di Gabriele Ottaviani
L’articolo forniva pochissimi dettagli: Prince era stato colpito da un poliziotto di PG County, ma non a PG County, e nemmeno a Washington D.C., bensì da qualche parte della Virginia settentrionale. Stava andando a trovare la fidanzata. Era stato ucciso a poche centinaia di metri da casa sua. L’unico testimone dell’uccisione di Prince Jones era l’assassino stesso. Il poliziotto sosteneva che Prince aveva cercato di investirlo con il suo fuoristrada, e sapevo che il pubblico ministero gli avrebbe creduto. Pochi giorni dopo, tua madre e io ti infilammo in macchina, raggiungemmo Washington e ti lasciammo da zia Kamilah per partecipare alla messa per Prince, celebrata nella Rankin Chapel del campus della Howard, dove un tempo avevo assistito pieno di stupore alla parata di attivisti e intellettuali, Joseph Lowery, Cornel West, Calvin Butts, che prendevano la parola da quel pulpito. Di sicuro quel giorno rividi molti vecchi amici, ma non riesco a ricordare esattamente quali. Ciò che ricordo sono tutte quelle persone che parlavano del fervore religioso di Prince, della sua incrollabile certezza che Gesù fosse con lui. Ricordo di aver guardato il rettore alzarsi in piedi e piangere. Ricordo la dottoressa Mabel Jones, la madre di Prince, parlare della morte del figlio come di una chiamata ad abbandonare la sua rassicurante vita di provincia per darsi all’attivismo.
Ta-Nehisi Coates, Tra me e il mondo, traduzione di Chiara Stangalino, Codice. Uno degli intellettuali più importanti della nostra contemporaneità, una voce autorevole (il Time lo colloca fra i cento personaggi più influenti del duemilasedici), franca e squillante, sempre coerente e quindi spesso controcorrente, una voce che è un dovere civico e civile ascoltare, quali che siano le proprie idee in merito ai temi trattati. Perché è dal dialogo che nascono la conoscenza e il progresso, non può esistere nessuna altra strada. Ed è il viatico della salvezza, per la nostra contemporaneità così fragile ed egoista, nonché spesso dimentica – o peggio, falsamente dimentica – degli insegnamenti della storia. In questo periodo poi di grandi mutamenti, con la più grande democrazia del mondo a breve impegnata a scegliere fra Donald Trump e Hillary Clinton chi, di fatto, guiderà il mondo per i prossimi anni… Il titolo dell’opera, tratto da una poesia di Richard Wright, è già di per sé una cornucopia di significati. Perché fa riferimento alla dimensione collettiva e a quella individuale, alla distanza che esiste fra gli uni e gli altri, al punto d’incontro che si deve trovare per costruire un mondo migliore, perché tutti siamo diversi e al tempo stesso siamo tutti uguali. Tra me e il mondo è una lettera: Coates scrive a Samori, suo figlio, nel giorno del suo quindicesimo compleanno, e gli racconta la sua infanzia dalla parte sbagliata di Baltimora, le gang, la paura, la scuola, la violenza, l’importanza di ripartire, ricostruire, rinascere. Un capolavoro.