di Gabriele Ottaviani
Julian puntò la pistola. Il ragazzo era ancora a una decina di metri. – Non puoi farcela! Continuò a caricare, il coltello alzato sopra la testa e un urlo primordiale che riempiva il corridoio. Julian premette il grilletto. Il proiettile lo colpì al polso portandogli via l’arma e buona parte della mano. Il ragazzo gridò e cadde in ginocchio premendosi il moncherino sanguinante contro il petto con l’unica mano che gli era rimasta, poi perse conoscenza. Julian si voltò, l’energumeno che aveva colpito per primo si mosse verso di lui. Gli puntò la .45 alla fronte e spostò lo sguardo su Lucy, ipnotizzata e ansante, la mano affondata tra le cosce. – Fallo – ansimò. Un’altra esplosione assordante e altro sangue, materia cerebrale e brandelli di cranio eruttarono sulla parete schizzando sul viso e sul collo di Julian. Fece un passo indietro e ammirò la carneficina. Un filo di fumo vorticò via. Abbassò la pistola lottando per trattenere una qualche forma di sanità mentale, qualche brandello di lucidità. C’è una libertà intossicante nella violenza. Fu solo allora che realizzò di stringere ancora il rosario nella mano libera. Osservò i grani, poi di nuovo Lucy, le mani che ancora lavoravano furiosamente tra le gambe. – Scopami, Julie. – Rivoglio Marie. – Non può venire da te – sbottò, la voce che si alternava tra il suo tono normale e uno più profondo, simile a un ringhio. – Sei tu che devi andare da lei. Il crocifisso oscillò lentamente, come un pendolo. – Fallo, allora. Il bianco dei suoi occhi divenne cremisi, il sangue sgocciolava lentamente sulle guance fino alle labbra ancora aperte in un sorriso odioso. I lamenti soffocati e le urla agonizzanti di quelli ancora nel negozio crebbero alle sue spalle, coprendo la profonda e tonante risata di Lucy. – L’hai appena fatto tu. Julian sbatté le palpebre, le orecchie che gli ronzavano ancora per l’esplosione dello sparo. Quando gli si schiarì la vista, i morti erano tutti lì, immobili come prima; Lucy però era tornata alla sua solita forma. O forse non era mai cambiata davvero. Forse Lucifero non lo fa mai.
Mucho Mojo Club – Racconti, CasaSirio. Traduzioni di Sergio Altieri, Alessandra Brunetti, Nicoletta Chinni e Stefano Galliani. A cura di Martino Ferrario e Libreria Mucho Mojo. Il Mucho Mojo Club, infatti, come viene riportato nel testo, è un club letterario creato da Mauro Falciani, libraio indipendente fiorentino e proprietario della già nominata libreria Mucho Mojo. L’iscrizione costa cinquanta euro all’anno, e questi soldi sono impiegati con un unico scopo, ossia per portare autori stranieri a Firenze per incontrare gli iscritti al club e realizzare presentazioni di libri, corsi di scrittura, cene, bevute e via discorrendo, consentendo ai lettori di poter stare assieme agli scrittori. Autori come Blauner, Clifford, Connolly, Cook, Edgerton, Gifune, Iglesias, Johnson, Oswald, Willocks e Zeltserman, una compagine – non a caso sono undici: chi mettereste a centrocampo e chi in difesa? – strepitosa di autori di thriller. Emma Sue, Caccia continua, Jenny, Favori, Kitty, La fuga di Billy Micklehurst, Il borseggiatore, La tempesta, Lurleen, Il sangue dell’agnello, L’incertezza dell’oscurità: racconti uno più bello dell’altro, che descrivono con perizia formidabile e senza infingimenti o pruderie l’abisso dell’abiezione umana. Da non lasciarsi sfuggire per nessuna ragione al mondo.