Intervista

I Gamberetti tornano, più scintillanti che mai: intervista a Geoffrey Couët

di Gabriele Ottaviani

Xavier, folle, scandaloso, colorato, chiassoso, orgoglioso, molto più delicato, fragile, profondo e sensibile di quanto in realtà possa apparire a un primo e superficiale sguardo, torna in piscina, e con lui tutta l’irresistibile compagine che ha fatto impazzire non solo Cannes ma il mondo intero: il grido liberatorio dei gamberetti luccicanti (Les crevettes pailletées) che combattono l’omofobia e bruciano di desiderio per la vita e la felicità si leva ancora una volta dallo schermo. Per Convenzionali è come sempre un piacere immenso parlare con Geoffrey Couët, attore e attivista, bello, bravo, simpatico, brillante, intelligente, generoso: ne ha fatta di strada lo straordinario protagonista dell’eccezionale Théo et Hugo dans le même bateau…

La bella notizia, in un anno che ne è stato decisamente avaro, ha colpito tutti coloro che hanno visto le prime foto sul tuo profilo Instagram: come sarà questa nuova avventura per Les crevettes pailletées? Da dove si riparte?

Prima di tutto, grazie per questa gentile introduzione. Come dicono i personaggi in Théo et Hugo: Un po’ più d’amore nel mondo! È molto carino! Dire qualcosa in merito a Les crevettes per me non è facile, ma sbaglio o sembra che stiano vagando tra Russia e Giappone? Abbiamo avuto la gioia di scoprire la sceneggiatura durante il primo lockdown, ed è stata una vera ballata piena di avventura, sorprese, umorismo e amore! In questi tempi difficili questo è un copione che ti permette di evadere, spero che lo stesso avvenga per il film! In ogni caso, è assolutamente gratificante, ed è un piacere essere stati tutti insieme per qualche giorno per le prove.

Come si evolverà il tuo personaggio?

Il mio personaggio si sta evolvendo, sì! E ne sono particolarmente felice. Xavier è ancora così gay&proud, ma penso che sia cresciuto, che la vita gli faccia guardare il mondo e gli altri in modo diverso… Tutti i Gamberetti si evolvono, affermano i loro destini, i loro ideali. Ancora una volta è complicato dire qualcosa, sono vincolato dal segreto, ma ne vale la pena!

Di recente ti abbiamo visto spesso partecipare a manifestazioni di piazza per i diritti civili e dei lavoratori: qual è al momento la situazione in Francia?

Il nostro governo sta cercando di far passare leggi particolarmente repressive, è normale lottare contro ciò in cui non crediamo. Trovo magnifica la consapevolezza collettiva degli ultimi anni (il #metoo, il movimento Black Lives Matters, l’ecologia…), A patto che la consapevolezza si estenda attraverso effetti e azioni concrete! Ebbene, quando vediamo che Trump non è stato rieletto negli USA, diciamo a noi stessi che c’è speranza!

Come stai vivendo l’esperienza del Covid-19 e che conseguenze sta determinando in Francia? In Italia il settore culturale e dello spettacolo sta attraversando una grande sofferenza dal punto di vista economico e non solo: al di là delle Alpi com’è la situazione?

Il primo lockdown è stato un momento particolare di totale interruzione professionale, e improvvisamente una buona scusa per rimettersi a fuoco, ritrovarsi con sé stessi, ridefinirsi. Per me è stato stranamente benefico! Il secondo è molto più frustrante perché non è chiaro, soprattutto in Francia, con decisioni politiche a volte assurde. Ovviamente è difficile per la cultura, ma anche per la ristorazione, l’intrattenimento e molto altro ancora. Rimaniamo uniti e solidali, e spero vivamente che potremo dimenticare queste orribili maschere! Ho avuto la fortuna di lavorare durante questo secondo lockdown, quindi non mi lamenterò.

Stiamo pagando alla pandemia un enorme prezzo sanitario, sociale ed emotivo, senza carezze, abbracci e baci: come ne usciremo? E qual è la cosa che ti manca di più?

Ricordo che, prima di tutto questo, poteva essere persino fastidioso arrivare a una festa e baciare ogni persona, a volte quindici persone, estranei… Ma penso che ora sia qualcosa che mi farebbe quasi piacere, e che vorrà dire che la pandemia è finita. Poi, io amo ballare, amo l’abbandono della follia e la libertà che si respira profondamente quando si balla. È questo sfogo che mi manca di più. Trovare degli amici, andare a ballare tutta la notte con gioia e passione, senza pensare.

Quale sarà il primo viaggio che farai appena sarà possibile? Suggerisco Roma, ovviamente…

È una buona idea e l’Italia mi è cara! Ho il sogno di andare un giorno a trascorrere l’estate a Procida. Immagino un’amaca, una pila di libri, il sole e il mare… In questo momento stiamo girando Les Crevettes all’estero, quindi una volta terminate le riprese sarei felice di tornare nel mio paese. Ma adoro viaggiare così tanto, sono in viaggio, presto ci saranno altri viaggi!

Di che parla Hurler sur les murs, il tuo film da regista?

Hurler sur les murs è il mio primo film da regista di documentari. Si tratta di un viaggio assieme al movimento femminista che fa affissioni di manifesti non autorizzati sui muri delle città. Forse ce ne sono anche in Italia? Fare un documentario è stata un’avventura meravigliosa, sto pensando alla prossima!

Facci sognare: dopo Haut perchés tornerai ancora a lavorare con Olivier Ducastel, Jacques Martineau e soprattutto con François (Nambot)?

…Lo spero con tutto il cuore! Ma è più a loro che la domanda dovrebbe essere posta. Tuttavia, non sono preoccupato: adesso siamo una famiglia e le famiglie finiscono sempre per riunirsi!

Cosa ti auguri per il futuro e per Les crevettes pailletées?

Che la Terra possa ballare un valzer di nuovo nella giusta direzione, che possiamo tenerci per mano e che possano i Gamberetti inondarci della loro esultante follia!

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Intervista

Les Crevettes sont de retour, plus pailletées que jamais: interview avec Geoffrey Couët

par Gabriele Ottaviani

Xavier, fou, scandaleux, coloré, bruyant, fier, beaucoup plus délicat, fragile, profond et sensible qu’il n’y paraît au premier coup d’œil superficiel, retourne à la piscine, et avec lui toute l’équipe irrésistible qui a rendu fou non seulement Cannes mais le monde entier: le cri de libération des Crevettes pailletées combattant l’homophobie et brûlant d’envie de vie et de bonheur s’élève à nouveau de l’écran. Pour Convenzionali, c’est toujours un grand plaisir de parler à Geoffrey Couët, acteur et activiste, beau, talentueux, gentil, brillant, intelligent, généreux: l’extraordinaire protagoniste de l’exceptionnel Théo et Hugo dans le même bateau a parcouru un long chemin…

La bonne nouvelle, dans une année décidément avare, a frappé tous ceux qui ont vu les premières photos sur votre profil Instagram: à quoi ressemblera cette nouvelle aventure pour Les crevettes pailletées? D’où partons-nous?

Avant tout merci pour cette introduction si gentille. Comme les personnages le disaient dans Théo et Hugo: Un peu plus d’amour dans le monde! Ça fait très plaisir! Pour Les Crevettes il m’est difficile d’en dire trop, mais ils sembleraient qu’elles se baladent entre la Russie et le Japon? Nous avons avons eu la joie de découvrir le scénario pendant le premier confinement, et ce fut une véritable ballade pleine d’aventure, de surprises, d’humour et d’amour! Dans ces temps difficile c’est un scénario qui permet complètement de s’évader, j’espère qu’il en sera de même pour le film! En tout cas c’est absolument réjouissant, et un bonheur de nous retrouver tous ensemble depuis quelques jours pour les répétitions.

Comment votre personnage évoluera-t-il?

Mon personnage évolue, oui! Et j’en suis particulièrement heureux. Xavier est toujours aussi gay&proud, mais je pense qu’il grandi, que la vie l’amène à regarder le monde et les autres différemment…! Toutes les Crevettes évoluent, affirment leur destins, leurs idéaux. Encore une fois, il est compliqué d’en dire trop, je suis tenu au secret, mais patience, ça vaut le coup!

Récemment, nous vous avons souvent vu participer à des manifestations de rue pour les droits civils et ouvriers: quelle est la situation en France en ce moment?

Notre gouvernement essaye de faire passer des lois particulièrement répressives, il est normal de lutter contre ce en quoi on ne croit pas. Je trouve magnifique les prises de consciences collectives de ces dernières années (Me too, Black Lives Matters, l’écologie…) pourvue que la prise de conscience se prolonge par des effets et des actes concrets! Bon, quand on voit que Trump n’a pas été ré-élu aux USA, on se dit qu’il y a de l’espoir!

Comment vivez-vous l’expérience de Covid-19 et quelles conséquences cela a-t-il en France? En Italie, le secteur de la culture et du divertissement subit de grandes souffrances d’un point de vue économique et non seulement: quelle est la situation au-delà des Alpes?

Le premier confinement était un moment particulier d’arrêt professionnel total, et du coup un bon prétexte pour se recentrer, se retrouver avec soi-même, se re-définir. Il m’a été bizarrement bénéfique! Le second est bien plus frustrant car pas clair, particulièrement en France avec des décisions politiques parfois absurdes. C’est évidemment dur pour la culture, mais aussi la restauration, le divertissement et tant d’autres. Restons unis et solidaires, et j’espère vivement que nous puissions oublier ces affreux masques! J’ai eu la chance de travailler pendant ce second confinement, aussi je ne me plaindrai pas.

Nous payons un prix sanitaire, social et émotionnel énorme à la pandémie, sans caresses, câlins et baisers: comment en sortirons-nous? Et quelle est la chose qui vous manque le plus?

Je me souviens qu’avant tout ça, cela pouvait être pénible d’arriver à une soirée et de faire la bise à chaque personne, des fois 15 personnes, des inconnus… Mais je crois que maintenant c’est quelque chose qui me ferait presque plaisir, et qui voudra dire que la pandémie est terminée. Ensuite, j’aime danser, j’aime l’abandon la folie et la liberté qui respirent à fond quand on danse. C’est cet exutoire qui me manque le plus. Retrouver des amis, aller danser toute la nuit avec joie et fougue, sans réfléchir.

Quel sera le premier voyage que vous ferez le plus tôt possible? Je suggère Rome, bien sûr…

C’est une bonne idée, et l’Italie m’est précieuse! J’ai le rêve d’aller un jour passer un été à Procida. J’imagine un hamac, une pile de livre, le soleil et la mer… Pour l’instant nous tournons les Crevettes à l’étranger, aussi une fois le tournage terminé, je serais heureux de retrouver mon pays. Mais j’aime tellement voyager, j’ai la bougeotte, il y aura vite d’autres voyages!

De quoi parle Hurler sur les murs, votre film de réalisateur?

Hurler sur les murs est mon premier en tant que réalisateur de documentaires. Il fait un voyage avec des colleuses, le mouvement féministe qui fait de l’affichage sauvage sur les murs des villes. Peut être avez vous des colleuses aussi en Italie? Réaliser un documentaire a été une aventure merveilleuse, je réfléchis à la prochaine!

Faites-nous rêver: après Haut perchés allez-vous retourner travailler avec Olivier Ducastel, Jacques Martineau et surtout avec l’adorable François (Nambot)?

… je l’espère de tout mon coeur! Mais c’est d’avantage à eux qu’il faut poser la question. Cependant je ne suis pas inquiet: nous sommes une famille à présent et les familles finissent toujours par se retrouver!

Que souhaitez-vous pour l’avenir et pour Les crevettes pailletées?

Que la Terre se remette à valser dans le bon sens, qu’on se prenne la main, et que les Crevettes nous arrosent de leur folie jubilatoire!

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