Libri

“Così parlò Pecorelli”

downloaddi Gabriele Ottaviani

Chi è caduto in trappola a via Montenevoso? Il Governo ha accusato il colpo. Pensava di suonare, è rimasto per l’ennesima volta suonato. Al punto che qualcuno considera persino l’ipotesi fantapolitica che l’operazione di Dalla Chiesa sia stata “pilotata” dalle Br. Ci spieghiamo meglio. Nel corso della vicenda Moro, specie dopo il Lago della Duchessa, fu più volte scritto che le Brigate Rosse erano divise circa il da farsi: è opinione di alcuni esperti che la colonna romana e la direzione strategica, rappresentassero l’ala dei “falchi” decisi ad uccidere Moro qualunque fosse stato l’esito delle trattative avviate da Craxi e Fanfani; nella colonna milanese invece avrebbero avuto largo spazio le cosiddette “colombe”. Perché quando Nadia Mantovani è fuggita dal soggiorno obbligato di Sustinente per rientrare nella clandestinità come “regolare” terrorista, l’alto comando delle Br invece di collocarla in un’area di parcheggio, l’ha immessa subito in prima linea, nella colonna considerata più vicina alle “colombe”?. Ricordate la lettera di Togliatti al carcerato Gramsci che consentì all’OVRA di apprendere che nelle sue mani era caduto nientemeno che il capo della rete comunista italiana? È vecchio costume comunista sbarazzarsi dei nemici interni consegnandoli in qualche modo nelle mani dell’avversario. Senza contare che proprio tale operazione, di pura marca stalinista, avrebbe provocato un secondo e ben più clamoroso effetto; lasciando “catturare” il memoriale, le Brigate Rosse in realtà avrebbero messo nelle mani della magistratura e del Governo una bomba ad orologeria che avrebbe ancor più minato le già “cotte” strutture della Repubblica. Andreotti ha compreso subito la gravità del pericolo. Convocati ministri e segretari della maggioranza, ha dato mostra di grande lucidità, prontezza di riflessi e immaginazione. È stata sua la decisione di battere il programma delle Br giocando d’anticipo con un colpo a sorpresa. Mentre Governo e partiti avrebbero dichiarato ai quattro venti di volere la pubblicazione del cosiddetto memoriale Moro (tutto integrale e subito) la magistratura, forte della sua indipendenza, avrebbe sollevato il segreto istruttorio e chiuso nel cassetto ogni pericolosa confessione. Il balletto sarebbe dovuto durare finché il Paese non fosse stato distratto da altro. Intanto il Ministro dell’Interno avrebbe rinviato al 24 ottobre il dibattito sul caso Moro fissato per il 19 sul calendario del Parlamento.

Così parlò Pecorelli – Gli articoli che fecero tremare la Prima Repubblica, Mimesis. A cura di Aldo Giannuli. Carmine Pecorelli, meglio noto come Mino, nato a Sessano del Molise nel millenovecentoventotto e morto a cinquantun anni ancora da compiere a Roma in circostanze mai del tutto chiarite, è stato un avvocato, uno scrittore e un giornalista di indagine politica e sociale che non si fece impaurire dal potere, comparso due anni dopo la morte nell’elenco dei membri della P2, assassinato da un sicario che gli esplose quattro colpi di pistola – uno in faccia e tre alla schiena – in via Orazio a Roma, nel centrale quartiere Prati, a poca distanza dalla redazione del suo quotidiano. Rara la marca dei proiettili che lo uccisero, i Gevelot, inconsueti persino sul mercato clandestino, ma rinvenuti poi nientedimeno che nell’arsenale della Banda della Magliana: questa pubblicazione mette al centro la sua opera e la sua attività, ed è uno strumento necessario per conoscere, riflettere, ragionare, capire.

Standard