Libri

“Questo giorno che incombe”

di Gabriele Ottaviani

Come esplode una vita intera?

Questo giorno che incombe, Antonella Lattanzi, HarperCollins. Hic manebimus optime, ossia qui staremo benissimo. La celebre frase che la tradizione giunta sino a noi per il tramite di Tito Livio vuole pronunciata da un centurione che, nel frangente del sacco di Roma verificatosi nel corso dei primi anni del quarto secolo avanti Cristo, durante le invasioni celtiche della penisola italiana, l’avrebbe pronunciata come esortazione per i propri compagni, influendo, in modo indiretto, sulla successiva decisione del senato romano di non abbandonare la città, ben si addice allo stato d’animo di una sposa che si trasferisce con marito e prole in una nuova casa dove pensa che il futuro non potrà far altro che arriderle: peccato però che sin da subito inizino ad accadere avvenimenti sempre più inquietanti, finché… Ispirato a una storia vera che ha fatto versare non poco inchiostro sulle pagine della cronaca locale, avvenuta nel palazzo barese dove l’autrice, dalla prosa lirica e raffinatissima che indaga le pieghe più torbide dell’animo umano con grazia rara, è cresciuta, è un romanzo molteplice e mozzafiato.

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“Così è l’America”

di Gabriele Ottaviani

Il caos nelle strade rendeva l’accesso al cibo limitato…

Così è l’America – La mia storia da rifugiata a membro del Congresso, Ilhan Omar, Rebecca Paley, HarperCollins, traduzione di Elena Battista. Leggere oggi, all’indomani dello squallore violentissimo e illiberale costato la vita a quattro persone messo in atto da un manipolo di delinquenti, fuoco su cui un perdente incapace di perdere ha gettato tutta la benzina che aveva, bifolchi che certo la pelle meno ricca di melanina di altri ha fatto accogliere decisamente più di buon grado in mezzo alle più gloriose vestigia della storia e nelle stanze del potere da quello stesso potere che, per la prima volta nella vicenda della più grande democrazia che si conosca, il modello di riferimento per i sognatori e gli esuli, la terra delle opportunità, ha calpestato il suo fiore all’occhiello, motivo d’orgoglio e di vanto, la sempre pacifica transizione fra un presidente e il suo successore, quale che fosse lo schieramento, questo testo bellissimo è ancora più importante, significativo, potente e necessario: perché non esistono solo i buzzurri, anzi, l’America è soprattutto la patria che accoglie una ragazza che scappa dalla miseria e non solo e le tributa il merito che le appartiene, rendendola parte integrante delle sue istituzioni. Impeccabile e imperdibile.

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“L’ultimo giorno di Roma”

di Gabriele Ottaviani

Tra i vicoli di Roma, un’altra fiamma attira la nostra attenzione…

L’ultimo giorno di Roma – Viaggio nella città di Nerone poco prima del grande incendio, Alberto Angela, HarperCollins, Rai Libri. Sequitur clades, forte an dolo principis incertum (nam utrumque auctores prodidere), sed omnibus quae huic urbi per violentiam ignium acciderunt gravior atque atrocior. Initium in ea parte circi ortum quae Palatino Caelioque montibus contigua est, ubi per tabernas, quibus id mercimonium inerat quo flamma alitur, simul coeptus ignis et statim ualidus ac vento citus longitudinem circi corripuit. Neque enim domus munimentis saeptae vel templa muris cincta aut quid aliud morae interiacebat. Impetu pervagatum incendium plana primum, deinde in edita adsurgens et rursus inferiora, populando, antiit remedia velocitate mali et obnoxia urbe artis itineribus hucque et illuc flexis atque enormibus vicis, qualis vetus Roma fuit. Ad hoc lamenta paventium feminarum, fessa aetate aut rudis pueritiae [aetas], quique sibi quique aliis consulebant, dum trahunt invalidos aut opperiuntur, pars mora, pars festinans, cuncta impediebant. Et saepe dum in tergum respectant lateribus aut fronte circumveniebantur, vel si in proxima evaserant, illis quoque igni correptis, etiam quae longinqua crediderant in eodem casu reperiebant. Postremo, quid vitarent quid peterent ambigui, complere vias, sterni per agros; quidam amissis omnibus fortunis, diumi quoque victus, alii caritate suorum, quos eripere nequiverant, quamvis patente effugio interiere. Nec quisquam defendere audebat, crebris multorum minis restinguere prohibentium, et quia alii palam faces iaciebant atque esse sibi auctorem vociferabantur, sive ut raptus licentius exercerent seu iussu… Ovvero Si verificò poi un disastro, non si sa se per caso o per la perfidia dell’imperatore (gli storici infatti tramandano entrambe le versioni)…: ci mette mezza riga Tacito, il più grande di tutti, assieme a Tucidide, per scagliare, lui che rimpiangeva la repubblica dove il senato non era certo un’istituzione svuotata di senso, il suo dardo avvelenato nel fiele del dubbio contro Nerone, l’imperatore che di sicuro non era esattamente una viola mammola, ma a cui forse è stata attribuita una colpa non sua, quella del proverbiale incendio di Roma. Inizia con questo volume la trilogia che Alberto Angela, competente divulgatore di chiarissima fama, tanto da non aver bisogno di presentazione alcuna, gran talento e limpida bravura, dedica al figlio e all’assassino di Agrippina, l’ultimo della dinastia giulio-claudia, prendendo come sempre per mano con solerzia e sicurezza il lettore, e conducendolo a passeggio per la storia: da non perdere.

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“La moglie silenziosa”

di Gabriele Ottaviani

Sai che fine abbiano fatto i corpi?

La moglie silenziosa, Karin Slaughter, HarperCollins, traduzione di Adria Tissoni. Appassionato, intenso, umano, profondo, sopraffino nella tecnica ed empatico senza retorica: interessanti i personaggi, avvincente la trama, solido il ritmo. Karin Slaughter scrive bene, anzi benissimo, e con agilità da esperta ginnasta valica d’un balzo i meri confini tassonomici del genere: è un thriller, certo, ma anche molto di più, un romanzo sulla condizione umana e la cognizione del dolore, specie quello che si prova quando si deve elaborare una perdita. Sembrerebbe un caso chiuso da anni quello in cui si imbatte Will Trent, agente speciale del GBI nuovamente protagonista di un’avventura ad altissima tensione: peccato che invece, mentre un uomo che è stato giudicato un omicida seriale è in carcere qualcun altro ne riprenda esattamente il modus operandi facendo altre vittime… Da non perdere.

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“A un passo dalla fine”

di Gabriele Ottaviani

Se picchiare i figli è passato di moda, la punizione corporale viene ancora praticata in certe scuole private degli Stati Uniti…

A un passo dalla fine, Dan Carlin, HarperCollins. Traduzione di Luigi Maria Sponzilli. Il sottotitolo dice già tutto: Momenti apocalittici dalle grandi epidemie agli incidenti nucleari. La storia, infatti, eccelsa maestria cui purtroppo sempre più difettano gli allievi, procede sovente attraverso catastrofi: del resto, sin dalla sua etimologia, la parola indica un fenomeno di cambiamento di fronte, di mutamento improvvido e improvviso, stravolgimento inarrestabile e irresistibile che determina conseguenze cui è obbligatorio far fronte nella maniera più efficiente possibile, ma che non sempre sono così drammatiche come potrebbero apparire di primo acchito. Carlin, con invidiabile souplesse, conduce con mano sicura i lettori tramite i passaggi di evoluzione e involuzione dell’umanità e delle sue sorti, insegnando, divulgando e divertendo.

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“Questo fu un uomo”

di Gabriele Ottaviani

Hai chiesto di vedermi, presidente?

Questo fu un uomo – La saga dei Clifton 7, Jeffrey Archer, HarperCollins, traduzione di Seba Pezzani. Irresistibile, irrinunciabile, sempre precisa, solida, riuscita, puntuale, coerente, la saga dei Clifton, clan che propone al lettore il ventaglio degli umani connotati, fisici e morali, in tutta la sua policroma gamma, si arricchisce di un nuovo capitolo, e il sottotitolo già dice tutto, citando le alterne fortune di due nuclei inestricabilmente intrecciati da decenni e soprattutto un amore capace di valicare ogni confine: caratterizzato con efficacia in ogni dettaglio, più che un bel romanzo è un nuovo incontro con amici che non si vede da un po’, ma dei quali sono mancati gli abbracci, e con ci pare sempre che il discorso si sia appena interrotto. Da leggere.

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“Chiedimi la luna”

di Gabriele Ottaviani

Farei di tutto per te…

Chiedimi la luna, Cristiano Caccamo, HarperCollins. Figlio di un poeta e scrittore, diplomato al centro sperimentale di cinematografia, divo del piccolo e grande schermo (La vita oscena, Cenere, Puoi baciare lo sposo, Sotto il sole di Riccione, Questo è il mio paese, Il paradiso delle signore, Che Dio ci aiuti, La vita promessa), Cristiano Caccamo è decisamente kalòs kài agathòs, bello e bravo: il Darren Criss italiano si cimenta con merito e sensibilità in una prova letteraria di tutto rispetto, sensibile, delicata, dolce, appassionata e appassionante, una fiaba che parla d’amore, accettazione e mutamento. Da leggere.

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“I truffatori”

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Non poteva accettare quel posto. D’altro canto, come poteva rifiutarlo senza destare sospetti?

I truffatori, Jim Thompson, HarperCollins, traduzione di Anna Martini. A quarantatré anni dalla morte Jim Thompson torna a fare splendida mostra di sé, per il tramite di una prosa magistrale, sardonica, folgorante e irresistibile, negli scaffali delle librerie narrando la vicenda travolgente, coinvolgente e convincente di Roy Dillon, un truffatore col pelo sullo stomaco che proprio lì viene colpito da una mazza da baseball quando il solito trucco gli va male. Ma le cose sembrano complicarsi ulteriormente con la comparsa sulla scena di due donne. Una è la sua fidanzata. L’altra è sua madre. Rischiose abitudini, con John Cusack, Anjelica Huston e Annette Bening, ossia il film che trent’anni fa è stato tratto da questo romanzo (regia di Stephen Frears), è godibilissimo: il libro è puro godimento.

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“Notte selvaggia”

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Quanto si può essere fessi? Quanto si può capire poco delle donne?

Morto in miseria nella Mecca del cinema dai cui baluginanti riflettori è però stato condannato all’ombra, nonostante una produzione di gran pregio, Jim Thompson, cosceneggiatore, fra l’altro, di Orizzonti di gloria, rivive nella bella edizione di HarperCollins magistralmente tradotta da Anna Martini: Notte selvaggia è un hard boiled comme il faut che racconta di Carl Bigelow, un sicario noto per la sua abilità ma anche per un certo debole – e ascendente, a sua volta – nei confronti del gentil sesso, che rischia di farlo finire in un vero e proprio mare di guai quando l’Uomo lo assolda per uccidere un testimone che non deve parlare. E… Mozzafiato.

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“Cemetery Road”

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Quante persone avrebbero potuto sapere che ti facevi Margaret Sullivan?

Cemetery Road, Greg Iles, HarperCollins, traduzione di Adria Tissoni. Di norma non c’è giuramento più difficile da mantenere di quello che si fa quando si promette a sé medesimi di non mettere mai più piede in un determinato luogo, nella fattispecie quello nel cui terreno affondano le proprie radici: è così anche per il protagonista di questa storia, che a Washington ha fatto carriera come giornalista ma trova la sua cittadina del Mississippi profondamente corrotta e marcescente quando non può fare a meno di tornarvi. Per giunta, anche un paio di morti niente affatto consuete contribuiscono a dargli l’impressione di qualcosa di malato… Intenso, epico, potente, ricchissimo di temi, chiavi di lettura, livelli d’interpretazione: ottimo.

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