di Gabriele Ottaviani
Giulia Funiciello scrive Alice.exe: Convenzionali la intervista.
Chi è Alice?
È molto difficile dire chi sia Alice, io stessa credo di non saperlo con certezza. Alice è una ragazza come tante, va a scuola, non ha nessuna voglia di fare i compiti, si vuole divertire. Immagino che, cose di questo calibro, facciano parte del DNA dello studente medio, anzi, dell’adolescente medio. Lo ammetto siamo pigri e questa pigrizia in Alice l’ho esagerata. Ma questo non ha ancora dato una risposta a questa domanda. Credo che Alice sia un miscuglio di diverse componenti come piccole parti del mio carattere, atteggiamenti modi di fare che vorrei avere, qualche componente autobiografica. Però è importante sapere che io non sono Alice e Alice non è me. Credo che uno scrittore deve fare personaggi il più possibili diversi da sé, fare il contrario sarebbe troppo facile. Questo non significa inventare necessariamente di sana pianta una persona, è possibile prendere ispirazione da se stessi o da conoscenti; attenzione, prendere ispirazione, non copiare. Alla fine ritornando ad Alice credo che lei sia semplicemente una ragazzina, ritrovatasi protagonista di una storia, in cui altri potrebbero immedesimarsi.
Perché secondo te le realtà virtuali, a vario titolo, possono essere così seducenti, intriganti, avvincenti, ammalianti?
Se mi posso permettere questa domanda sembra tendere al negativo, ma ovviamente è solo una mia impressione. Le realtà virtuali presentano un’evasione dalla monotonia della realtà e adesso ce n’è per tutti i gusti: ognuno nel virtuale può trovare il proprio mondo. Mi sento chiamata molto in causa quando si tratta di “realtà alternative” in generale visto che con la testa sto più nell’iperuranio che sulla terra ferma. Spesso e volentieri la realtà non è piacevole (parlo per esperienza) e si vuole stare il più possibile lontano da questa trovando un rifugio e un luogo sicuro in cui letteralmente scappare. Le realtà virtuali sono un’ottimo rimedio a questo disagio e per questo spesso e volentieri si ci affida a queste realtà parallele quali quelle virtuali, ma non sono le uniche; c’è la musica, i propri pensieri e molto altro. Le realtà virtuali risultano accattivanti perché concedono una pausa dalla faticosa faccenda che noi chiamiamo vita.
Che cosa significa per te scrivere?
Per me scrivere esaudisce una sorta di bisogno primario, come bere o dormire. È qualcosa che mi da la pace interiore e mi aiuta a mettere la testa in ordine anche se per poco tempo, visto che non faccio altro che intripparmi il cervello da sola. Descrivere la sensazione che si prova quando scrivi una storia è difficile quasi quanto descrivere l’innamoramento e, guarda caso, in entrambi, nell’antica Grecia, era una manifestazione del divino. Diciamo che scrivere è la mia alternativa al diario segreto: tendo a distribuire, più o meno equamente, tra i miei personaggi quello che provo, ma non esplicitamente; infatti non posso lasciare che chiunque sappi come mi sento, ma solo quelli che leggeranno le mie storie con una chiave di lettura più profonda capiranno il vero messaggio che ho trasmesso. La cosa divertente è che io stessa non sono a conoscenza di queste sensazioni quindi sarà un po’ come scoprire lati di me che pensavo di non avere. Quindi la scrittura per me oltre a essere liberatoria è anche un modo per conoscermi meglio, mi rimane solo interpretare i segni.
Che cos’è l’adolescenza?
Oh che domanda brutta! Scherzi a parte… boh, non ne sono sicura. Non nego che sia un “periodaccio” della vita umana, anzi lo dico apertamente, io sto odiando questa fase. Prima di tutto ti vengono sconclusionate tutte le certezze con cui eri cresciuto da bambino e poi la situazione peggiora. Dopo queste dichiarazioni è abbastanza chiaro che l’idea di crescere mi metta una tale ansia che l’interrogazione di latino può solo accompagnare. Durante l’adolescenza quel poco di cui eri sicuro viene completamente spazzato via e rimani tu da solo contro tutti e non sei sicuro di cosa fare; ti guardi intorno e ti rendi conto che il mondo è pieno di gente strana che non riesci a capire, non sai se ti devi adeguare perdendo la tua identità o rimanere te stesso non riuscendo a integrarti completamente con gli altri. Altro che indipendenza, più cresci più ti ritrovi generali militari al posto dei tuoi genitori e ti chiedi cosa sia successo. Detta così sembra un inferno, ma personalmente questa faccenda dell’adolescenza non la vivo molto bene: sono molto legata all’infanzia e purtroppo non riesco a far pace col fatto che ormai è finita e non è possibile replicare. In sintesi l’adolescenza è il periodo in cui iniziano i guai. Cavoli, l’ho fatta davvero molto tragica questa situazione.
Chi sono i nemici dei ragazzi oggi?
È la giornata delle domande filosofiche e non lo sapevo? I nemici dei ragazzi…ne abbiamo molti eppure voi adulti vi ostinate a dire che siano proprio “gli arnesi tecnologici” che alcuni di voi detestano come un’italiano detesta la piazza con l’ananas. Ecco nel secondo caso l’odio è più che giustificato, nel primo neanche per sogno. I veri nemici di noi giovani sono ben altri. Purtroppo tecnologia a volte supporta i nostri nemici, ma non è l’antagonista principale. Stiamo crescendo in una società in cui conta solo quello che si vede e quello che gli altri si aspettano: io per una situazione simile non posso far altro che provare irritazione. Il nostro vero nemico è “la massa”: ci troviamo davanti un bivio, rinunciare a noi stessi per farci accettare oppure fare quello che si vuole, ma rischiare di rimanere soli. E’ inutile ripetere a pappardella “sii te stesso e verrai accettato” perché non è così semplice come si dice. Sulla base di questo concludo dicendo che, se si intraprende la via del “rimanere se stessi”, che ho deciso di intraprendere con altri coraggiosi, senza falsificare niente di sé, sarà più difficile trovare amici, ma una volta trovati saranno quelli giusti. Credo sia questo il nostro nemico, non le nuove tecnologie.
Che cosa dovrebbe fare la società per le nuove generazioni?
In primo luogo smettere di disprezzarci. Non so come mai, ma sento come se non andassimo a genio, sempre a dirci che siamo maleducati e sempre dietro ai telefonini. Non mi capacito del perché o, forse, ho solo un’idea: credo che sia dovuto dal fatto che tra la loro generazione e la nostra ci sia stato uno sbalzo, forse dovuto proprio da questa “tecnologia” e automaticamente siamo visti con sospetto. Lo stesso sospetto con cui attualmente sono visti gli estranei provenienti da altri paesi. Mi dispiace pensarla così, però, questa è la mia visione. Attenzione, io non sto dicendo che essere sospettosi sia il male assoluto, è normale, ma c’è un limite a tutto. Quindi ho una specie di sfida per la società: non avere paura di noi solo perché stiamo crescendo in modo diverso, noi giovani possiamo imparare da voi, ma anche voi da noi. Basta cooperare e magari qualcosa la potremo addirittura sistemare insieme. Forse è solo un’utopia, d’altronde pure Aristotele scriveva che alla sua epoca i giovani fossero irrispettosi dei più anziani.
Studi violino: che ruolo ha la musica nella tua vita?
Ecco qui un’altra domanda complicata! Dillo che si tratta di un complotto! No, dai, scherzo. Allora, credo che descrivere il rapporto con la musica sia più difficile di descrivere quello con una persona. È molto strano. La musica mi conosce alla perfezione, ma non posso dire lo stesso per lei: quando la ascolto capita a pennello la musica giusta per quella situazione; che sia triste, felice o arrabbiata col mondo. Sto per dire qualcosa che potrebbe dire un misantropo (spero di no), ma credo che la musica sia la cosa più affidabile che ci sia nella mia vita…poi c’è lui! Quel tremendo pezzo di legno assemblato a violino. È un rapporto ancora più strano di quello con la musica: va oltre l’amore e l’odio, ma non hai idea delle litigate che facciamo. Il mio violino è molto geloso di me e se non gli dedico abbastanza tempo (cosa che di solito faccio) si vendica quando studio. Però tutto sommato non è così brutto… il male assoluto è solfeggio, quello è un nemico che va assolutamente debellato! Lo detesto, peccato che si debbano fare gli esami per forza…
Fai il classico: meglio Cesare o Tucidide?
Partiamo dal presupposto che Socrate è al primo posto sempre e comunque, adesso posso esprimere la mia preferenza: non lo so. Insomma, Cesare è stato una marea di cose: scrittore, condottiero, politico, console, pretore e altro che adesso mi sfugge. La cosa che mi stona è che fosse politico e in questo periodo la politica non è al meglio delle sue facoltà. Per esempio Cesare, sebbene stratega eccelso, ha manomesso volontariamente testimonianze riguardo i galli per scopi politici per farsi bello agli occhi di Roma. Tucidide, storico greco, si è impegnato a trasporre i fatti così come sono accaduti. Ha cercato di essere il più fedele possibile agli eventi. Inoltre la Grecia per me parte in vantaggio (nonostante seri problemi con la lingua) in quanto patria della filosofia e della società moderna, quindi mi schiero dalla parte di Tucidide. Cesare, mi dispiace, ma sei comunque un bravissimo condottiero, questo te lo concedo.
Il libro e il film del cuore e perché.
Riguardo ai libri se la contendono La storia infinita e Il mondo di Sofia, ma penso di avere nel cuore il secondo. Mi è stato regalato nel Natale della seconda media ed è stato un libro che mi a cambiato l’esistenza: ci ho impiegato otto mesi per leggerlo, ma ne è valsa la pena. Probabilmente adesso pensi “cosa ci capisce una dodicenne di filosofia?” mi ricordo che l’unico filosofo che non ho ben compreso fosse stato Spinoza, fantastico si, peccato che attualmente non ricordo tutto il resto. Con quel libro ho capito che avrei dovuto fare filosofia, che sarei dovuta rimanere coerente a me stessa a costo di rimanere da sola e soprattutto che avrei dovuto tenermi ben stretto il mio lato infantile, quello che tuttora mi permette di immaginare cose assurde e fare sogni assurdi.
Il film… anche questa è difficile. Non saprei dove andare a parare con i film… Il film del cuore… chissà. Posso solo citarne alcuni: Il mago di Oz, La vita è bella, Le 5 leggende e Peter Pan. Non ho un film del cuore purtroppo, forse sì, ma non credo sia così importante da ricordarlo.