo di essere scoppiata a ridere. Hugh Talley si pulì la torta dalla faccia e mi fissò inferocito. Poi si alzò in piedi, spazzolandosi la meringa dalle maniche e scuotendo via le briciole dai capelli, cercò di riprendere fiato e, con la faccia paonazza e gli occhi fiammeggianti, cercò qualcosa da dire…

 

Per chi li fa e chi li legge i libri sono – volendo usare il titolo di uno degli ultimi che siamo riusciti a stampare – una forma di concupiscenza. Di cui non è facile liberarsi, anche in circostanze avverse. Specie in circostanze avverse. Costretti alla clandestinità, i libri prosperano. È già accaduto non poche volte – e adesso tentiamo di farlo succedere di nuovo. Così abbiamo deciso di farvi leggere, in formato digitale, alcuni dei testi che avremmo pubblicato in queste settimane e che usciranno in un futuro imprecisato. Più qualcosa d’altro che non era immediatamente in programma e qualcosa che non lo era affatto. In questa serie troverete quindi racconti di vario genere, tratti da volumi più ampi, nonché brevi inediti. In un caso e nell’altro, abbiamo cercato di dare a questi minuscoli libri la forma non di un estratto, ma appunto di un libro autonomo, per quanto in miniatura. È una deformazione professionale, verosimilmente: ma ci ostiniamo a rimanerle fedeli. È con queste belle, importanti e sentite parole che Adelphi dà alla luce Microgrammi, la sua nuova, magnifica, collana digitale: dopo le prime tre uscite ora è la volta di altre tre raffinatissime pubblicazioni, di cui questa è una. Scrittrice e giornalista statunitense vissuta tra il millenovecentosedici e il millenovecentosessantacinque, cui si deve fra l’altro L’incubo di Hill House, alla base pure di un’ottima serie Netflix, Shirley Jackson ha lasciato un grandissimo numero di inediti, tra i quali questi due, Invito a cena e Pomeriggio d’estate, tratti dal volume che li raccoglierà tutti, La luna di miele della signora Smith: a prescindere dal genere, una prova narrativa raffinata, intensa, profonda, sensibile, maestosa. Imperdibile. Traduzione di Simona Vinci.

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“Ghiaccio e argento”

81J9laALSxL._AC_UL320_ML3_.jpgdi Gabriele Ottaviani

Lascialo stare. Prima o poi commetterà un errore.

Ghiaccio e argento, Stina Jackson, Longanesi. Traduzione di Andrea Berardini. Al confine con la Norvegia, fra gli alberi della più settentrionale propaggine della Svezia, si snoda la cosiddetta via dell’argento, ovverosia una strada che Lelle, insegnante liceale e padre di un’adolescente, conosce ormai a menadito e percorre senza sosta da anni. Da quando, per la precisione, è piombato nel più cupo e atroce incubo in cui possa imbattersi per enorme disgrazia un genitore, ossia da quando sua figlia è scomparsa, e per giunta solo d’estate può cercarla, perché nel resto dell’anno gli è assolutamente impossibile. Non ha speranze, ma al tempo stesso la speranza è la sola risorsa che gli resta. E… Ad altissima tensione.

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“La ragazza scomparsa”

81jKfKCWlTL._AC_UL320_.jpgdi Gabriele Ottaviani

Uno dei premi, notò, era una macchina antiproiettile…

La ragazza scomparsa, Shirley Jackson, Adelphi, traduzione di Simona Vinci. Scrittrice e giornalista statunitense nata a San Francisco quando ancora gli Stati Uniti d’America non avevano preso il posto della Russia in altre faccende affaccendata, ossia la rivoluzione bolscevica, nel corso della prima guerra mondiale, e uccisa nel sonno da un’insufficienza cardiaca a quarantanove anni ancora da compiere, nel millenovecentosessantacinque, Shirley Jackson, cui si deve L’incubo di Hill House, una delle più celebri horror and ghost story di sempre, torna sugli scaffali delle librerie con la sua prosa maiuscola e di assoluta forza, ancora in grado, nonostante il genere, soprattutto dal punto di vista filmico, sia decisamente abusato, di manifestarsi come dirompente e preconizzatrice: leggendo le brucianti pagine di questi tre racconti si precipita nell’ossessione, l’orrore e vivo e vibrante, sembra solleticare la pelle… Da non perdere.

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“Paranoia”

41-zz+VpQgL._AC_US218_.jpgdi Gabriele Ottaviani

E poi, per favore, lasciamo che taccia.

Paranoia, Shirley Jackson, Adelphi, traduzione di Silvia Pareschi. A cura di Lawrence Jackson Hyman e Sarah Hyman DeWitt. Se ci accorgiamo che il male esiste non possiamo fare a meno di provare un’estrema angoscia, un panico puro, un’ansia che ci attanaglia e non ci lascia più andare: è un sentimento che tutti, in misura maggiore o minore, abbiamo purtroppo certo sperimentato nel corso della nostra esistenza, che conosciamo bene, e che Shirley Jackson, che sosteneva di essere una strega, ha saputo descrivere in maniera mirabile, con la forza suadente e mortifera di un’ossessione che seduce e non dà tregua. A partire da una messe di scritti inediti pervenuta in maniera a dir poco rocambolesca direttamente sulla soglia della porta di casa del figlio dopo che la madre scrittrice era passata a miglior vita da decenni, questo volume compone un vividissimo mosaico di aneddotica e non solo, che conduce il lettore con mano sicura nei meandri del turbamento.

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“Ti ho già visto da qualche parte?”

41-LYaBN1sL._AC_US218_.jpgdi Gabriele Ottaviani

Si sedette sul divano. “Non riesci a dormire?” chiese. “Fa più fresco sotto il portico.” “Sì, l’aria è piacevole.” Infilai i piedi sotto il sedere ossuto di Dylan. L’odore della sua sigaretta era ruvida e piacevole – a volte il tabacco sa davvero di buono. Avvicinai le ginocchia al petto, scoprendo i piedi. Lui me li prese tra le mani e li accarezzò distratto, come un gatto che gli fosse salito in grembo. “Riesco a dormire davvero solo sull’autobus,” disse. “Non mi sento bene se non mi muovo.” Sentivo le sue mani così vive sulla pelle. Sembravano emanare una sorta di intelligenza brulicante. Mise la sigaretta in un piattino sul davanzale. Si udì il canto tremolante di una strolaga. Le mani di Dylan continuarono ad accarezzarmi la gamba risalendo verso l’alto, seguendo la linea del muscolo del polpaccio. “Gambe da nuotatrice,” osservò. “Non più.” “Mi piace guardarti mentre ti muovi dentro casa.” Ignorai questo commento. Lui rabbrividì. “Qui,” dissi, sollevando il piumone. “Scaldati.” Veloce come un lampo scivolò fuori dalla sua coperta e si infilò sotto la mia. Era liscio come il manico di un coltello, magro come un ragazzino, freddo come la porcellana. I suoi baffi non mi punsero quando ci baciammo. Mi bloccai un attimo, per ascoltare il russare appena accennato di Eric, che continuò a raspare, e il fruscio di Ryan. “Sei un gioiello,” mi alitò Dylan nell’orecchio. “Un gioiello prezioso e scintillante.”

Ti ho già visto da qualche parte?, Marni Jackson, Bompiani, traduzione di Maria Cristina della Volpe. Del resto esistono uomini e donne che discettano tranquillamente al cinema di ogni genere di film seduti accanto a delle vere e proprie star, che magari offrono anche loro un po’ dei popcorn che si sono comprati prima di entrare in sala, o c’è chi attacca il telefono senza salutare la persona amata o presunta tale con cui sta parlando perché nel bar in cui si trova a chilometri e chilometri di distanza da casa è entrato un divo di travolgente sex-appeal di cui ha visto tutti i film, e in particolare quello girato da un’amante occasionale, certo più capace in altre pratiche che non nell’arte della ripresa: per non parlare di chi rincorre i personaggi più famosi per immortalarsi insieme a loro in una foto. D’altro canto è, è stato e sarà sempre così, la luce del successo, per chi non lo possiede per suo merito, e dunque si bea dello scintillante riflesso, come se in ogni modo fosse una manifestazione di bravura, e non un dono del caso, essere al posto giusto nel giusto momento, a maggior ragione nella società dell’immagine, è un richiamo troppo seducente per non cedervi, e in generale ritrovarsi accanto inaspettatamente una celebrità provoca sempre una qualche straniante e piacevole eccitazione: Rose, imperfetta, fragile, unica, irresistibile, passa la vita a incontrare, quasi suo malgrado, dei cosiddetti vip. Che però sono in realtà comparse, anche se dai nomi illustrissimi: è lei la protagonista, che riceve consigli, dà ispirazione, immagina e fa immaginare, di un’esistenza che, come quella d’ognuno, ha in sé già la scintilla dello splendore. Confezione splendida, idea geniale, prosa deliziosa: un romanzo da non farsi scappare. Come l’occasione per avere l’autografo del proprio beniamino…

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“Tanto tempo fa, proprio adesso”

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Per ogni storia ci sono migliaia di finali…

Tanto tempo fa, proprio adesso, Joshilyn Jackson, HarperCollins, traduzione di Claudia Lionetti. La mamma di Paula è una hippie. Per lungo tempo durante tutta la sua prima infanzia Paula è vissuta con lei. Poi la donna è finita in prigione. Paula in affidamento ai servizi sociali. Gli anni nel frattempo sono trascorsi, col loro lento e inesorabile erodere la vita. Paula si è fatta grande. È diventata una donna di successo. Sfascia famiglie. Lavora in uno studio legale. Che campa grazie ai divorzi milionari. Un giorno la mamma la contatta. Le resta poco da vivere. E lei ingaggia una corsa contro il tempo per ritrovare quello perduto. Emozionante, ironico, scritto con una sobrietà scintillante e ammirevole, è da non lasciarsi assolutamente sfuggire.

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“Nella storia d’amore di qualcun altro”

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Sostiene che di notte gli mancano le rane che gracidano…

Nella storia d’amore di qualcun altro, Joshilyn Jackson, HarperCollins, traduzione di Francesco Mezzanotte. Shandi deve finire il college. È giovane. È mamma. È sola. Ha i genitori divorziati. Da anni. Nonostante questo i due ancora non smettono di punzecchiarsi – si consenta il raffinato eufemismo – ogni due per tre. La mamma è cattolica. Il padre è ebreo. Ma il problema non è solo quello. Per giunta un giorno in una stazione di servizio finisce coinvolta in una rapina. C’è una pistola davanti a lei. E a quel piccolo adorabile genio di suo figlio Natty. Fra loro e l’arma però si interpone William. È bello. Bellissimo. Biondo. Biondissimo. Alto. Altissimo. Thor, praticamente. Per giunta è un genetista, mica uno che fatica a mettere insieme due parole in croce, sia detto senza offesa per alcuno… Lei, guarda un po’, se ne innamora perdutamente. Anche lui, però, ha il suo bell’allevamento di gatte da pelare. Ma… Semplice, lineare, avvincente, fresco, intenso, profondo, non banale, non superficiale, classico ma non retorico né ridondante, ripetitivo o privo di originalità, sentimentale senza sentimentalismo, è un bel libro da leggere summo cum gaudio.

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