festa del cinema di roma

“Stay still”

coverlgdi Gabriele Ottaviani

Stay still. Alla quattordicesima edizione della festa del cinema di Roma la pellicola con cui la documentarista Elisa Mishto debutta con successo nel cinema di finzione, avvalendosi anche di una brava compagine attoriale che vede tra i suoi membri, oltre alle protagoniste, due donne che sembrano l’una lo specchio dell’altra, gemelle assai diverse, canto e controcanto, anarchiche e ribelli, una ricca e soffocata dal peso delle responsabilità che fugge di tanto in tanto da un mondo spersonalizzante e destabilizzante in un luogo dove di norma nessuno invece vorrebbe o solo immaginerebbe di poter trovare riparo, ossia una clinica psichiatrica, l’altra un’infermiera alle prese con le difficoltà della maternità, pure Giuseppe Battiston, come al solito credibile nella parte affidatagli, e della colonna sonora, caleidoscopica e molto intrigante e originale, di Apparat, avvince e convince, raccontando un’intensa storia di amicizia e resistenza. Interessante.

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“Light of my life”

Screenshot_20191025-220550.pngdi Gabriele Ottaviani

Light of my life. Il mondo non finirà mai perché le donne lo raccontano, ha scritto con la consueta icastica bravura Barbara Alberti, prossimamente anche tra i protagonisti del nuovo film di Ferzan Ozpetek. E un mondo senza donne è innegabilmente un mondo sotto ogni aspetto più brutto, turpe e triste: è questo il mondo che nella sua bella, dolente, distopica, allegorica, emozionante, solenne, intensa, maestosa, potente, vibrante, straziante, mai retorica, nonostante il titolo, opera, che non ignora, cambiando quel che dev’essere cambiato, né la lezione di McCarthy né quella dell’ottimo A quiet place di Krasinski, deve affrontare il bravo Casey Affleck, con sua figlia, unica superstite del genere femminile sul pianeta, immune al morbo che ha falcidiato tutte le altre, madre compresa, che lui camuffa per proteggerla da maschio, tiene al sicuro, con timore e pudore educa all’esistenza. Ma… Epico.

 

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“La villa”

Catturadi Gabriele Ottaviani

La villa. Alla festa del cinema di Roma. Un film documentario su Scampia. Di Claudia Brignone. Intenso, ben scritto, ben diretto, ben confezionato, realizzato con cura, abilità, precisione e occhio attento, il ritratto di uno di quelli che per eccellenza viene definito quartiere difficile, dove quotidianamente si deve fare i conti con numerose problematiche e con il senso di frustrazione, abbandono ed emarginazione, è interessante e compiuto. Da vedere. Per conoscere, capire, riflettere, immaginare di edificare una realtà più equa.

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“Don’t forget to breathe”

Don’ Forget To Breathe / Ne pozabi dihatdi Gabriele Ottaviani

Don’t forget to breathe. Alla festa del cinema di Roma, nella sezione Alice nella città, che sovente regala gemme innovative, interessanti, originali, emozionanti e riuscite. «Me la ricordo.» «Te la ricordi» gli ho fatto eco. Mi ha guardato e ha sorriso. Mi ha fatto piacere. Forse perché sapevo che mi stava prendendo in giro. Vent’anni sono ieri, e ieri è stamattina presto, e stamattina sembra lontana anni luce. «Sono come te» ha detto. «Mi ricordo tutto.» Mi sono fermato un secondo. Se ti ricordi tutto, volevo dirgli, e se sei davvero come me, allora domani prima di partire o quando sei pronto per chiudere la portiera del taxi e hai già salutato gli altri e non c’è più nulla da dire in questa vita, allora, una volta soltanto, girati verso di me, anche per scherzo, o perché ci hai ripensato, e, come avevi già fatto allora, guardami negli occhi, trattieni il mio sguardo, e chiamami col tuo nome: è forse questo in assoluto uno fra gli explicit migliori di sempre di tutta la letteratura, nato dalla mente e dalla sensibilità di Aciman ed esaltato da Ivory e Guadagnino e dalla natura di Moscazzano e zone limitrofe, e cambiando quello che dev’essere cambiato le sensazioni che si provano accostandosi a questa coproduzione italo-sloveno-croata, un Bildungsroman sentimentale di Martin Turk in cui si racconta lo stravolgimento che subisce la vita del quindicenne Klemen quando suo fratello, cui è legatissimo, si innamora di Sonja, sono assai simili, e la pellicola con i bravi, tra gli altri, Matija Valant, Tine Ugrin, Iva Krajnc Bagola, Klara Kuk, Nikola Đuričko, Ronja Matijevec Jerman, Jakob Cilenšek e Miha Rodman, indaga l’anima e le sue fragili ali di falena con delicatezza. Da vedere.

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“Pupone”

download.jpgdi Gabriele Ottaviani

Pupone. Alla festa del cinema di Roma. A Roma sanno tutti di chi si tratti, è diventato persino santo in un video promozionale divenuto virale nello spazio di un sospiro: è un bravo ragazzo, un grande campione, un padre di famiglia, uno schietto rappresentante della romanità più autentica, sorniona e assieme ingenua, un campione del mondo, una bandiera della compagine giallorossa costretta a lasciare con ogni probabilità in anticipo rispetto a quanto avrebbe potuto e voluto la squadra della sua vita, quella cui tanto ha dato, da cui tantissimo ha avuto, per cui a moltissimo ha rinunciato. Ma c’è un ragazzo per il quale il maledetto tempo, proprio in quei medesimi frangenti, non si comportava in modo dissimile: si attende sempre con trepidazione di diventare maggiorenni, ma se si è in difficoltà e questo significa non poter più per legge abitare in quello che fino a quell’istante è stato il proprio posto nel mondo, ossia la casa famiglia, quel compleanno si ammanta di iattura, e… Bildungsroman per interposto Totti, il corto è bellissimo. Da vedere.

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“El numero nueve”

coverlgdi Gabriele Ottaviani

El numero nueve – Gabriel Batistuta. Il suo Irina, ti amo rivolto alla telecamera, con ogni probabilità per farsi perdonare qualche marachella in quel di Firenze, ha fatto il giro del globo: del resto si tratta di un campione straordinario, un grandissimo calciatore, un attaccante formidabile che ha vissuto e fatto vivere una stagione sublime anche a/alla Roma. Cinquant’anni compiuti il primo di febbraio scorso, argentino, di recente molto apprezzato per la scelta di educare i suoi ragazzi, pure privilegiati, a guadagnarsi da vivere con le proprie forze, Gabriel Omar Batistuta è davvero un bel personaggio: e il film lo racconta benissimo. Da vedere.

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“Nessun nome nei titoli di coda”

Cattura.PNGdi Gabriele Ottaviani

Nessun nome nei titoli di coda. Roma è la città della settima arte, Cinecittà è la sua sola vera industria. Nata in epoca fascista, ha attraversato i decenni. E come si fa a non amare visceralmente qualcosa che è fatto della stessa materia della quale sono fatti i sogni, i desideri, le speranze? Un film si fonda su tanto lavoro, su tanta passione, di tante persone: pensate solo alle sequenze in cui la macchina da presa riprende immagini di folle che si radunano in un qualche luogo. Sono mille e più volti, tutti visibili eppure indistinguibili, nomi che appaiono ma nessuno ricorda, identità che non restano stampigliate in nessuna locandina, né nei titoli di coda. Sono le comparse. E a Roma, se dici comparsa, da mezzo scolo e più, dici Spoletini, un cognome, una garanzia, cinque fratelli di Trastevere che hanno edificato l’arte che ha dato lustro al paese, manovali della celluloide: uno di loro, che ormai giovane non è, vorrebbe lasciare traccia di sé, e per questo nasce questa deliziosa e tenerissima lettera d’amore. Il documentario di Simone Amendola è da vedere.

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“Western stars”

Cattura.PNGdi Gabriele Ottaviani

Western stars. I wake up in the morning, just glad my boots are on Instead of empty in the whispering grasses Down the Five at Forest Lawn On the set, the makeup girl brings me two raw eggs and a shot of gin Then I give it all up for that little blue pill That promises to bring it all back to you again Ride me down easy, ride me down easy, friend Tonight the western stars are shining bright again Here in the canyons above Sunset, the desert don’t give up the fight A coyote with someone’s Chihuahua in its teeth skitters ‘cross my veranda in the night Some lost sheep from Oklahoma sips her Mojito down at the Whiskey Bar Hell, these days there ain’t no more, now there’s just again Tonight the western stars are shining bright again Some days I take my El Camino, throw my saddle in and go East to the desert where the charros, they still ride and rope Our American brothers cross the wire and bring the old ways with them Tonight the western stars are shining bright again Once I was shot by John Wayne, yeah, it was towards the end That one scene’s bought me a thousand drinks, set me up and tell it for you, friend Here’s to the cowboys, riders in the whirlwind Tonight the western stars are shining bright again And the western stars are shining bright again Tonight the riders on Sunset are smothered in the Santa Ana winds And the western stars are shining bright again C’mon and ride me down easy, ride me down easy, friend ‘Cause tonight the western stars are shining bright again I woke up this morning just glad my boot were on… Bruce Springsteen non ha bisogno di presentazioni. È semplicemente un mito. Questo film documentario racconta il suo ultimo album, ci fa sentire tredici brani meravigliosi, affronta temi come l’amore, la perdita, l’amicizia, l’esistenza, il passare inesorabile e ineluttabile del tempo, amalgama con eleganza suggestioni emozionanti. Imprescindibile.

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“The vast of night”

vast.PNGdi Gabriele Ottaviani

The vast of night. In una cittadina del New Mexico, in piena guerra fredda, si sta per disputare in una buia serata una partita di basket. Tutta la comunità si raduna al palazzetto dello sport. Everett, che lavora alla radio locale, e Fay, dolce sedicenne che ha un debole per lui e che si guadagna da vivere come centralinista, non possono dunque prendere parte all’evento. E sono pertanto loro di fatto i soli che si accorgono che qualcosa non va, che c’è qualcosa di inquietante, misterioso, pericoloso che incombe su di loro… Ben scritto, ben diretto, ben recitato, suggestivo, intrigante. Da vedere.

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“The report”

download.jpgdi Gabriele Ottaviani

The report. Con gli ottimi Adam Driver nel ruolo di un giovane idealista, Annette Bening, in quello, iconico, di Dianne Feinstein, una delle due senatrici federali che rappresentano la California, in carica dal millenovecentonovantadue, autorevolissima esponente del Partito Democratico, unica donna sindaco di San Francisco (fu lei a trovare in ufficio il corpo senza vita di Harvey Milk), Jon Hamm, Michael C. Hall, Matthew Rhys, Corey Stoll, Maura Tierney, Tim Blake Nelson, Ted Levine, Jennifer Morrison e tanti altri, la pellicola di Amazon passata con meritato successo dal Sundance narra della strenua battaglia per far emergere la verità in merito alle nefandezze, alle torture e al fango di giochi di potere perpetrati dalla CIA, che, per carità, si sa, non è esattamente, e nessuno pretende che lo sia, un’accolita di carmelitane scalze, ma che dopo l’undici settembre del duemilauno, l’anno zero della nostra era, non si è tirata indietro dinnanzi ad alcuna protervia illiberale, mettendosi sullo stesso livello dei criminali da combattere. Capita, però, che a tal proposito ogni tanto di diffondano dei rapporti, e che… Solido, potente, intenso, rigoroso, da vedere assolutamente.

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