Libri

“Quello che non ti dicono”

di Gabriele Ottaviani

Se riuscivi a rompere la barriera, era molto dolce e tenero…

Quello che non ti dicono, Mario Calabresi, Mondadori. Giornalista di chiara fama la cui storia personale e familiare è inestricabilmente connessa a quella degli anni più neri della repubblica, quelli della lotta armata, Mario Calabresi racconta in modo semplice, chiaro e lineare, ma non per questo non avvincente o non commovente, una vicenda umana poco nota, però potentissima: una figlia non conosce suo padre, perché, figlio di una delle famiglie più benestanti di Milano e tradito nel modo più vigliacco e ignobile da quelli che credeva amici e con cui condivideva, finanziandoli anche abbondantemente, gli ideali della rivoluzione che lo hanno ucciso, è morto mentre lei era ancora nel grembo materno. Marta non ha mai fatto domande, ma come gli amori impossibili sono gli unici eterni, così le questioni non risolte sono le più essenziali a cui rispondere: pertanto si rivolge a chi conosce il senso della perdita, dell’assenza più acuta presenza, a chi sa come si fa a cercare la verità, e inizia pertanto un viaggio necessario per tutti alle radici della nostra storia.

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Libri

“La mattina dopo”

71lFSs0alRL._AC_UY218_ML3_.jpgdi Gabriele Ottaviani

Ogni parola suonava inutile.

La mattina dopo, Mario Calabresi, Mondadori. Carlo non prende la tessera del Fascio, ci rimette il posto di lavoro ma inizia una nuova vita, felice. Damiano è vittima di un disastro aereo, ma sopravvive. Gemma resta vedova. Daniela perde l’uso delle gambe in seguito a un incidente. Quando qualcosa cambia, finisce, muta, si interrompe, quando si sbaglia, quando si perde, quando si subisce un’ingiustizia, un dolore, un lutto, c’è per forza di cose uno strappo. Una pausa. Una cesura. Un prima e un dopo. Una mattina dopo. Ci si sveglia, si aprono gli occhi, ci si alza. E si continua a vivere al meglio delle proprie possibilità, a osservare il sole. Dopotutto, domani è un altro giorno, si sa. Mario Calabresi, con tenerezza, mettendosi in gioco, ascoltando, raccontando, traccia un intenso ritratto esistenziale individuale e collettivo. Da non perdere.

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