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“La notte delle anime perdute”

71k2hFzYT2L._AC_UY218_ML3_.jpgdi Gabriele Ottaviani

Sentiva le membra fremere…

La notte delle anime perdute, Paolo Prevedoni, Bibliotheka. Paolo Prevedoni padroneggia con invidiabile souplesse la materia orrorifica, e al di là della cornice del genere riesce a tessere una trama che si fa veicolo di importanti contenuti, inducendo grazie alla sua solidità e a un ritmo impeccabile numerosissime riflessioni. C’è un luogo, nel bel mezzo della pianura padana, dove infatti pare che si svolga un gioco molto particolare, inventato dal diavolo in persona, che ha una posta in palio decisiva: la sopravvivenza. E… Da leggere.

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“Sigonella files”

SIGONELLA_FILES_Copertinadi Gabriele Ottaviani

Violet non ha avuto una vita semplice…

Sigonella files, Vincenzo Sacco, Bibliotheka. Violet è la sorella di Andy. Andy è un militare. Ma sarebbe più giusto dire era. Perché è morto. In Sicilia. Era di stanza a Sigonella, la celebre base militare. In un incidente automobilistico. Ma è stato davvero un incidente? Violet, per citare un celebre investigatore siciliano, non se ne fa affatto persuasa, e non si arrende. Indaga, osserva, cerca, scruta, assieme a Donatello Moltisanti, carabiniere che, a differenza dei vertici della base, la vede di buon occhio eccome, e… Niente è come sembra in questo giallo teso, intenso, solido, ben congegnato, costruito con ottima tecnica. Da non farsi sfuggire.

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“La giungla”

9788869345845.jpgdi Gabriele Ottaviani

Il confine tra il tornare ogni tanto e il non ritornare affatto in casa era molto sottile…

La giungla, Upton Sinclair, Bibliotheka. Traduzione di Alessandro Pugliese. Qualcuno potrà pensare che sia un’iperbole. Beh, quel qualcuno pensa male. Upton Sinclair è in assoluto uno dei più importanti scrittori, giornalisti, attivisti, saggisti, drammaturghi e chi più ne ha più ne metta non solo della storia degli Stati Uniti d’America, ma di tutto il mondo. E infatti ora come ora, ed è gravissimo, lo conoscono in pochi. I suoi temi, tra l’altro, sono invece più urgenti che mai, visto che siamo in un mondo in cui alla tempia dei lavoratori si punta la pistola della scelta se morire di stenti perché l’azienda che inquina chiude o se morire di cancro perché l’azienda che inquina non chiude, per esempio. Siamo in un mondo in cui esiste ancora il caporalato. Siamo in un mondo in cui la richiesta di un salario è considerata un atto di protervia. Come ti permetti, non ti accontenti della visibilità? No, non mi accontento, perché non ci pago le bollette… La giungla è stato definito La Capanna dello Zio Tom degli schiavi salariati, e non da un influencer qualunque che si compra i follower su Instagram: da Jack London. L’edizione di questo classico data alle stampe da Bibliotheka che ha denunciato la scandalosa condizione dei lavoratori ai mercati di bestiame della progredita e progressista Chicago, nell’anno del Signore millenovecentosei, e ha contribuito alla promulgazione di una legge sulla purezza di animali e medicinali, è un regalo perfetto da farsi, per costruire un mondo migliore, partendo dal quotidiano e dall’impegno costante di tutti. Di gocce, del resto, è fatto il mare… Irrinunciabile.

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“La sesta destinazione”

LaSestaDestinazione_Biblio.jpgdi Gabriele Ottaviani

Francesca rimase interdetta. Non riusciva a comprendere una simile ostinazione. Pur ammettendo un piccolo dubbio, una riserva, un margine di incertezza, rimaneva male a vedere quel ragazzo coltivare un simile odio. Adesso non le piaceva più, si era pentita di essersi esposta in quel modo per accattivarsi le sue simpatie. A dire il vero non sembrava nemmeno così carino come quando l’aveva visto sorridere dietro al banco della farmacia.

La sesta destinazione, Roberto Capocristi, Bibliotheka. Le parole possono uccidere, si sa. Anche i veleni. Immaginate dunque se un’innocua mail non fosse affatto innocua, bensì contenesse, criptata, una formula chimica mortale. Immaginate se foste voi una delle cinque persone a ricevere questo messaggio. Per sbaglio. Immaginate se il killer si accorgesse del suo marchiano e assurdo errore. Immaginate se cominciasse a uccidere tutti i destinatari… Intrigante, brillante, avvincente: un thriller da leggere.

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“L’amore che il calcio non vuole”

calcio_biblio.jpgdi Gabriele Ottaviani

Se solo Alberto mi avesse detto quelle parole in uno dei terribili giorni che ho trascorso solo in casa, forse adesso non sarei qui, su questo treno.

Gli stadi sono il regno del machismo: guai se l’imperatore del traversone, il santo protettore delle parate, il regista sopraffino, il deus ex machina del colpo di testa, il fuoriclasse col vizio del gol dovesse manifestare di non essere quello che tutti, soprattutto chi ha  miliardari interessi economici, si aspettano. Un uomo vero, o presunto tale. Uno a cui possono e devono piacere solo e soltanto le donne. Guai se non fosse così. Guai se avesse altri gusti. Chi si farebbe più tranquillamente la doccia nello spogliatoio con lui (come se essere gay significasse in automatico essere degli stupratori seriali sempre infoiati, per inciso…)? Il coming out rende liberi, ma sarebbe inaccettabile immaginarsi il centravanti guardare il quarto uomo con aria lubrica aspettando solo il momento in cui abbandonarsi alla passione negli angoli più bui dei corridoi dell’impianto sportivo. Quante gliene direbbe, la curva, spesso in mano alla criminalità organizzata che sfoga la sua bile nel catino infernale in cui nell’arco di novanta minuti avviene tutto e il suo contrario, infangando uno sport meraviglioso, se ammettesse di essere felice a essere diverso, perché lui è quello che è, e il fatto che sia abile nel dribbling non lo deve necessariamente spingere tra le braccia di una modella. Sarebbe incomprensibile, immorale. Eppure, non fosse altro perché esiste nella popolazione una percentuale di gay, è altamente probabile che, magari in quell’ambiente specifico meno di altri, perché forse un omosessuale sceglierebbe potendo un’altra vita, qualcuno che ami le persone che hanno la sua medesima ultima coppia cromosomica – al netto dei pochissimi noti e per lo più biecamente ostracizzati, quando non peggio, perché l’omofobia è una male abietto che uccide, anche sul rettangolo verde, casi – ci sia, eccome: di questo parla con bello stile il romanzo, assolutamente da leggere, di Fabrizio Cadili e Marina Lo Castro per BibliothekaL’amore che il calcio non vuole, in cui si narra di Piero, portiere di una squadra di Lega Pro che volontariamente fa entrare in rete una punizione decisiva, della sua confessione, dell’abbandono che subisce, del suo viaggio di catarsi.

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“Come le stelle del calicanto”

Stelle_Calicanro_biblio.jpgdi Gabriele Ottaviani

Ismaele lasciò vagare lo sguardo fra le bancarelle, distrattamente, come se la risposta di Stella non lo interessasse più di tanto, ma moriva dalla voglia di sentirla parlare di sé. Avrebbe passato tutta la notte ad ascoltare il suono della sua voce.

Come le stelle del calicanto, Lydia Rigotto, Bibliotheka. Aggiudicatosi il premio letterario internazionale intitolato alla memoria del giornalista, critico e scrittore rodigino Gian Antonio Cibotto (di famiglia cattolica e antifascista, nominato grande ufficiale dell’ordine al merito della repubblica italiana dal presidente Oscar Luigi Scalfaro, vincitore del premio Guidarello e del premio Napoli, insigne narratore con Cronache dell’alluvione a nemmeno trent’anni della tragica piena che devastò il Polesine a poco più di un lustro dalla fine della seconda guerra mondiale) in quanto migliore opera prima nella sezione narrativa edita perché giudicato con pieno merito un romanzo drammatico, dal ritmo incalzante e coinvolgente, emozionante, d’impatto emotivo deciso e caratterizzato da un solido ma mai forsennato, banale, ripetitivo, stucchevole o fine a sé stesso susseguirsi di colpi di scena, che contribuiscono al tessuto raffinato della trama, racconta la vicenda di Stella, musa e fidanzata del giovane pittore Karl, la quale sa leggere il futuro coi tarocchi e un giorno viene salvata da un’aggressione dal misterioso Ismaele (“Dio ascolterà”, significa…): da quel momento niente sarà più come prima…

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“Riviera Noire”

RivieraNoire_Biblio.jpgdi Gabriele Ottaviani

Rimasi avvolto nei panni a lungo, facendo del mio meglio per asciugare i vestiti fradici con la pistola ad aria calda di chissà quale dei ventimila hobby di Roberto. Cercai di essere sempre attivo per scacciare il fantasma dell’aneurisma, pronto a scoppiare non appena mi fossi addormentato. Arrivarono un paio di altri messaggi da Wei, tutti dello stesso tenore, e li ignorai. Poco dopo le sei tornai a muovermi.

Riviera Noire, Mario Majoni, Bibliotheka. L’acromatopsia è un’anomalia della vista a causa della quale non si distinguono, parzialmente o totalmente, i colori. È la problematica che affligge Daniel, un insegnante di lettere in crisi che vuole strenuamente salvare il suo matrimonio, che fa acqua da tutte le parti, esattamente come la sua terra, la Liguria squassata dal fango: ritiene che la chiave di volta possa essere, un po’ come, mutatis mutandis, immaginava anche il protagonista di Animali notturni, che ordiva una vendetta a dir poco sublime ai danni della sua inqualificabile fu consorte, completare un romanzo iniziato tempo addietro. Il problema è che invece così facendo si ritrova in fuga, accusato di un crimine mai commesso… Potente, ben congegnato, intrigante.

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“L’Honda anomala”

honda_biblio.jpgdi Gabriele Ottaviani

L’acqua finalmente arrivò e si tuffò immediatamente, impetuosa e gorgogliante, nei due assetati bicchieri. Un sorso di fresca liberazione attraversò la mente accaldata. Poi il giovane, riprese: «A volte, ripensandoci, mi viene addirittura da ridere, prof. Nell’inverno 90/91, quando fu ufficialmente rimosso il segreto di stato sulla questione Gladio, Andreotti andò a raccontare in Parlamento particolari incredibili. Spiegò ad esempio dove si trovavano i depositi dell’organizzazione. Sa, i cosiddetti Nasco?» «Sì, sì. Devo aver letto qualcosa, tempo fa. Fece un elenco di chiese e di cimiteri, se non erro…» «Eccome. Hai capito, i preti? Centinaia di parrocchie, monasteri e conventi ospitavano nei loro sotterranei munizioni, armi, esplosivi! Da morire! Poi ci fu chi sgamò inavvertitamente qualcuno di questi depositi. Se non erro qualche ladruncolo, non ricordo bene. E così…» «…così Andreotti, in gran segreto, si risolse a far traslocare tutti quei carichi di materiale bellico sparsi per l’Italia…» «…per lo più nelle vicine caserme dei carabinieri! Ma pensa tu che roba. Il segreto di Pulcinella!» «Se non erro, però, qualche Nasco andò irrimediabilmente perduto, no? In alcuni casi ci venne costruito sopra qualcosa prima che il governo facesse in tempo a svuotarlo. Autostrade, edifici vari…» «Sì, sì! Ma lei pensi! Ancora adesso c’è gente che vive in edifici costruiti su cumuli di bombe e non ne sa assolutamente nulla! Poi, quando capita il disastro, beh… sarà stata senz’altro la caldaia di qualche appartamento!» 

L’Honda anomala, Pietro Ratto, Bibliotheka. Via Fani, Roma nord, è il luogo dove il sedici di marzo del millenovecentosettantotto, com’è noto, avvenne il rapimento di Aldo Moro, che sarà ritrovato cinquantacinque giorni dopo, cadavere, nel bagagliaio di una Renault 4 rossa a metà strada tra la sede della DC e quella del PCI, a via Michelangelo Caetani, di fronte alla splendida biblioteca nazionale di storia moderna e contemporanea, e l’omicidio di tutta la sua scorta. Nel dicembre del duemiladieci un ispettore della Digos in servizio presso la questura di Torino rinviene per caso fra i documenti in possesso del suo sovrintendente una lettera anonima della quale ignorava del tutto l’esistenza, e che adombra delle responsabilità terribili… Un’occasione per riflettere e ragionare attraverso la prosa emozionante di un’opera importante e solida.

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“Io principessa”

pricesa_biblio.jpgdi Gabriele Ottaviani

Cosa non farei per vederti felice, Lulù! Vorrei che non notassi la differenza costantemente; cosa non darei perché ti senta uguale alle altre e non soffra a causa della tua diversità. L’unica cosa che posso fare, quando le cose si complicano, è cercare di risolverle per dimostrarti che tutto è possibile, che non sei una creatura stramba ed essere diversi non è la fine del mondo.

È difficile immaginare una tortura più aspra a sopportarsi del vedere che il proprio corpo non corrisponde all’immagine che si ha di sé, al proprio sentire, a ciò che si vorrebbe essere e non si è, che gli altri non solo non riconoscono bensì ostacolano, rifiutano, finanche talvolta dileggiano, incapaci di comprendere e di essere umani: Io principessa è la storia di Manuel, il bambino argentino a cui, per legge, benché non si sia sottoposto ad alcun intervento chirurgico, è stato riconosciuto il diritto, in base alla legge approvata dal paese sudamericano il nove di maggio di sei anni fa, di potersi definire Luana, in quanto la sua identità è femminile. A raccontarne la storia colei che per lei ha fatto di tutto: perché la ama. Perché la vuole felice. Sua mamma. Gabriela Mansilla scrive un diario emozionante, che Bibliotheka pubblica in Italia. Da non perdere.

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“DDR”

ddr_biblio.jpgdi Gabriele Ottaviani

Adesso, seduto al posto del padre, pensa che il momento di stare lì è arrivato troppo presto, a vent’anni non si dovrebbero fare scelte così importanti. Si sente debole per finire nelle mani della STASI come nemico dello Stato, e giovane per compiere un atto di viltà nei confronti di un amico troppo folle per sopravvivere da solo. Immanuel potrebbe spiegare ai funzionari come sono andate le cose, saprebbe far passare come ingenua speranza la passione che li ha fatti infatuare delle parole e potrebbe chiedere perdono per un errore giovanile. Lui saprebbe piegarsi a dovere per non spezzarsi.

Per alcuni è un mito vagheggiato e rimpianto, emblema di un’ideologia sconfitta dalla storia ma nostalgicamente rimembrata, per altri è uno dei più fulgidi esempi di regime illiberale; la Germania socialista, la DDR di cui ancora oggi non mancano vestigia, segni e cicatrici, a Berlino, che per quasi sei lustri fu lacerata da un muro, ma non solo, è la protagonista del romanzo di Francesco Pala per Bibliotheka D. D. R. – Dominio della resa: a est del vallo voluto strenuamente dai sovietici per arginare la fuga verso il capitalismo proterva causa di sperequazione sociale, negli anni Ottanta del secolo breve, dentro casermoni in cui anche i muri hanno occhi e orecchie, mentre la Stasi imperversa dappertutto e le strade sono percorse da automobili dalla carrozzeria di resina e cotone, Klaus e Irene vivono la loro passione sbagliata. Immanuel, invece, cerca la figlia che ha dovuto abbandonare in volti che non conosce né riconosce. E… Intenso e appassionante.

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