di Gabriele Ottaviani
Il giovane volto di Yukikuni era avvampato, come trafitto da una luce violenta e, mentre pronunciava quelle parole semi-immerso in un sogno, afferrò la mano di Korechika, e cercò di costringerlo ad alzarsi. Kishi sollevò il capo e, aggrappata ai fianchi del figlio, si alzò vacillando insieme a lui, tastando con entrambe le mani gli hakama grigio chiaro quasi fosse cieca. Non c’erano lacrime sul volto di Sua Altezza. Rimase seduta, senza cercare di nascondere il viso con il ventaglio che una dama di alto rango avrebbe dovuto assolutamente avere in una simile circostanza, ma non lasciò andare la mano di Korechika, ormai in piedi. Di conseguenza, si ritrovò trascinata in ginocchio.
Fumiko Enchi, Namamiko – L’inganno delle sciamane, Safarà. Traduzione di Paola Scrolavezza. Introduzione di Giorgio Amitrano, Postfazione di Daniela Moro. È un romanzo, per la prima volta, finalmente, in traduzione italiana, che ha più di cinquant’anni, dato che la prima pubblicazione, in Giappone, avviene nel millenovecentosessantacinque, ma le passioni che racconta e le emozioni travolgenti che suscita sono più attuali che mai, per non dire sempiterne: è la vicenda dirompente, deflagrante, lirica, intensa, sensuale, sublime, che ha valicato i secoli ed è assurta al livello di leggenda, di un tessuto raffinatissimo d’intrighi, palpiti, verità, menzogne e maldicenze alla corte imperiale e mette in scena, con toni solenni, l’indimenticabile storia d’amore, osteggiata dalla ragion di stato messasi di traverso, tra l’Imperatore Ichijō, che regnò a cavallo dell’anno mille, e la sua Prima Consorte Teishi. Monumentale.