di Gabriele Ottaviani
La vendetta che ha acquietato l’anima mia da viva, dov’è? Il mio volto si è dilatato Passato a uno stato fluido, Mistero, sensazione di scoperta, che mi colora e rafforza mentre divento fiore, roccia, parola. Più che bellezza… energia. Da viva ribellarmi era l’unico pensiero. Strappare il mondo dalle mani della congrega di uomini che lo tenevano in pugno. Strapparlo sì, per farmi restituire la luce che mi avevano confiscato, gli oceani perduti, le foreste cui mi avevano vietato l’accesso. Ribellarsi per resuscitare a una vita vera, come tutte le creature interrotte troppo presto. Ho nutrito dentro me il mio destino, un regalo del mio re che mi trafisse inseminandomi col seme della morte. L’ho nutrito e amato: Oreste. Qui, giace la regina dai capelli d’oro. Uccisa dal figlio, perché voleva vivere. Vedo chiaro ora che ho varcato queste porte. Trovo che la morte liberi il corpo, secolarizzi la mente. Adesso so che non cadrò perché ho raggiunto il centro. Posso ascoltare il pulsare dell’orologio divino Adesso sono accanto al nocciolo misterioso delle cose, all’ombelico del mondo che pulsa vivo.
Oltre la quarta parete, Alma Daddario, ChiPiùNeArt. Il teatro non è mai uguale a sé medesimo perché ogni rappresentazione è unica e irripetibile, se anche le parole pronunciate fossero sempre perfettamente le stesse cambierebbero i gesti, se anche i gesti non mutassero cambierebbero le espressioni, se anche le espressioni rimanessero fisse cambierebbe il pubblico, se anche il pubblico fosse lo stesso non sarebbero identiche le emozioni, perché ogni giorno è diverso da tutti gli altri. Al tempo stesso però il teatro è anche universale, perché sempre le medesime sono le domande esistenziali, le istanze che vengono poste: e attraversando dunque il mito, la cronaca e la storia, affrontando per il tramite di una scrittura originale, nuova, atipica ma di respiro ampio, epico, classico, che non teme sbiadimento, parlando di Ero, Leandro, Pancrazio, Matilde di Canossa e Clitennestra Alma Daddario in questa sua monografia che raccoglie quattro testi dà voce alla ricerca di un senso più profondo delle cose, supera il limite che è frapposto tra gli individui e indaga l’anima e la sua molteplicità.