di Gabriele Ottaviani
Di senno è d’uopo, figlie mie: né privo di senno è questo vostro antico padre: ei vi fu guida su le navi; ed ora che siamo in terra, cauto ancor v’esorto che ciò ch’io dico, nel pensier si scriva. Polvere io veggo, d’uno stuol di genti aralda muta: odo bronzine stridere degli assi al rotear: scorgo una turba di scudi armata e di crollanti lance, con curvi cocchi e destrïeri. Certo sono i signor di questa terra: edotti già dai lor nunzî, a esaminarci giungono. O sia che innocua questa schiera appressi, o acuto il cuore d’ira cruda, il meglio è, figlie mie, scampar su questo clivo ove i Numi han consesso. È più che torre sicura un’ara: è scudo non frangibile. Presto, presto!, movete; e i rami supplici ghirlandati di bende, a Giove sacri, compostamente nella manca stretti, dignitose parole e parche e flebili, come conviene a stranïer che giunge, ai forestieri rivolgete; e chiaro narrate a lor questa incruenta fuga. E pria dal vostro labbro in bando vada ogni alterigia: verità da visi modesti spiri, da sereno ciglio: né sii prolissa o garrula: ché molto n’han qui fastidio; e mostrati arrendevole: sei bisognosa di soccorso e profuga: né conviene ai da meno audace labbro…
È una tragedia antichissima, tra le più vetuste che ci sono giunte, probabilmente risalente a quattrocentosessantatré anni prima della nascita di Cristo, ma è più attuale che mai, è il dramma della migrazione, è di Eschilo, e narra di un gruppo di donne dalla pelle scura e dalle vesti esotiche che sbarca nei pressi della città di Argo chiedendo asilo al re Pelasgo, che si trova tra l’incudine e il martello, tra l’inviolabile precetto di Zeus protettore degli ospiti e il rischio di una guerra se le accoglierà. Questa edizione critica curata da Carles Miralles, Vittorio Citti e Liana Lomiento per Bardi ce la restituisce in tutto il suo splendore, con impareggiabile raffinatezza: le Supplici sono il parametro della nostra sempiterna ricerca di umanità e conforto negli occhi di chi ci è di fronte. Impeccabile, monumentale, imperdibile.