di Gabriele Ottaviani
Il vantaggio di una storia letteraria scritta da un solo autore sta opinabilmente nella forte idea unitaria e coesiva che la informa, nell’adozione di un unico punto di vista, nell’applicazione coerente di alcuni parametri teorici, storiografici ed evolutivi. La mia carriera di studioso mi ha da tempo convinto della necessità di una compenetrazione sinergica delle varie teorie e ideologie del testo che dopo l’avvento della semiotica letteraria vengono designate con l’etichetta riassuntiva di “poststrutturalismo”; nonché, e soprattutto, dell’esergo per me vincolante che è il testo che detta al critico il suo approccio a seconda della sua “dominante”, e non già che una teoria assolutizzante si possa e debba applicare, in vario grado forzatamente, al testo e ai testi. Di qui l’udienza – curiosa, cauta ma non pregiudizialmente ostile – da me accordata alle proposte avanzate dai più recenti indirizzi critici – materialismo, psicanalisi nelle sue varie diramazioni, decostruzionismo, femminismo, gender, neo-storicismo ecc. – che hanno radicalmente innovato il modo di leggere le opere letterarie. È perciò che le mie discussioni partono quasi sempre da, o convergono verso, la storia delle interpretazioni e la ricezione storica di uno scrittore o scrittrice, e le integrano legandoli al loro tempo (o in caso dissociandoli)…
Letteratura inglese – Un profilo storico, Franco Marucci, Carocci. Le saghe arturiane, Langland e Gower, Chaucer, i poeti chauceriani, il dramma e la prosa nel Quattrocento, Caxton e Malory, Moro e le precettistiche del gentleman, Wyatt, Surrey e altri poeti cinquecenteschi, Sidney e Spenser, Donne, la poesia fino ai primi del Seicento, il teatro elisabettiano, Marlowe, Marston e Chapman, Jonson, Shakespeare, Webster, Middleton e Tourneur, Dekker e Beaumont-Fletcher, Massinger e Ford, Thomas Heywood e Shirley, gli albori della prosa narrativa, i poeti spenseriani, la lirica carolina, la poesia metafisica di George Herbert e Crashaw, Vaughan e Traherne, Marvell, il tramonto del concettismo, i predicatori e la Authorized Version, la poesia femminile seicentesca, Milton, Dryden, il teatro di fine Seicento, Rochester e Butler, la stagione dei diaristi, dei filosofi e dei saggisti, Bunyan, gli esordi del femminismo, l’augustanesimo, Pope, Prior e Gay, Defoe, Swift, Addison e Steele, il deismo, Thomson, Young, gli antipopiani e Lady Winchilsea, Goldsmith, Richardson e Fielding, Smollett e Sterne, Gray, William Collins e Churchill, Johnson e Boswell, Gibbon, Burke e altri prosatori ed epistolografi, il romanzo gotico, Ossian e le Reliques of Ancient English Poetry, i preromantici, il “risveglio scozzese”, Burney e Austen, Edgeworth, Galt e altri narratori, Paine, Godwin e Wollstonecraft, Burns, Blake, Wordsworth e Coleridge, Shelley e Keats, Byron, Walter Scott, Mary Shelley e Polidori, i romantici cosiddetti minori, le poetesse di questo periodo, i poeti umoristi, il saggismo coevo, così come il teatro, la prosa e la poesia della prima età vittoriana, il trio dei formatori, Macaulay e Mill, Ruskin, Darwin e il darwinismo, Barrett Browning, Tennyson, Fitzgerald, Browning, Clough e Matthew Arnold, Patmore e i Rossetti, il preraffaellismo poetico e pittorico, la stagione del nonsense e gli spasmodici, l’imitatissimo e inimitabile immenso Dickens, Thackeray, Trollope, il romanzo femminile, Gaskell, le sorelle Brontë, la divisione fra “muscolari” e sensazionalisti, Reade, Wilkie Collins e Le Fanu, George Eliot e Meredith, i poeti apocalittici e i romanzieri teologici, Hardy, Gissing e George Moore, Stevenson e l’esotismo, Pater e l’estetismo, Morris e Swinburne, Hopkins e la sua cerchia, Wilde e il decadentismo inglese, il controestetismo e la poesia giocosa e femminile, Yeats, Synge e il Rinascimento celtico, la letteratura coloniale, Shaw e Barrie e il teatro di fine Ottocento, gli autori definiti, felicemente, come interstiziali, quindi Wells, Arnold Bennett e Galsworthy, Forster e Maugham, Chesterton e i nuovi apologeti del cattolicesimo, mentre nel frattempo si assiste a vari tentativi di far rivivere l’estetismo e si affaccia all’orizzonte, nell’epoca della grande guerra, la poesia georgiana, Housman e Graves, le proposte e le correnti prima, durante e dopo il modernismo, il tempo entre-deux-guerres e oltre, tra imagismo e vorticismo, S. Eliot e seguaci, David Herbert Lawrence, Joyce e discepoli, Mansfield, Woolf, Bloomsbury e Compton-Burnett, i poeti e i romanzieri della Seconda guerra mondiale, Auden e i trentisti, Orwell, Caudwell e Thomas Edward Lawrence, Huxley e il romanzo di idee, Waugh e Graham Greene, Snow e Powell, Cary, Lowry e Durrell, Bowen, Henry Green, Hartley e romanzieri minori, Dylan Thomas, surrealisti e neoapocalittici, il Movement “and after”, da Larkin a Betjeman, Ted Hughes e Hill, le letterature regionali, i contemporanei, il teatro da O’Casey a Coward, Beckett, gli “arrabbiati”, Pinter e Wesker, Arden e Bond, Angus Wilson e Golding, Rhys, Murdoch e Spark, Lessing, Fowles, Burgess e Julian Barnes, Carter, Rushdie, Kureishi e Ishiguro, McEwan, Graham Swift e Martin Amis, Heaney e altri irlandesi, i romanzieri e i poeti dell’ultimo venticinquennio, la scena teatrale contemporanea e molto, molto, molto, molto altro ancora: insomma, in breve, tutto quello che avreste voluto sapere dal punto di vista letterario, sociale, storico, culturale, economico, politico e non solo di una delle produzioni più ampie e vaste, tanto da essere determinante per la formazione di un vero e proprio canone nell’immaginario collettivo della gran parte del globo, visto anche che di fatto l’inglese è ormai da tempo una sorta di koiné transazionale, nell’affresco – non un libro, non un manuale, un vero e proprio viaggio, una passeggiata nel giardino delle Esperidi – dotto, minuzioso e divulgativo di uno dei più celebri critici, saggisti, traduttori, autori, docenti ed esperti italiani. Da leggere: per imparare e riflettere.