Libri

“Favola del castello senza tempo”

di Gabriele Ottaviani

“Bene,” disse. “Che devo fare?” La voce rispose: “Quello che io non ho saputo: entrare, parlare coi prigionieri e incoraggiarli all’evasione.” “Guidami,” fece Dino spavaldamente. Atropo s’involò per il bosco, precedendo il ragazzo e incitandolo senza dargli modo di riprendere lena un momento. Finalmente giunsero a un luogo aperto, da cui si poteva vedere sorgere, sulla linea orientale dell’orizzonte, la sagoma d’un immenso edificio d’oro. “Rivelami a questo punto le tre parole,” supplicò Dino, e Atropo: “Cugnu, Cutugnu, Bacalanzìcula,” disse, e si volse indietro, riparò fra le chiome degli alberi; non senza prima averlo da lontano ammonito: “Grida il mio nome, se avrai bisogno. Ti udrò dovunque tu sia.” Cammina cammina, Dino giunse alla porta della gran torre, dove la mole d’un gigantesco guardiano ingombrava tutto lo spazio fra stipite e stipite.

Favola del castello senza tempo, Gesualdo Bufalino, Bompiani, illustrazioni di Lucia Scuderi. Personaggio unico scoperto da Leonardo Sciascia e dalla geniale Elvira Sellerio, cui per galanteria non seppe né volle dire di no quando gli chiese un manoscritto da pubblicare, inimitabile, inconfondibile, stranissimo e bizzarro, magnetico e intrigante, colto eppure capace di essere popolare nonostante, o forse proprio per, la fatica del suo scrivere, che riproduce il peregrinare dell’essere umano in cerca, inesausto, del suo posto nel mondo, Gesualdo Bufalino, che ha descritto come nessun altro mai la fragilità parlando d’un cuore di carta velina, che sanguina per niente, come la pelle dei vecchi, qui, tra Kafka, Borges e Buzzati dà vita a una fiaba nera allegorica adatta a tutti, la storia di Dino che inseguendo una farfalla che porta un teschio sul dorso si addentra nel fitto d’una selva e… Imperdibile.

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