Teatro

“Il bagno”

20151214_250x250ilbagnodi Gabriele Ottaviani

Nel duemiladue Astrid Veillon, attrice francese di cinema, teatro e televisione, scrive La salle de bain, che il regista Jean-Luc Moreau mette in scena l’anno successivo. Ora, adattata – bene – da Beatriz Santana, tradotta – meglio – in italiano da David Conati e diretta – con invidiabili souplesse, freschezza, inventiva e mano più che sicura – da Gabriel Olivares, la pièce è in cartellone nella splendida cornice del Teatro Sala Umberto di Via della Mercede a Roma dallo scorso quindici di dicembre (la prima è stata un formidabile successo, tutto esaurito e applausi giustamente scroscianti) e fino al dieci di gennaio. Il titolo? Il bagno, appunto. Lu, che solo alla fine, e per una sola volta, sentiremo chiamare per intero Lucia, compie quarant’anni. E le sue tre più care amiche, Titti, Maria Sole e Angela, le organizzano una festa a sorpresa. La location è quella dello splendido attico in puro stile Grande bellezza – e anche il brano musicale che più spesso, da fuori, chiassosa risacca, si ode, benché sia un classico di ogni party da decenni, oltre che della musica leggera italiana, ormai fa immediatamente pensare al fortunato film di Paolo Sorrentino – in pieno centro, su due piani, dove Lu vive con Giorgio. Il suo fidanzato. Ricco collezionista d’arte (anche se in particolare una scultura non è che sia proprio granché, a detta delle ragazze…), fra le altre cose, al momento in viaggio a Stoccolma. Alla festa arriva più gente – per lo più poco raccomandabile – del previsto, il che costituisce un problema per la maniaca dell’organizzazione del gruppo, ossia Angela: tra gli ospiti inattesi la mamma di Lu, Carmen, arrivata direttamente da Palermo. Del party però noi non vediamo nulla, così come della casa, eccezion fatta proprio per il bagno. Le amiche infatti si rintanano lì: è l’unica stanza in cui possono stare fra di loro senza che nessuno le disturbi (basta chiudersi a chiave…), sorbirsi in pace lo champagne che hanno messo da parte per il loro brindisi privato, il loro rito, il loro ritrovo, e dialogare tra loro. Sono difatti amiche strette, quasi parenti, verrebbe da dire, ma quanto poi effettivamente sincere l’una con l’altra? E quanto davvero la franchezza è fondamentale nei rapporti umani, soprattutto in quelli in cui maggiore è la forza del legame? È proprio necessario dirsi tutto? È quella la prova dell’amicizia, la sua misura? O non è forse proprio a un amico che si fa più fatica a dire le cose davvero importanti, perché di chi si ama si teme il giudizio, perché non si vuol deludere coloro cui si vuol bene? Lu è realmente felice con Giorgio? Appare così serena, libera, equilibrata, padrona e artefice del proprio destino… Titti, splendida e vincente, ha qualcosa da nascondere? Perché Angela ha bisogno di controllare ogni cosa, sente il dovere ineluttabile di fare in modo che tutto sia perfetto, che intorno a sé ognuno sia soddisfatto? Cosa c’è realmente, nel profondo, alla base del desiderio di evasione che agita e brucia Maria Sole, moglie di un dentista, madre di due ragazzi, un adolescente e una bambina più piccola, che esagera anche nei colori che indossa pur di sentirsi viva? Cosa spinge Carmen tra le braccia di un uomo che pare avere molto più che un semplice scheletro nel suo armadio? È una commedia di donne che si raccontano, con toni ora più serrati ora meno, più ampi e avvolgenti quando il bagno (magnifica la scenografia minimale, che dà forma alla costruzione di un duplice altrove), confessionale, rifugio, giardino segreto, angolo privato della casa, che poi è il cuore, la vita, precluso agli sguardi indiscreti, si rimodula, nel momento dello svelamento, della comprensione, dell’accoglienza: ma si parla di uomini, di amore, dell’esistenza, degli obblighi e degli sgaurdai giudicanti che spesso le donne debbono affrontare, delle aspettative e degli sforzi per essere serene. Il bagno è il luogo dove ci si nasconde e ci si guarda dentro, ma anche quello nel quale, truccandosi, ci si prepara a sedurre, ad affrontare l’esterno: il mood è almodovariano, tra Sex and the city ed El otro lado de la cama. Claudia Ferri, Angela, è bravissima a rendere con equilibrio il ruolo con cui è più difficile empatizzare, quello che rischia più di ogni altro di scivolare nella caricatura. Ma ciò non accade mai. Euridice Axen è frizzante e vibrante nel ruolo di Titti, così come Lu è incarnata alla perfezione da Elda Alvigini, fulcro della vicenda. Amanda Sandrelli ha una verve che vale per dodici, e la sua Maria Sole sa far ridere e piangere di vero cuore. Infine Carmen, che avvolta in una nuvola blu pavone irrompe nella festa come un vento fresco e rivela una naïveté autentica e candida dietro una facciata di scaltrezza che suona come un estremo tentativo di preservare il pudore dei sentimenti, una Stefania Sandrelli dalla quale non si può rimanere meno che folgorati. Da non perdere.

Standard