di Gabriele Ottaviani
La fame incede per i porticati
pieni di volti gialli
e di corpi spettrali;
e sostando nelle sedie
dei parchi municipali,
o pullulando in pieno sole
e in piena luna,
cerca il problematico alcol
che cancella e acceca,
ma che non vendono in nessuna
osteria.
Fame delle Antille,
dolore delle ingenue Indie Occidentali!
Notti popolate da prostitute,
bar popolati da marinai;
crocevia di cento rotte
per banditi e bucanieri.
Caverne di venditori di morfina,
di cocaina e di eroina.
Cabaret dove il tedio s’inganna
con l’illusorio cordiale
d’una bottiglia di champagne,
nella cui efficacia la gente confida
come in un nuovo salvagente di allegria
per la “sifilide sentimentale”.
Ansia di penetrare l’avvenire
ed estrarre dalle sue viscere segrete
una formula concreta
per vivere.
Furore dei pirati in marsina
che come in Sores e ”El Olonés”
davanti alla miseria si irrita
e risolve tutto a calci.
Drammatica cecità della truppa,
che sempre tiene pronto il fucile
per sparare contro chi protesta o fischia,
perché il pane è duro ed è chiara la zuppa!
Obra poética, Nicolás Guillén, Edizioni Il Foglio. Traduzione di Gordiano Lupi. Scrittore cubano che ha abbandonato gli studi di legge per lavorare come tipografo e giornalista, combattente antifranchista nella guerra civile spagnola, viaggiatore indefesso, vincitore del premio Stalin per la pace, meticcio e figlio di uno schiavo, autore di poesie la cui lettura è una vera e propria esperienza sinestetica, anche per l’abbondante uso di figure retoriche, su tutte le onomatopee, che fanno immergere il lettore in una dimensione panica e sensuale, in cui numerosi temi sono veicolati senza mai ridondanze o inutili esasperazioni, Guillén rivive in questa monumentale edizione, evocativa e significativa, che squarcia un velo su un mondo ancora troppo ignoto. Da non perdere.