di Gabriele Ottaviani
Il lapillo, con un passato all’interno del vulcano, di cui nessuno si ricorda; il lapillo istantaneo, marginale, disinteressato agli altri, al proprio destino di personaggio, vive senza rendersene conto; forse gli è concesso di guardarsi mentre brucia, ma non ha le parole per descrivere la propria condizione, la propria patologia, ammesso che ne esista una, ammesso che tutto non derivi dall’inconveniente di essere materia; brucia nel cielo per poi ricadere al suolo, detrito da smaltire, avanzo della realtà, minuzia da riutilizzare. Il lapillo raffreddato è friabile, inerte, poroso, mineralizza il suolo, nutre il terreno, rigenera la sostanza organica. Indistinguibile nella sua piccolezza, eppure proprio per questo suo carattere microscopico, il lapillo non giunge forse a parlarci del tutto, a manifestarsi come assoluto? Cosa faremmo, noi piccoli lapilli, al suo posto? Non ci saremmo mai indebitati? Non avremmo comprato una Bmw? Avremmo mai bruciato la Fenice? Andremmo alla polizia per costituirci? Continueremmo la vita di sempre? Fuggiremmo? Come si comporta, il cugino padrone, davanti alla Fenice in fiamme? Come si comporta, Enrico Carella, davanti alla Fenice in fiamme? (Compiamo sempre gli stessi gesti modulati attorno a piccolissime variazioni; ciononostante, crediamo ogni volta di fare qualcosa di nuovo; crediamo alle nostre menzogne, siamo privi di esperienza, impreparati all’esito dei nostri gesti abitudinari; a maggior ragione, siamo impreparati se arriviamo a bruciare un teatro per la prima volta, un gesto che, in fondo, può essere visto come qualcosa di anomalo, eccezionale, criminale, oppure come una variante alla fine di una giornata di lavoro; e tuttavia, una parte di noi è inquieta, cerca nell’esperienza altrui, reale o romanzesca, un aiuto, uno svelamento).
Flashover – Incendio a Venezia, Giorgio Falco, Einaudi. Impreziosito ulteriormente da una magnetica copertina e dalle evocative fotografie di Sabrina Ragucci, il volume di Falco, che trascende ogni catalogazione tassonomica, prende le mosse dall’incendio del Teatro La Fenice di Venezia, accadimento che ancor oggi a distanza di lustri e lustri fa sensazione e s’imprime nella memoria e che, nell’anno del Signore millenovecentonovantasei, nella sera del ventinove di gennaio, distrusse un vero e proprio gioiello artistico e culturale: il flashover è per definizione un fenomeno di combustione in cui il materiale combustile contenuto in un’area chiusa si incendia quasi contemporaneamente, in conseguenza di un focolaio iniziale, il punto di non ritorno, l’istante irripetibile di transizione fra un incendio in crescita e uno ormai avviato, la temperatura è altissima, il fuoco ha raggiunto la totalità delle superfici disponibili, ogni cosa brucia uniformemente, così come equamente e mirabilmente distribuita è la potenza del racconto di Falco, ed è la dinamica che ha caratterizzato l’evento nella città della laguna, scaturito da una scintilla ben più infida di quella pur devastante del fuoco, quella della superbia e della miseria degli uomini. Da non perdere.