di Gabriele Ottaviani
Light of my life. Il mondo non finirà mai perché le donne lo raccontano, ha scritto con la consueta icastica bravura Barbara Alberti, prossimamente anche tra i protagonisti del nuovo film di Ferzan Ozpetek. E un mondo senza donne è innegabilmente un mondo sotto ogni aspetto più brutto, turpe e triste: è questo il mondo che nella sua bella, dolente, distopica, allegorica, emozionante, solenne, intensa, maestosa, potente, vibrante, straziante, mai retorica, nonostante il titolo, opera, che non ignora, cambiando quel che dev’essere cambiato, né la lezione di McCarthy né quella dell’ottimo A quiet place di Krasinski, deve affrontare il bravo Casey Affleck, con sua figlia, unica superstite del genere femminile sul pianeta, immune al morbo che ha falcidiato tutte le altre, madre compresa, che lui camuffa per proteggerla da maschio, tiene al sicuro, con timore e pudore educa all’esistenza. Ma… Epico.