di Gabriele Ottaviani
La caduta è il gran finale della commedia pinocchiesca, che ha il suo inizio nel lungo monologo in apertura del capitolo. Se non si capisce questo, se non si tengono assieme i due atti della stessa rappresentazione e si considera invece l’incontro col Serpente come il principio di una nuova avventura, non è possibile comprendere appieno il significato dell’episodio. Proprio questa arbitraria separazione, infatti, ha impedito anche ai più attenti lettori e commentatori di Pinocchio di capire fino in fondo la funzione del Serpente. Riprendiamo allora la vicenda dal suo cominciamento, che non a caso costituisce anche l’apertura del capitolo in cui si svolge tutta la vicenda…
La fabbrica di Pinocchio – Dalla fiaba all’illustrazione, l’immaginario di Collodi, Veronica Bonanni, Donzelli. Simbolo, emblema, quintessenza, icona, rappresentazione metaforica e allegorica di un’intera società, con i suoi pregi e i suoi difetti, i suoi vizi e le sue virtù, la sua dote di malizia e quella di ingenuità, Pinocchio, catartico come un eroe tragico, è decisamente non solo un burattino che si fa fanciullo nato dall’amore e dalla solitudine di un umile artigiano, e che va alla ricerca del proprio posto in un mondo pieno di insidie, raccontate, descritte, palesate, cosicché si conoscano e possano essere evitate: è molto di più. Il pezzo di legno che è stato anche protagonista per lo zio Walt è solo la punta dell’iceberg di una produzione ampia e varia, dai molteplici livelli di lettura e dalle numerose chiavi d’interpretazione, quella di un autore raffinato come Collodi, di cui Veronica Bonanni ci restituisce un ritratto brillante e vivido.