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“E fuori vennero i lupi”

Cattura.PNGdi Gabriele Ottaviani

Passavamo la gran parte del tempo facendo chiacchiere e fumando sigarette. Ero il suo ponte verso il mondo normale, la compagnia buona. E forse anche una buona compagnia. Ogni tanto mi esprimevo in italiano, cosa che lo esaltava per le assonanze con quello che per lui era il linguaggio della mafia. «Great men are not born great, they grow great». Scimmiottava Marlon Brando tenendo il mento proteso in avanti. Mi feci l’idea che chi, come lui, viveva di espedienti illegali lontano dall’Italia, potesse avere una fascinazione per i mafiosi: una visione distorta, probabilmente veicolata dalla filmografia del filone italoamericano. Gesti efferati compiuti con stile. Un tipo di immaginario criminale romanzato e colmo di stereotipi che fa di nome onore e di cognome Corleone. Infami, invece, è la parola giusta. Anche con parassiti, però, potresti provare. Io gli facevo leggere i miei giochi di parole, i primi esperimenti di rebus. Lui mi insegnava a fare a pugni, nel cortile dietro casa sua. Fa i movimenti e tu lo imiti. Ti allena soprattutto con il sacco da boxe. Sta appeso a un albero da barca segato alla base e conficcato nel terreno dietro casa. Lo steccato intorno a noi ha lo stesso colore della parola rissa: albicocca con parti ammaccate più scure. Boxiamo con qualsiasi condizione atmosferica. «Perché non l’hai appeso dentro?». «La casa è per riposare e per scopare, per i pugni ci vuole la Scozia» dice con i suoi occhi adrenalinici, picassiani. Usava il termine “Scozia” per tante cose, tra cui la sua percezione del mondo fuori, dove non sei protetto da niente e ti ritrovi a contatto, senza filtri, con le avversità della strada: la temperatura, il cielo o, ancora peggio, gli uomini. J. non parlava mai del suo passato. Non dava certo l’idea di avere avuto un’infanzia facile. A dire il vero sembrava non averla neppure avuta, un’infanzia.

E fuori vennero i lupi, Andrea Marzocchi, Augh! Michele ha perso il padre da piccolo. È cresciuto in Scozia perché la madre è di lì. Ha incontrato Marta, e tra numerosi alti e bassi, come capita pressoché sempre e inevitabilmente alle coppie che stanno assieme da tanto, la loro vita in comune procede. Michele fa un mestiere meraviglioso, ha trasformato la sua passione in lavoro, è un enigmista: stavolta però non dovrà costruire uno schema che appassioni i lettori o giocare con le definizioni, dovrà sciogliere un altro genere di trabocchetto. Vorrebbe infatti fare pace con la donna che ama e con cui ha discusso poche ore prima, ma si risveglia imprigionato in un locale della casa che condividono, e… Brillante, potente, mozzafiato, geniale.

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