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“L’ambizione di Vermeer”

61a5ySCQxHL._AC_UY218_ML3_ (1).jpgdi Gabriele Ottaviani

Vermeer intrattiene una relazione privata molto forte con la propria pittura.

L’ambizione di Vermeer, Daniel Arasse, Carocci, traduzione di Valeria Zini. Nato a Delft nel milleseicentotrentadue, dove è morto solo quarantatré anni dopo, tra fabbriche di birra e botteghe di ceramiche e arazzi, secondogenito e unico maschio di un uomo ambizioso che ha cambiato più volte il suo cognome, che sapeva darsi da fare e la cui attività, tra gli ambiti del commercio di quadri e quello della ristorazione, lo portò a comprare una grande casa, oggi distrutta, e di una donna purtroppo, come i nonni, analfabeta, Vermeer, dei cui primi anni non si sa pressoché nulla, dimostra sin da subito talento e brama di emergere. Si sposa, ha quindici figli, pian piano la sua figura è sempre più celebre: Daniel Arasse lo ritrae con precisione certosina e dovizia di particolari, anche in merito al contesto. Da leggere assolutamente.

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