di Gabriele Ottaviani
Per abbandonare il Dio del Timeo, cosa bisognava fare? Occorreva giungere a una concezione della causalità che permettesse di far scaturire – automaticamente, in certo senso – il divenire dall’immutabilità, e il tempo dall’eternità.
Storia dell’idea di tempo – Corso al Collège de France 1902-1903, Henri Bergson, Mimesis. Traduzione, introduzione e note a cura di Simone Guidi. Prefazione di Rocco Ronchi. Postfazione di Camille Riquier. Tutto muta, erode, divora, fagocita il tempo. Ma in realtà la sua dimensione più autentica, nonostante certo sia regolato da leggi precisissime, misurato con strumenti raffinati, sancito da nessi e rapporti matematici, che in quanto tali non ammettono l’opinabilità, è quella psicologica, quella della sua percezione, della durata: Bergson si confronta – per lui l’insegnamento, la speculazione e la composizione delle opere non potevano essere scisse – dunque in questo ciclo di lezioni interamente tradotte in italiano con Platone, Aristotele, Plotino, Galileo, Descartes, Spinoza, Leibniz, Newton, Kant e in generale il pensiero occidentale: magnifico, divulgativo, evocativo.