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“Il danzatore dell’acqua”

di Gabriele Ottaviani

Mi hai salvato da un’unione con un uomo come quello e da tutti gli orrori che ne sarebbero derivati…

Il danzatore dell’acqua, Ta-Nehisi Coates, Einaudi, traduzione di Norman Gobetti. Meraviglioso sin dalla copertina, il romanzo è la storia di Hiram, diciannovenne, nato schiavo, che vive da sempre nella piantagione il cui proprietario è il suo genitore biologico, ché i padri sono un’altra cosa, e quello invece è solo l’uomo che, come sovente accadeva a quel tempo e in quei contesti, dove l’uso e l’abuso, la potenza e la prepotenza erano all’ordine del giorno, ha messo incinta sua madre e poi l’ha venduta, tanto che Hiram non ricorda alcunché o quasi della donna che l’ha messo al mondo: un giorno Hiram però viene gettato in un fiume, e così scopre di avere un dono. Un dono che è sinonimo di potere, possibilità, speranza, autodeterminazione, rivalsa, riscatto, indipendenza, libertà, rivincita, rivolta, ribellione, giustizia, per sé e per il suo popolo. Epico, lirico, magnetico.

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“Un cane ti sta sempre vicino”

41orA1NXY8L._SX324_BO1,204,203,200_.jpgdi Gabriele Ottaviani

Per la prima volta in vita mia so esattamente dove sto andando.

Un cane ti sta sempre vicino, Hannah Coates, Garzanti, traduzione di Sara Caraffini. Vuoi un amico? Prenditi un cane. È un proverbio. È la pura, sacrosanta verità, per citare il celebre verso, una vera e propria frase formulare, di una celebre canzone. Bertie è un cane. È vispo. È furbo. È dolce. È tenero. Ama ed è riamato. Ma il suo padrone non può più occuparsi di lui. Così, all’improvviso. Dove andrà? Che farà? È quasi Natale, per giunta. Fortunatamente Sam lo accoglie in casa sua. È un bimbo, gioca con lui. Ma Bertie non ha solo quattro zampe, ha anche un milione di sfumature di sensibilità. Capisce subito che in quella casa qualcosa non va. E allora fa di tutto per evitare che accada l’irreparabile… Una fiaba deliziosa perfetta per i giorni più malinconici: da non perdere. Commovente.

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“Una lotta meravigliosa”

51ywU-GeD1L._AC_US218_.jpgdi Gabriele Ottaviani

L’intero album è un casino. Non so da chi o cosa Mike G stia scappando. Non avevo mai sentito parlare dei Violators. Feci il giro della casa alla ricerca dell’atlante di mio padre. Sfogliai tutte le pagine fino a trovare la mappa del loro mitico regno, Strong Island. Mi aspettavo chissà che, invece erano degli isolotti senza niente, pronti a farsi spazzare via dalle onde. Tutti quei misteri, quel tacere di grandi cose non dette, ci risucchiavano nella loro musica. Nessuno sapeva spiegare da dove veniva l’arte di Big Daddy Kane, come riusciva a far sembrare il più duro dei suoi rivali una signorina a passeggio di sabato sera con un vestito a fiori, o il verso più brutale scritto prima di lui uno scherzo civettuolo. Studiavo ogni parola sul retro del disco, ripassavo le canzoni fino a saperle a memoria, le cantavo e ricantavo nella mia testa. A forza di cercare trovavo messaggi nascosti, reali o immaginari che fossero. Poco alla volta tutti gli elementi presero lentamente forma. E lentamente capii perché Kane e gli altri indossavano cappe, maschere e vestiti con muscoli finti. Lentamente mi resi conto che non ero l’unico ad avere paura.

Una lotta meravigliosa, Ta-Nehisi Coates, Codice, traduzione di Chiara Stangalino. Ta-Nehisi è uno dei sette figli di Paul Coates. Un mito. Un uomo tutto d’un pezzo. Un padre impegnativo. Pronto a ogni cosa per fare in modo che i pericoli di Baltimora e le facili tentazioni fossero lontane dalla sua famiglia. Veterano del Vietnam, ex membro delle Pantere Nere, autodidatta sopravvissuto a un passato irto di spini più d’un roveto, creatore, nella propria cantina, di una casa editrice, con l’obiettivo di raccontare la vera storia della civiltà africana, è un genitore che non si può non ammirare e con il quale al tempo stesso è impossibile non entrare in conflitto. Raccontando la propria adolescenza Ta-Nehisi Coates dipinge un affresco emotivamente destabilizzante e travolgente del microcosmo della famiglia nel macrocosmo di una società che ha ancora oggi tantissima strada da fare in tema di autentica uguaglianza. Da leggere e rileggere.

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“Otto anni al potere”

51ghbUJdLPL._AC_US218_.jpgdi Gabriele Ottaviani

C’è bisogno di esternare i segreti di famiglia e fare pace con i fantasmi del passato.

Otto anni al potere – Una tragedia americana, Ta-Nehisi Coates, Bompiani, traduzione di Giulio D’Antona. Otto saggi. Uno per ogni anno di presidenza Obama. Il primo afroamericano a entrare nella Casa Bianca, a governare il mondo, a rimanere nello studio ovale per due mandati. Lasciando il posto a un uomo che pare essere agli antipodi, sotto qualsivoglia punto di vista. Ma l’elezione di Trump, che ha preso molti meno voti di Hillary Clinton ma ciò non conta nulla, perché in America serve avere, per la legge elettorale che vuole evitare che le preferenze delle metropoli contino di più di quelli delle campagne, che sono poi l’America “vera”, un numero maggiore di grandi elettori, almeno duecentosettanta su cinquecentotrentotto, è scaturita anche, come del resto ogni processo proprio della storia delle sorti umane e progressive, da quanto avvenuto immediatamente prima, in una nazione piena di contraddizioni, divisioni e razzismi. Da leggere e rileggere, non fosse altro per la prosa impareggiabile.

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“Tra me e il mondo”

7068893_1604706di Gabriele Ottaviani

L’articolo forniva pochissimi dettagli: Prince era stato colpito da un poliziotto di PG County, ma non a PG County, e nemmeno a Washington D.C., bensì da qualche parte della Virginia settentrionale. Stava andando a trovare la fidanzata. Era stato ucciso a poche centinaia di metri da casa sua. L’unico testimone dell’uccisione di Prince Jones era l’assassino stesso. Il poliziotto sosteneva che Prince aveva cercato di investirlo con il suo fuoristrada, e sapevo che il pubblico ministero gli avrebbe creduto. Pochi giorni dopo, tua madre e io ti infilammo in macchina, raggiungemmo Washington e ti lasciammo da zia Kamilah per partecipare alla messa per Prince, celebrata nella Rankin Chapel del campus della Howard, dove un tempo avevo assistito pieno di stupore alla parata di attivisti e intellettuali, Joseph Lowery, Cornel West, Calvin Butts, che prendevano la parola da quel pulpito. Di sicuro quel giorno rividi molti vecchi amici, ma non riesco a ricordare esattamente quali. Ciò che ricordo sono tutte quelle persone che parlavano del fervore religioso di Prince, della sua incrollabile certezza che Gesù fosse con lui. Ricordo di aver guardato il rettore alzarsi in piedi e piangere. Ricordo la dottoressa Mabel Jones, la madre di Prince, parlare della morte del figlio come di una chiamata ad abbandonare la sua rassicurante vita di provincia per darsi all’attivismo.

Ta-Nehisi Coates, Tra me e il mondo, traduzione di Chiara Stangalino, Codice. Uno degli intellettuali più importanti della nostra contemporaneità, una voce autorevole (il Time lo colloca fra i cento personaggi più influenti del duemilasedici), franca e squillante, sempre coerente e quindi spesso controcorrente, una voce che è un dovere civico e civile ascoltare, quali che siano le proprie idee in merito ai temi trattati. Perché è dal dialogo che nascono la conoscenza e il progresso, non può esistere nessuna altra strada. Ed è il viatico della salvezza, per la nostra contemporaneità così fragile ed egoista, nonché spesso dimentica – o peggio, falsamente dimentica – degli insegnamenti della storia. In questo periodo poi di grandi mutamenti, con la più grande democrazia del mondo a breve impegnata a scegliere fra Donald Trump e Hillary Clinton chi, di fatto, guiderà il mondo per i prossimi anni… Il titolo dell’opera, tratto da una poesia di Richard Wright, è già di per sé una cornucopia di significati. Perché fa riferimento alla dimensione collettiva e a quella individuale, alla distanza che esiste fra gli uni e gli altri, al punto d’incontro che si deve trovare per costruire un mondo migliore, perché tutti siamo diversi e al tempo stesso siamo tutti uguali. Tra me e il mondo è una lettera: Coates scrive a Samori, suo figlio, nel giorno del suo quindicesimo compleanno, e gli racconta la sua infanzia dalla parte sbagliata di Baltimora, le gang, la paura, la scuola, la violenza, l’importanza di ripartire, ricostruire, rinascere. Un capolavoro.

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