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“Il ragazzo fortissimo”

71s+9A9p9nL._AC_UL436_.jpgdi Gabriele Ottaviani

A casa non voglio dormire. Quando chiudo gli occhi la mia mente si affolla di visi e voci. Sono i bambini che chiedono alle mamme di fare qualcosa, qualcosa per fermare quello strazio. Riconosco le voci, una a una, e non posso aiutarli.

Il ragazzo fortissimo – Cosa mio figlio e io abbiamo imparato dal cancro, Mirella Borgocroce, Sonzogno. È sempre più frequente. Cammini per strada, vai al supermercato, sei al lavoro, in coda all’ufficio postale, al cinema, al ristorante, al bar e ne incontri sempre almeno un esemplare. Il Lamentante. Quello che non ha un vero problema al mondo che sia uno, eppure se lo inventa per lagnarsi. E di solito ottiene lo scopo prefisso: l’attenzione. E tu lo guardi, e ti verrebbe da fargli molte cose brutte, ma siccome sei una persona perbene ti limiti a immaginare di prenderlo sotto braccio, accompagnarlo in ospedale e fargli fare un giro a oncologia pediatrica. Dove c’è chi i problemi veri li ha sul serio. Chi non ha genitori è orfano, ed è naturale che prima o poi capiti a tutti. Chi non ha coniugi è vedovo, e anche questo non è insolito, anche se molti vorrebbero andarsene insieme come hanno assieme passato tutta la vita. Chi perde un figlio resta genitore ma il figlio non l’ha più. E non è naturale. E infatti la parola non c’è. Non esiste. Non esiste definizione per l’indefinibile. Mirella Borgocroce è una madre. A cui il figlio, un ragazzo fortissimo e meraviglioso, si è ammalato. E allora ti senti sbagliata. Impotente. Osservata. Giudicata. Inutile. Fragile. Non creduta. Non capita. Imperfetta. Inadeguata. Pertanto reagisci. Inizi un viaggio. Hai dentro una paura talmente grande che ti fa sentire persino in colpa. Ma cammini. Un passo dopo l’altro. Affronti il pericolo. E poi decidi di scriverne. Perché non sei sola. Perché nessuno si senta solo. E questo tuo atto è un’immensa prova d’amore, un inno alla vita commovente e tenerissimo. Imprescindibile.

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