Libri

“1958”

41GMMs37DZL._AC_US218_di Gabriele Ottaviani

Qui da noi in Italia «quella cosa lì» si può dire in tanti modi: frocio, finocchio, omosessuale, checca, rottinculo, pederasta, sodomita, bardassa, culattina, invertito, paraculo, ricchione, uranista… Mi piace tantissimo come dicono a Firenze: «c’è le paste», che sembra l’annuncio di una festa. Invece odio come lo dicono a Genova, «buliccio», che sembra una specie di lumaca o verme bavoso. Negli ultimi vent’anni circa, specie dopo la guerra, s’è diffusa un’espressione nuova: «fascista». Ora, il fascismo che imperversò per l’Italia dopo la Prima Guerra Mondiale era tutta un’altra cosa. Non per niente l’aveva fondato Benito Mussolini. Mussolini, un romagnolo, figlio del fabbro del paese, dopo aver fatto il maestro, il muratore, il barbone e chissà che altro, aveva risolto il problema di come mettere insieme il pranzo con la cena buttandosi in politica. Un fantastico oratore, era rapidamente diventato un caporione socialista, fino a diventare direttore dell’Avanti. Poi, nel 1914, era uscito (o era stato cacciato) dal partito, che non voleva la guerra mentre Mussolini la voleva: s’era messo con D’Annunzio e aveva fatto di tutto per far entrare nel conflitto l’Italia al fianco degli Alleati, generosamente finanziato da massoni e francesi. Dopo la vittoria crea un movimento detto appunto «fascista» la cui principale attività è quella di manganellare e far bere olio di ricino a socialisti, comunisti, popolari, contadini e operai per conto di agrari e industriali, ovviamente in nome della grandezza dell’Italia. I picchiatori, organizzati in squadre e perciò detti «squadristi», erano spesso ex Arditi delle trincee, si chiamavano fra di loro «camerati» e per distinguersi indossavano camicie nere. Fecero fuori qualche centinaio di persone e nell’ottobre del 1922 sembravano sul punto di conquistare l’Italia. Ecco, mio padre era uno di loro.

1958 – Una storia dell’età atomica, Stefano Trucco, Intermezzi. Il millenovecentocinquantotto, dodici lustri fa, è l’anno, tra sala cinematografica e libreria, di Blob, Vertigo, La gatta sul tetto che scotta, La lunga estate calda, Il vecchio e il mare, Il grande paese, La mosca, Warlock, Colazione da Tiffany, Anatomia di un omicidio, Il dottor Stranamore, Exodus, Licenza di uccidere, Nessuno scrive al colonnello, dei governi Zoli e Fanfani II, il tempo in cui l’Italia non va ai mondiali di calcio, entra in vigore il trattato di Roma, si disintegra lo Sputnik 1 a contatto con l’atmosfera, il Marocco e la Tunisia aderiscono alla lega araba, Modugno vince con Dorelli Sanremo cantando Nel blu dipinto di blu, viene approvata la legge Merlin, esce postumo Il gattopardo, lo scià ripudia Soraya, nasce Madonna, inizia la carriera di Mina, viene alla luce la NASA, Pasternak deve rinunciare al Nobel e accade molto altro ancora, in piena guerra fredda. Tra cui il viaggio verso Roma, sul finire di un luglio bollente, a bordo di una Giulietta rossa, di un aspirante attore insieme a suo padre, un eroe, un agente segreto. Ma… Mozzafiato.

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“1958”

51V2yj7zS3L._AC_US218_.jpgdi Gabriele Ottaviani

Nel 1958, tra gli altri film, escono La gatta sul tetto che scotta, regia di Richard Brooks, che è l’adattamento di un dramma teatrale di Tennesee Williams; Vertigo, La donna che visse due volte di Alfred Hitchock; Il posto delle fragole, di Ingmar Bergam; Il vecchio e il mare con l’indimenticabile Spencer Tracy, tratto dal racconto immortale di Hemingway; La lunga estate calda; il western Il Grande Paese con John Wayne; e due film di fantascienza: The Fly (La mosca), il cui remake fu realizzato nel 1986 e vide come protagonista Jeff Goldblum, e Blob, fluido mortale, del quale alcune scene, oltre che il nome, ci sono divenute familiari grazie alla nota trasmissione televisiva di Rai 3. Del 1957 è un musical di Broadway destinato alla leggenda, che colloca la storia tragica di Giulietta e Romeo nell’Upper West Side di Manhattan – evidentemente, pensando alla vicenda di Orfeo ed Euridice ambientata a Rio, si può ben dire che fossero tipiche dell’epoca le trasposizioni delle vicende letterarie nell’attualità –: si chiama West Side Story, e già nel 1961 diventerà un film di straordinario successo. A proposito di western. Nel 1958 esce un libro che non è passato alla storia delle letteratura, Warlock di Oakley Hall. Eppure, edito in italiano da Sur nel 2016, si presta a una riflessione: difficile che gli sceneggiatori dei film della fine degli anni Settanta non l’abbiano letto, perché contiene tutto ciò che ci è familiare – l’orgoglio dei protagonisti, il loro carisma, il buono e il malvagio, lo sceriffo e la prostituta, l’esercito e gli indiani; le atmosfere e le idee nobili; l’individualismo anarchico degli avventurieri e la volontà di ordine delle comunità dei pionieri – e che infarcisce ogni pellicola di questo genere. Peraltro, l’anno dopo, nel 1959, uscì il film Ultima notte a Warlock (Warlock) con la regia di Edward Dmytryk e con Herry Fonda ed Anthony Quinn come protagonisti. Tra i libri – sempre per riandare all’atmosfera del tempo e sottolineando come questi testi vennero quasi tutti trasposti in opere fondamentali della filmografia mondiale – come non ricordare Colazione da Tiffany di Truman Capote, Anatomia di un omicidio di Robert Traver, Il dottor Stranamore di Peter Jorge, Exodus di Leon Uris? E poi ancora Il crollo del nigeriano Chinua Achebe, un caso rarissimo di libro africano che diventa best-seller internazionale; Licenza di uccidere di Ian Fleming – sì, si tratta dello scrittore di 007 –; il capolavoro di Graham Greene Il nostro agente all’Avana e quello di Gabriel Garcia Marquez, Nessuno scrive al colonnello. Lo scandaloso Lolita di Vladimir Vladimirovic Nabokov era stato scritto tre anni prima, nel 1955, ma è nel ’58 che la prima edizione americana della Putnam’s Sons scala la classifica dei libri più venduti, superando le 100 mila copie nelle prime tre settimane di pubblicazione. E poi, appena due anni prima del ’58, c’è stato l’Howl, l’Urlo di Allen Ginsberg, un grido di rabbia, una chiamata generazionale verso una disperata ricerca di un’identità diversa. Beat significa battuto, prostrato, distrutto, ma Jack Kerouac, altro profeta di quella generazione, rimanda a un’accezione diversa, legata a una forma di beatitude…

1958 – L’altra volta che non andammo ai Mondiali, Bruno Barba, Rogas. Il millenovecentocinquantotto è l’anno in cui entra in vigore il trattato di Roma, si disintegra lo Sputnik 1 a contatto con l’atmosfera, il Marocco e la Tunisia aderiscono alla lega araba, Modugno vince con Dorelli Sanremo cantando Nel blu dipinto di blu, viene approvata la legge Merlin, esce postumo Il gattopardo, lo scià ripudia Soraya, nasce Madonna, inizia la carriera di Mina, viene alla luce la NASA, Pasternak deve rinunciare al Nobel e accade molto altro ancora. Tra cui l’esclusione dell’Italia, il paese in cui, Churchill docet, si affrontano le guerre come partite di calcio e le partite di calcio come guerre, dai campionati del mondo dello sport più amato: è accaduto, com’è noto, anche quest’anno. E Bruno Barba fa un’esegesi magnifica da ogni punto di vista di questo e molto altro, raccontando come i simboli narrino con semplicità ma fin nei recessi più profondi della trama che costituisce la nostra società l’insieme di nodi che la connotano e compongono. Da non lasciarsi sfuggire.

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