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“Come un ramo secco”

71YckYM9ivL._AC_UY218_ML3_di Gabriele Ottaviani

Silvano, sempre più grasso e sudato, aveva un flacone di pastiglie vicino al bicchiere, pronte all’uso. Ogni tanto si fermava a guardare Alice, fisso. Poi, quando lei lo rimproverava a voce alta, si metteva a osservare Gloria con la bocca aperta. Chissà cosa frullava nella testa del maniaco…

Come un ramo secco, Eugenia Di Guglielmo, Scatole parlanti. Nata e cresciuta a Pietrasanta, emigrata al nord per amore ma tornata a casa dopo il divorzio, Carola, scrittrice in crisi, avrebbe forse dovuto approfittare in maniera più proficua del fatto che per una volta i figli fossero dal padre per cercare di superare il blocco che non le permetteva di portare più a termine in maniera decente nemmeno un paragrafo invece che imbarcarsi in una crociera per l’arcipelago toscano: anche perché le vacanze in barca non sono esattamente le più confortevoli possibili, e quelle soprattutto per cui serva la minor dose di capacità d’adattamento. La Viki non è certo un transatlantico, ma la varia umanità che sale e scende dalla flottiglia che solca le onde è un vero e proprio crogiuolo di spunti: del resto, nelle situazioni logisticamente complesse, a lungo andare, emerge fuori come e più che altrove la vera natura delle persone, e Nicola, poi, lo skipper, è alto, giovane, stupendo e sbruffone quanto basta. All’alba dell’ottavo giorno, però, ci scappa il morto… Intrigante, avvincente, coinvolgente, un noir psicologico che sembra pronto per lo schermo: da leggere.

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