cultura, Libri

“Mare in fiamme”

MARE IN FIAMME COVERdi Gabriele Ottaviani

Vedrai che avremo presto notizie…

Mare in fiamme, Francesco Troccoli, L’asino d’oro edizioni. La Libia è vicina, ma al tempo stesso lontanissima: diversi gli usi, i costumi, le condizioni, convenzioni, situazioni e connotazioni sociali, economiche, culturali, politiche, religiose. Eppure la storia di questo grande paese che fu l’avventura coloniale di un’Italia che se ne tornò al di là di quello che tutto sommato non è che un piccolo braccio di mare con le pive nel sacco parlando di uno scatolone di sabbia è strettamente connessa, in primo luogo proprio per questo motivo, a quella dello Stivale: ed è una storia che purtroppo spesso si declina attraverso abusi, soprusi, delitti, misteri. Che seducono e inquietano, e che non ci si può esimere dal tentare di svelare, per raggiungere la verità e la consapevolezza. Troccoli indaga la storia attraverso il romanzo e la narrativa per il tramite delle testimonianze dei fatti, descrivendo una parabola umana molteplice e variegata che valica il tempo e le generazioni e costringe a fare i conti, soprattutto con sé stessi. Da non perdere, magnetico sin dalla splendida copertina.

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cultura, eventi, Libri

La casa della poesia di Monza

download.jpgPubblicazione a cura della redazione del comunicato stampa

LA CASA DELLA POESIA DI MONZA
SALOTTO LETTERARIO REGINA MARGHERITA

Venerdì 18 ottobre ore 17.30

Reggia di Monza – primo piano nobile – viale Brianza, 1

 

DIARIO ORDINARIO 

di e con Ginevra Sanfelice Lilli 

Introduce Antonetta Carrabs – Presidente La casa della Poesia di Monza

Con la partecipazione di Max De Aloe – armonica cromatica


La Casa della poesia di Monza annuncia la presentazione della raccolta di poesie Diario Ordinario (Marco Saya Edizioni) di Ginevra Sanfelice Lilli, ospite del Salotto Letterario Regina Margherita, venerdì 18 ottobre alle ore 17.30, con l’introduzione di Antonetta Carrabs, Presidente della Casa della Poesia di Monza, e con la partecipazione del musicista Max De Aloe – armonica cromatica. L’iniziativa è patrocinata da: Comune di Monza, Gli Eventi di Villa Reale, Parco Letterario Regina Margherita e Parco Valle Lambro, Reggia di Monza e inserita nella rassegna Mirabello Cultura 2019/20. L’ingresso è gratuito, fino ad esaurimento posti.

Ginevra Sanfelice Lilli, poetessa e artista legata al rapporto fra segno e parola poetica, dà voce a sue testimonianze di vita che emergono da materiale edito e inedito, tratto da filastrocche, scritte da bambina, e da brevi brani tratti da pagine di diari che risalgono a quando l’autrice ha iniziato a scrivere. Un materiale teso a tessere nel corso dell’incontro il filo di un’esistenza che vede la scrittura come spina dorsale della sua crescita sotto forma di ragionamento intimo e precoce. Una salvaguardia della propria identità che si rende strumento di formazione, memoria, consolazione e ascolto di sé.

La selezione di poesie raccolte in Diario ordinario è stata pubblicata dalla casa editrice milanese Marco Saya Edizioni nel 2014, e selezionata nel 2015 per il Premio Internazionale di Letteratura Città di Como.

Max De Aloe, tra i più attivi armonicisti jazz in Europa, annovera nel suo curriculum prestigiose collaborazioni con musicisti del calibro di Kurt Rosenwinkel, Adam Nussbaum, Paul Wertico, Bill Carrothers, John Helliwell dei Supertramp, Eliot Zigmund, Paolo Fresu e molti altri.

Ha all’attivo tredici album, realizzazioni di colonne sonore per spettacoli teatrali e documentari, oltre a collaborazioni con poeti, scrittori e registi.

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arte, cultura

Viaggio a Cremona: il Museo del Violino

Museo_del_Violino_a_Cremona_liuteria_a_cemona_liutai_cremonesi_trattorie_a_cremona_-img164-01-1di Erminio Fischetti

Cinque secoli dell’antica tradizione della liuteria cremonese raccontati con ricchezza di particolari e attenzione ai dettagli, alla storia e anche alla tecnologia moderna al Museo del Violino, che si trova nel centro della città lombarda.
Nel museo, la cui fondazione “Museo del Violino Antonio Stradivari” (già Ente Triennale) tutela e promuove il valore artistico e artigianale di questo affascinante strumento musicale, diventato leggenda e studiato in tutto il mondo, è possibile infatti scoprire, all’interno del bellissimo edificio, mezzo millennio di liuteria attraverso l’incontro diretto con i violini creati dalle famiglie Amati e Guarneri e da Antonio Stradivari.

La struttura organizza concorsi, mostre, convegni, pubblicazioni, congressi e concerti.
Le sale museali ospitano ovviamente strumenti originali, installazioni multimediali e un ricco corredo di documenti che consentono al visitatore di fare un percorso suggestivo e coinvolgente dove violini, suoni, profumi e immagini concorrono a ricostruire il valore della storia e il contributo che lo strumento cui è dedicato l’edificio ha dato alla musica e alle arti in generale. Elitario e popolare al tempo stesso, il violino è approdato in ogni angolo del pianeta ed è stato raccontato dalla letteratura e dal cinema. Ad esempio negli anni Novanta è stato al centro di un programma scolastico di alcune scuole disagiate di Harlem a New York, oggetto anche di un documentario dal titolo Piccole meraviglie, vincitore del premio Oscar e diretto da Alan Miller, che ha portato visibilità non solo al progetto, ma allo stesso mezzo musicale, rendendolo popolare all’interno di un contesto sociale che se ne credeva estraneo, proprio perché considerato appannaggio di una minoranza privilegiata. Il successo è poi aumentato quando, quattro anni più tardi, nel 1999, questo portò all’adattamento cinematografico del racconto della vita della sua ideatrice, Roberta Guaspari, con il film di Wes Craven La musica del cuore con protagonista Meryl Streep, che per la sua prova ottenne la dodicesima candidatura all’Oscar della sua carriera d’attrice e che per l’occasione aveva imparato a suonare lo strumento.
Dal 5 dicembre 2012, la cultura dei “saperi e saper fare liutario della tradizione cremonese” è stata iscritta nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO, mentre già dal 2009 la Fondazione ha promosso il progetto “Friends of Stradivari”, che riunisce a livello mondiale chi possiede, studia, utilizza o ne è semplicemente appassionato strumenti della liuteria classica cremonese. Un mondo affascinante da scoprire anche per chi è un semplice neofita.

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cultura, eventi, Intervista

Premio Voci 2019 – Intervista ad Antonella Piccolella

download.pngdi Gabriele Ottaviani

Che cos’è il Premio speciale Borsa di studio Gaetano Piccolella?

La Borsa di studio Gaetano Piccolella è un premio di poesia di 500 Euro riservato agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado assegnato nel contesto del Premio Letterario Internazionale Voci – Città di Roma. Il Premio Voci, quest’anno alla sua XIV edizione, è organizzato dal Circolo I.P.LA.C. (Insieme Per La Cultura). La Borsa di studio è stata istituita lo scorso anno in memoria di mio padre Gaetano Piccolella, socio-fondatore dell’I.P.LA.C., scomparso prematuramente nel 2017 per incoraggiare i giovani nella scrittura poetica. Gli studenti delle scuole secondarie possono partecipare gratuitamente alle sezioni A (poesia singola fino ad un massimo di 4 poesie) e B (libro di poesia). Oltre alle poesie in versi liberi, i ragazzi si possono cimentare anche con la scrittura in metrica o in dialetto. Lo scorso anno hanno partecipato 142 ragazzi su scala nazionale con oltre 300 poesie, ed è risultata vincitrice una studentessa del Liceo Classico di Avellino “Publio Virgilio Marone”. Quest’anno per finanziare la borsa di studio è stata pubblicata la raccolta di poesie di Gaetano Piccolella Desideri d’Amore disponibile su Amazon (https://tinyurl.com/y326jnf5).

Perché nella società dei social network c’è ancora bisogno di poesia?

Siamo in un’epoca in cui si corre tantissimo, i ragazzi sono costantemente esposti a stimoli esterni, apparentemente molto connessi ma in realtà sempre più isolati. Anche il linguaggio è cambiato. Si ricerca l’efficienza nella comunicazione e scompare la ricerca della parola giusta, della nuance che faccia la differenza. I ragazzi di oggi hanno un’acuta intelligenza e spiccata sensibilità ma spesso non sanno come esprimerla, come trovare la loro voce. La poesia è il linguaggio dei sentimenti che restano universali, travalicando confini e generazioni. La poesia offre ancora un’importante spazio di espressione per i giovani, che comunque la coltivano anche se in forme diverse attraverso la musica, la street art o quella estrema forma di “haiku” che sono i tweet.

Che messaggio vuoi trasmettere ai giovani?

Il messaggio che voglio trasmettere è che scrivere, soprattutto scrivere poesia, è un grande valore e va quindi riconosciuto e premiato. Mi auguro che la poesia possa essere di sostegno ai ragazzi di oggi così come lo è stato per mio padre che sin da giovane ha convissuto con la depressione trovando nella poesia un porto sicuro, uno spazio in cui essere se stesso, dare sfogo alle paure e riporre le speranze. La poesia è uno strumento per trovare sé stessi e tirare fuori quell’Io che la società nasconde dietro i ruoli, i risultati e le aspettative. La poesia è una forma di resistenza, è negli occhi e nel cuore di chi scrive. La penna è lo strumento attraverso cui questi piccoli grandi micro-mondi diventano di tutti e diventano per sempre.

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cultura, eventi, Libri

Premio “Leggi in salute – Angelo Zanibelli” – VII edizione

Tutto ciò che il paradiso permettePubblicazione a cura della redazione del comunicato stampa

Con la presenza di Gianni Letta in qualità di Presidente della giuria, il Premio primo nel suo genere, è stato istituito da Sanofi nel 2013 in memoria del Direttore Comunicazione e Relazioni Istituzionali Angelo Zanibelli, per sostenere il valore del racconto sulla salute nel percorso di cura dei pazienti. La narrazione della malattia ha oggi un valore riconosciuto, per migliorare il rapporto fra medico e paziente, per stimolare l’ascolto attivo delle esigenze individuali, per condividere senza imbarazzo la propria condizione, cercando alleanze e supporto. Raccontare per essere liberi e recuperare la propria dignità di persona al di là della malattia.

Per il terzo anno è stata rinnovata la collaborazione con Cairo Editore che pubblicherà il vincitore della sezione INEDITI  (i testi per questa categoria dovranno essere presentati entro e non oltre il 30 luglio 2019) come già per il vincitore dell’edizione del duemiladiciotto, Tutto ciò che il paradiso permette di Manuela Caracciolo.

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cultura, eventi, premio goliarda sapienza

And the winners are…

download.pngPubblicazione a cura della redazione del comunicato stampa

Premiati al Salone Internazionale del Libro

ex aequo

Stefano Lemma  – autore del racconto La Crisalide

e

Michele Maggio – autore del racconto Comma 22

vincono l’VIII Edizione del

PREMIO GOLIARDA SAPIENZA – RACCONTI DAL CARCERE

Progetto Speciale Malafollia

Reading

LUIGI LO CASCIO

Interventi

EDOARDO ALBINATI, ERRI DE LUCA, PATRIZIO GONNELLA

I racconti pubblicati nel libro

Malafollia

a cura di  ANTONELLA BOLELLI FERRERA

(Giulio Perrone Editore)

Torino, 9 maggio 2019-  Vincono l’VIII Edizione del Premio Goliarda Sapienza – Racconti dal carcere, progetto speciale Malafollia,  STEFANO LEMMA autore del racconto LA Crisalide e MICHELE MAGGIO autore del racconto Comma 22.

La cerimonia di premiazione, che anche quest’anno si è svolta non più in un carcere, ma in mezzo alla gente e nel luogo simbolo della cultura – il Salone Internazionale del Libro – è stata condotta dalla giornalista Antonella Bolelli Ferrera, ideatrice e curatrice del Premio Goliarda Sapienza (promosso da Inverso Onlus e SIAE) unico concorso europeo rivolto alle persone detenute, che vede la partecipazione attiva di grandi scrittori ed artisti nelle vesti di tutor . Madrina è la scrittrice Dacia Maraini.

“I più grandi scrittori ed artisti da anni sono di fatto i testimonial di un progetto che si pone un fondamentale obiettivo – ha affermato Antonella Bolelli Ferrera: – portare la cultura in carcere affinché assieme ad essa germogli una cultura della legalità. Senza di loro il Premio rimarrebbe ristretto nella nicchia degli addetti ai lavori, mentre è anche creando un collante fra i due mondi – quello esterno e quello dentro il carcere – che si possono gettare le basi per innescare quel processo virtuoso che induce alla riflessione. Un progetto ambizioso, ma la cultura questo potere ce l’ha. Ed anche la nostra presenza qui –  conclude – ha un significato particolare, per questo ringrazio Nicola Lagioia, direttore artistico del Salone, per avere ospitato anche quest’anno il nostro evento in mezzo ai grandi della letteratura mondiale”.

Il progetto:

Dopo il felice esperimento del laboratorio di scrittura creativa dello scorso anno, è stata costituita una factory creativa formata dagli autori che nel corso delle diverse edizioni del Premio Goliarda Sapienza si sono distinti per qualità di scrittura e di pensiero. Sotto una guida editoriale, ma con assoluta libertà espressiva, gli autori (una ragazza e cinque uomini di varie età) si sono cimentati nella scrittura di racconti sul tema della follia in carcere. Da qui il titolo del progetto speciale Malafollia, il primo passo verso un più ampio progetto di scrittura collettiva.

LA CERIMONIA DI PREMIAZIONE

Reading:

Dopo la presentazione degli autori finalisti (“Edmond”, Patrizia Durantini, Stefano Lemma, Michele Maggio, Sebastiano Prino, Salvatore Torre), è stato l’attore Luigi Lo Cascio a dar voce alla follia narrata nei loro racconti, pubblicati nel libro “Malafollia” (Giulio Perrone Editore) a cura di Antonella Bolelli Ferrera.

I Racconti:

Patrizia Durantini Pensieri doppi, “Edmond” Perché un pazzo che cos’è?, Stefano Lemma La crisalide, Michele Maggio Comma 22, Sebastiano Prino Sa bentana cunzada (La finestra chiusa), Salvatore Torre Sesto Lario e Svastica.

I proventi del libro saranno utilizzati per iniziative volte a favorire la cultura della legalità

Interventi:

Sono intervenuti gli scrittori Erri De Luca, Edoardo Albinati e Patrizio Gonnella.

Erri De Luca, storico Tutor del Premio Goliarda Sapienza, a proposito del percorso interiore, a volte doloroso, che deve compiere uno scrittore, ha detto: “Scrivere, soprattutto quando parte da un faticoso lavoro di introspezione, può essere liberatorio, come parlare a un ascolto amico, ma per diventare libro per lettore, bisogna oltrepassare la soglia della confessione. La storia narrata deve far dimenticare al lettore che esiste l’autore.”

Edoardo Albinati, autore di una introduzione del libro Malafollia è rimasto colpito dalla qualità dei racconti: “Ho trovato originale l’idea di concentrarsi sul tema della follia, perché c’è un nesso molto forte tra essa e il carcere, sia quando la follia è il prodotto della carcerazione sia quando ne è la premessa, però quello che mi ha colpito è stata la qualità di scrittura di questi racconti, di cui almeno due-tre di rango letterario assoluto; ritengo che il piacere di leggere sia senz’altro la cosa più attraente, la condizione per cui è valsa la pena scrivere l’introduzione a questo libro.”

Patrizio Gonnella, autore di una seconda introduzione per il libro, come presidente dell’Associazione Antigone, ha invece posto l’accento sull’importanza della Sentenza 99 della Corte Costituzionale: “Pone un punto che non è solo di principio, ma ha un forte impatto pratico, ovvero l’equiparazione della salute psichica alla salute fisica. È un retaggio del passato quello di ritenere la malattia solo qualcosa che colpisce il corpo, e questa equiparazione in tema di benessere psicofisico, pur riferendosi a un unico articolo, potrà avere un impatto più generale sull’ordinamento penitenziario. Quale sarà questo impatto lo vedremo con il tempo, sicuramente sarà un grosso strumento nelle mani della Magistratura di Sorveglianza, che potrà mettere in campo tutti gli strumenti, anche normativi, attivabili di solito per la malattia fisica, laddove vi sia un serio disagio psichico”.

Giuria:

Per la prima volta nella storia del Premio Goliarda Sapienza, le votazioni hanno determinato un’assoluta parità fra due racconti.

La giuria formata da scrittori e giornalisti (Annamaria Barbato Ricci, Paolo Di Paolo, Massimo Lugli, Giordano Meacci, Angelo Pellegrino, Federico Ragno, Marcello Simoni, Cinzia Tani, Nadia Terranova, Mons. Dario Edoardo Viganò) e da circa duecento studenti liceali, è presieduta

dal poeta Elio Pecora che ha detto: “Questo risultato di parità è la dimostrazione dell’elevato livello dei racconti che hanno diviso la giuria equamente, dimostrando peraltro l’autenticità di questo concorso”.

Vincitori ex aequo:

Stefano Lemma, autore de La crisalide

Motivazione: “Racconto fluido e ben strutturato che percorre le traiettorie della follia trasmettendone le tipiche fissazioni ed esplosioni. Denota un’abilità letteraria capace di allargare l’orizzonte e riflettere sulla genialità dell’estro creativo”.

Michele Maggio autore di Comma 22

Motivazione: “Un bellissimo squarcio non solo sulla detenzione ma soprattutto su quello che può accedere quando ci si ritrova, spaesati e impauriti, nel mondo dei “liberi”

Premi:

Ai vincitori: premio di 750 euro ciascuno.

Ogni autore ha ricevuto una donazione di 500 euro.

Al progetto è stata conferita la Medaglia del Presidente della Repubblica.

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cultura, eventi, Intervista

“Caffè, cornetto e poesia”: intervista a Valerio Gatto

image-3di Gabriele Ottaviani

Il terzo, bellissimo e problematico, amato anche da Flaiano, che vi visse e a cui è dedicata la biblioteca di zona, municipio di Roma, Montesacro, che comprende anche il Tufello, Vigne Nuove, Talenti, Fidene, Serpentara, Nuovo Salario, Bufalotta, Porta di Roma e molte altre zone, è, davvero, e non è un caso che si chiami proprio così il movimento culturale che si sta distinguendo per una serie di importanti, splendide e assai significative iniziative (che hanno portato luminari come Serianni e attori formidabili come Mastandrea a parlare nei cortili, nelle piazze, fra la gente), da quando la giunta è tornata, con la guida di Giovanni Caudo e la presenza, come assessore, di un intellettuale di pregio e spessore come Christian Raimo, a essere di centrosinistra, Grande come una città: in Italia i comuni sono ottomila, ma se il terzo municipio fosse a sé sarebbe la settantesima località italiana per estensione (se fosse – e non è il gioco della Carrà – un quadrato avrebbe quasi dieci chilometri di lato), la venticinquesima per densità, la quindicesima per numero di abitanti, più di Trieste e poco meno di Padova. La portata degli eventi è dunque di grande rilievo: il ventuno di marzo sboccia la primavera e con essa un’iniziativa. Chi prenderà il caffè al bar avrà a disposizione un distributore di poesie. Intervistiamo il promotore di questa iniziativa, Valerio Gatto.

Di solito alle chiacchiere da bar si fa riferimento con tono spregiativo, ma invece è proprio dal contatto e dal dialogo fra le persone che nasce l’arte, che trae vita la bellezza: come è nata questa idea e perché?

Come dice Mariangela Gualtieri, c’è sempre più bisogno di parole-ponti, parole-ali, e quindi di bellezza, e nel bar, oltre a quella del caffè, c’è anche quella della varia umanità delle persone di ogni estrazione sociale che si incontrano, e magari in quest’occasione escono con una poesia, un sorriso, un momento di riflessione. Noi faremo quattro reading, ma i bar, il cui numero in tutto il municipio è in continua crescita, che saranno coinvolti nell’iniziativa il 21 marzo sono al momento cinquanta, fra Talenti, Conca d’Oro, Bufalotta, Vigne Nuove, Montesacro, Serpentata, Fidene, Nuovo Salario (ci manca Villa Spada ma ci stiamo lavorando…).

Qual è il vostro obiettivo e quali sono i prossimi eventi in programma, e gli obiettivi a medio e lungo termine di Grande come una città?

Siamo quattrocento persone divisi in trenta gruppi, abbiamo i Supereroi della divulgazione che girano il quartiere parlando di scienza, creiamo occasioni non solo di intrattenimento, ma anche, soprattutto, per pensare e ragionare, di incontro, parlando di Mozart al liceo musicale o con le attività della scuola politica popolare, per ricreare la fiducia, l’empatia, la curiosità, la fiducia nello scambio, la visione del futuro che stiamo perdendo, per interrogarci in merito a dove stiamo andando, e quale società vogliamo che non venga distrutta dal nostro incattivirci, perché la cultura e l’istruzione, oltre a essere grandi opportunità anche lavorative, sono la sola speranza contro il degrado, di ogni genere.

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cultura, eventi

Caffè, cornetto e poesia

image-3Pubblicazione a cura della redazione del comunicato stampa

Giornata Internazionale della Poesia, 21 marzo.

“Caffè, cornetto e poesia. 50 bar X 50 poesie”. Da Roma a…?

 

21 marzo 2019: per la Giornata Internazionale della poesia l’obiettivo sarà inondare i territori di poesie. “Caffè, cornetto e poesia. 50 bar per 50 poesie”. Da Roma a…? Un’iniziativa che parte dal gruppo arti performative di Grande Come una città, del terzo municipio, perché “La poesia nacque la notte in cui l’uomo contemplava la luna pur consapevole che non era commestibile.” (Valeriu Butulescu), ma anche una proposta che mira a contagiare la creatività di chi anima tutti i territori e le città che avranno il piacere di imitarla e farla propria.

A Roma 50 i bar che hanno già aderito all’iniziativa.

Per il 21 marzo riceveranno Contenitori con all’interno Poesie: i clienti potranno prenderne gratuitamente mentre consumeranno il caffè. Il tema che lega le poesie scelte è l’incontro: quello con sé stessi, con il proprio amore, desiderato e temuto, ma anche l’incontro con il diverso da noi che ci apre agli altri e ad arricchirci

Tra i bar che hanno aderito all’iniziativa: Pasticceria Carmignani di via Monte Cervialto, Caffè Rosati di piazzale Adriatico, il Bar Mr Silvio pieno di studenti di piazza dell’Ateneo Salesiano, il Bar Caffetteria Conca d’oro – famoso per aver messo libri al posto delle slot machine; il Bar Cupido di Serpentara, il Lollo Bar di Nuovo Salario con il suo spazio di artigianato dedicato a un progetto solidale in Congo, Bar L’Angolo Verde di Vigne Nuove e il Bar Pasticceria I Talenti a Talenti.

Saranno più di 50 le poesie distribuite con testi di poeti moderni, contemporanei di tutto il mondo e non mancheranno testi di cantautori italiani: Mariangela Gualtieri, Erich Fried, Leopardi, Pedro Solinas, Franco Arminio, Sylvia Plath, Gianni Rodari, Patrizia Cavalli, Nazim Hikmet, Pierpaolo Pasolini, Charles Bukowski, Alda Merini, Antonia Pozzi, Edgar Lee Masters, Rabindranath Tagore, Michele Mari, Wislawa Szymborska, Guido Catalano, Lucio Dalla, Fabrizio De Andrè.

In occasione della Giornata Mondiale della Poesia il 21 marzo questi bar saranno animati da letture di poesie sussurrate, musicate, recitate. Tra questi: Lollo Bar, via Piero Foscari, 93 dalle ore, 17,00; Bar Yogurt, via Valle Melaina 161, dalle ore 13,30; Bar Caffetteria Conca d’Oro, via Conca d’Oro, 232 dalle ore 11,00; Lucky Bar, via Val di Non, 60 dalle ore 16,30.

Grande come una Città è un vero e proprio movimento di persone nato nel Terzo Municipio attorno all’assessorato alla cultura, con il progetto di creare con gli stessi abitanti dei quartieri incontri, eventi, arte e cultura animati dal valore della cittadinanza attiva e dalla convinzione che la cultura sia un preziosissimo strumento per costruire cittadini consapevoli.

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cultura

Premio Laurentum

Liliana_Segre_(XVIII_Legislatura_Senato).jpgPubblicazione a cura della redazione del comunicato stampa

Premio Laurentum per la poesia edizione 2018

Nella Sala della Lupa della Camera dei deputati,

 la cerimonia di Premiazione delle personalità e dei poeti insigniti.

 

Dal Presidente di Giuria, Gianni Letta, consegnati tutti i riconoscimenti istituzionali più prestigiosi: il Premio Speciale 2018 alla Senatrice Liliana Segre, il Premio I valori della Cultura al Prof. Vincenzo Scotti, il Premio Speciale 2018 al Dott. Comm. Marco Buticchi, il Premio Dante Alighieri al poeta Umberto Piersanti, il Premio Laurentum per la Poesia 2018 al poeta Elio Pecora e il Premio Laurentum “Opera prima” al Dott. Luca Di Bartolomeo.

 

 

Roma, 21 gennaio 2019 Si è svolta questo pomeriggio, con la brillante conduzione della giornalista di Sky Tg 24 Olivia Tassara, la cerimonia di consegna del Premio Laurentum, la storica rassegna dedicata alla poesia, arrivata alla sua trentaduesima edizione.

Nella Sala della Lupa della Camera dei deputati il Presidente della Giuria, Dott. Gianni Letta, ha consegnato tutti i riconoscimenti più prestigiosi.

La qualificata Giuria del Premio Laurentum, storica rassegna di poesia, composta, oltre che da Gianni Letta, da Angelo Bucarelli, Corrado Calabro’, Maurizio Cucchi, Luca di Bartolomeo, Simona Izzo, Paolo Lagazzi, Davide Rondoni e Roberto Sergio, ha deciso di consegnare il Premio Speciale 2018 alla Senatrice Liliana Segre, sopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, in virtù del suo impegno come testimone del valore della memoria e della libertà.

“La senatrice Liliana Segre – ha commentato Roberto Sergio, direttore del Premio Laurentum – ha dedicato la propria vita a trasmettere la memoria della Shoah alle generazioni contemporanee e future. Ha raccontato, con coraggio e lucidità, l’orrore quotidiano di quei campi, le vite e i sogni spezzati di migliaia di uomini, donne e bambini. Il suo infaticabile impegno sociale in difesa dei più deboli ed emarginati all’interno della società è oggi un esempio di altissimo impegno civile”.

Il Centro Culturale Laurentum ha inoltre assegnato il Premio I Valori della Cultura 2018 aI Prof. Vincenzo Scotti, volto storico del mondo della politica e delle Istituzioni. “In questo caso – ha aggiunto Sergio – abbiamo inteso dare un riconoscimento all’enorme impegno profuso dal professor Scotti a favore della diffusione della cultura, in particolare di quella accademica, attraverso la Fondazione Link Campus University. La generosità e l’entusiasmo che Scotti sta mettendo in campo in questa sua attività sono un modello per tutti noi, e per le generazioni più giovani”.

Il Premio Speciale Laurentum 2018  è stato assegnato al Dott. Comm. Marco Buticchi per aver onorato la narrativa italiana nel mondo con i suoi avvincenti romanzi di avventura, bestseller famosi per le accurate ricostruzioni storiche, al punto da essere entrati di diritto nella narrativa storica. “Buticchi – ha commentato Giovanni Tarquini, Presidente del Centro Culturale Laurentum – è l’unico italiano che riesce a insidiare lo strapotere anglosassone nel settore del romanzo grazie alle sue storie che intrecciano all’avventura leggende, spionaggio, misteri archeologici e tecnologie fantascientifiche.

Nel 2019 ricorrono due bicentenari importanti per la poesia e quindi per la cultura mondiale. Nel 1819 John Keats, il poeta inglese vissuto e sepolto a Roma, pubblica l'”Ode all’urna greca”. E soprattutto quel che riguarda noi più da vicino: nasce, sul colle dietro la dimora di famiglia a Recanati, l’Infinito, dall’arte del ventenne Giacomo Leopardi. In un anno così importante, dunque, si è deciso di conferire due premi all’opera poetica di grandi autori della nostra poesia contemporanea e l’intento celebrativo del Centro Culturale Laurentum si colora di una speciale gioia e commozione.

Per il Premio Dante Alighieri, invece, dopo alcuni anni andato a grandi poeti stranieri, lo sguardo si è rivolto proprio verso la terra di Leopardi, dove vive uno dei maggiori poeti italiani viventi: il Prof. Umberto Piersanti. “Autore di voce originale e tra le meglio riconosciute nella nostra poesia – ha commentato il Prof. Davide Rondoni -, Piersanti sa tenere unite nella sua scrittura la tradizione del canto italiano, con la capacità di confrontarsi con le sfide del presente e della storia. Una poesia, quella di Piersanti, che unisce epica e lirica, capace di abbracciare la vita dei semplici, i miti contadini, e il tremore degli amori e degli affetti”.

Il Premio Laurentum per la Poesia 2018, invece, è andato al Dott. Elio Pecora, poeta di finissima tempra, fedele alla lezione romana e latina di Sandro Penna, attento alle solitudini, alle ferite e agli incanti della vita contemporanea. “Una lunga fedeltà alla poesia in una lingua pulita – è stato il commento ancora di Rondoni -, capace di dedicarsi anche ai bambini, come devozione alle possibilità che una lingua viva. Pecora rappresenta anche un poeta impegnato nella società e nella coltivazione della poesia tra tanti giovani”.

Al Dott.  Luca Di Bartolomeo, giurato del Premio Laurentum e già vincitore (primo classificato) della rassegna nelle sezioni Giovani (edizione 2008) e Poesia inedita in lingua italiana, oltre che in numerose competizioni letterarie nazionali ed internazionali, è stato attribuito il Premio opera prima per la raccolta di liriche “Poesie dell’immaturità 2007-2018”, pubblicate con Gianni Petrizzo Editore e che contengono riflessioni di grande portanza ed attualità. “Giovane poeta di ottime speranze – ha spiegato Tarquini – di lingua fervida e desideroso di una cultura letteraria fresca e viva, come nella migliore tradizione napoletana”.

Viva soddisfazione è stata espressa da Roberto Sergio e da Giovanni Tarquini, che al termine dell’evento hanno commentato: “La trentaduesima edizione di questo premio letterario è per noi un importante traguardo ma non certo un punto di arrivo. In questo lungo tragitto abbiamo visto cambiare mode, visioni della vita, nascere e crollare nuovi miti, abbiamo vissuto grandi cambiamenti tecnologici e digitali ma ciò che non è mai cambiato è l’amore per la poesia. Tradizione e innovazione trovano, da sempre, una sintesi perfetta attraverso i versi di un poeta. E l’amore del pubblico per questo Premio ci motiva a proseguire in un impegno di diffusione non settoriale della cultura che trae origine dalla convinzione che la poesia non debba essere considerata un’attività di nicchia per pochi eletti, ma che sia al contrario una rappresentazione vitale della cultura del nostro Paese, trasversale per di più dal punto di vista sociale e da quello generazionale”.

Il Premio ha ottenuto fino ad oggi importanti riconoscimenti istituzionali: le Medaglie del Presidente della Repubblica, le Medaglie del Presidente del Senato e della Camera dei Deputati, oltre che il patrocinio di numerose istituzioni ed enti, tra i quali: la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Senato della Repubblica, la Camera dei Deputati, il Ministero degli Affari Esteri, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, il Ministero per i Beni e le Attività culturali, la Regione Lazio, la Provincia di Roma, il Comune di Roma Assessorato alle politiche culturali, il IX Municipio (ex XII), Camera di Commercio di Roma, Federlazio, la Conferenza dei rettori delle università italiane, l’Accademia della Crusca, l’Università Tor Vergata – Facoltà di Lettere, la Libera Università Santissima Assunta (Lumsa) – Facoltà di Lettere, l’Associazione Roma Caput Mundi, l’Istituto Luce e Zetema.

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cultura, Libri

A proposito di ‘ndrangheta

download (1).jpgdi Giuseppe Mario Tripodi

A proposito della «Storia segreta della ‘ndrangheta» di Gratteri e Nicaso

 

Il delinquente non produce soltanto delitti,

ma anche il diritto criminale, e con ciò produce

anche il professore che tiene lezioni sul diritto criminale …

Il delinquente produce inoltre tutta la polizia e la giustizia criminale,

gli sbirri, i giudici, i boia, i giurati … Egli … produce anche arte,

bella letteratura, romanzi

e perfino tragedie ….

Karl Marx

Le considerazioni dell’exerga marxiano (Teorie sul plusvalore, vol. I, Roma 1961, 582-583) sono un buon controcanto a Storia segreta della ‘ndrangheta (Milano, Mondadori, 2018) decimo, dopo nove volumi omotematici, ad uscire presso il più importante editore italiano; anche altri saggi, interviste e libri della premiata ditta Gratteri-Nicaso, apparsi in edizioni minori o su stampa variamente declinata, rimandano alle considerazioni del filosofo renano. Nonostante la pretesa del titolo, non di una storia della ‘ndrangheta si tratta ma, al massimo, di un caso di letteratura ndranghetologica particolarmente apprezzata dal ‘mercato’ della carta stampata;   discorsi alquanto generici e ripetuti in diverse salse ma con predominanza di ricercati disvelamenti sulla presunta segretezza dell’associazione (Una lunga e oscura vicenda di sangue e di potere – 1860-2018, recita infatti il sottotitolo). La cosa (sangue, potere, segreti) poteva avere qualche ragione storiografica se fatta cinquant’anni fa ma oggi risulta finalizzata unicamente a sfruttare un filone editoriale particolarmente redditizio. Si prenda il caso dei miti fondativi della ‘ndrangheta, con i cavalieri spagnoli che ricorrono in quasi tutti i libri della ditta  e con l’immancabile ‘codice’ che circola a stampa dal 1962 (in appendice a Cento anni di mafia di Guido Loschiavo e poi, dal 1976, in un libro di Sharo Gambino recentemente ristampato, La mafia in Calabria, Reggio Calabria 2009); a questi aspetti Gratteri e Nicaso avevano dedicato un volume uscito nel 2014 (Male lingue, Cosenza) associando alla fattura due glottologi consolidati. Ma il fenomeno della segretezza era già tutto dispiegato nel dramma dialettale i Mafiusi della Vicaria scritto a 4 mani da Giuseppe Rizzotto e Gaetano Mosca nel 1863. E Giuseppe Pitrè già nel 1889 (Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo siciliano, vol. II, Firenze 1889, ma il libro è stato ristampato nel 2007 da Brancato) aveva scritto e raccolto ciò che c’era da raccogliere sul folklore mafioso; dopo di lui e al suo cospetto l’esercito degli mafiologi o ndranghetologi che offre la piazza, e che si sono succeduti nel tempo,  fanno la figura di dilettanti. E d’altra parte questi ‘riti di iniziazione’ che tanto spazio trovano nei libri di Gratteri e Nicaso sono,  oramai e al massimo,  folklore: lo dice l’avente causa di un boss a p. 214: «Mio padre di queste cose non ne ha voluto mai sapere … ed era il re dei re!». È prescrizione accolta in ambito storico che, prima di per porsi alla scrittura di un testo, occorra sapere preliminarmente se l’argomento sia stato vangato da altri con buoni risultati e, poi, se si ha qualcosa di nuovo da dire rispetto a quanto già pubblicato. Nicaso e Gratteri o non hanno indagato o, se lo hanno fatto, non si sono incontrati con la bella sintesi di Enzo Ciconte uscita per i tipi di Laterza, editore ultra secolare di saggistica storica, (‘Ndrangheta dall’Unità ad oggi, Bari 1992); un libro eccezionale, termine di paragone imprescindibile per ogni altra pubblicazione a riguardo, che avrebbe inibito qualsiasi accademico a porsi sulla strada di un’altra storia dedicata al fenomeno; al cui cospetto il lavoro che stiamo recensendo appare come un disorganico precipitato di informazioni colate sulla pagina, senza alcun criterio storiografico, da una striminzita bibliografia auto citatoria. E partiamo proprio dalla bibliografia: gli autori, aiutati da famigli colleghi ed editor consolidati, hanno messo insieme la bella cifra di 252 citazioni (1,5 citazione per ogni anno di cui si sono occupati) tratte da una cinquantina di libri (poco meno di un quinto sono ‘in conto proprio’), da articoli apparsi su numeri monografici di alcune riviste o su quotidiani (spesso locali), da alcune sentenze e da atti pre-processuali relativi a procedimenti penali, alcuni definiti e altri ancora pendenti. Le notizie ricavate dagli atti giudiziari sono sparse in tutti i capitoli e utilizzate, senza discriminazione alcuna quanto alla loro attendibilità; eppure gli autori sanno benissimo che un conto è l’informativa delle forze dell’ordine, un conto è la richiesta di provvedimenti cautelari a carico degli inquisiti o l’ordinanza del GIP, magari fatta col «copia e incolla», e un conto  è la sentenza definitiva che, in ogni caso, stabilisce la ‘verità processuale’; la quale poi, come insegna tutta la buona dottrina, non sempre coincide con la verità che deve perseguire lo storico. Spesso ci si imbatte in affermazioni riguardanti mafiosi di varia risma e di vario conio senza che venga indicata la fonte da cui sono tratte (pp. 50, 80, 85, 91, 95, 97, 99, 101, 110, 130, 178, 197-198, salvo altre). Un esempio per tutti: a p. 210 troviamo una notizia mai sentita in cinquant’anni di letture sulla mafia: Mommo Piromalli ebbe «un passato nella X Mas di Junio Valerio Borghese». Se così fosse andrebbe indicata la fonte: un processo a suo carico per tortura ai partigiani, una informativa della polizia, la memoria di un compagno d’arme, un articolo di giornale. Il lettore avrebbe così modo di consolidare la sua disistima per la persona, magari di aggiungerla a quella sanamente nutrita verso un personaggio di spicco della mafia nella Piana di Gioia Tauro nella seconda metà del secolo scorso. Niente di tutto questo. Nessuno ha interesse a smentire una notizia di questo genere (a che pro poi?) e il lettore normale finisce per dare come buona ogni affermazione degli autori; anche quando appare, come in questo caso, completamente inventata. Un altro esempio di invenzione o di mancata citazione di fonti storiche la troviamo alle pp. 45 e 46: vi si parla della consistenza dell’esercito ndranghetistico:

Infatti, scrive Giovanni Antonio Carbone in una serie di articoli, << basta che un contadino vada in carcere, qualunque sarà la pena che dovrà scontare, fosse per pochi giorni, gli tornerà sempre facile apprendere le nozioni preliminari per essere ammesso, se non altro com’alunno, nell’estesa società della Picciotteria … talmente numerosa in tutti i paesi che, limitandone la media al 4 % della popolazione, ci troviamo senza dubbio al di sotto del vero.

Fin qui la citazione virgolettata del suddetto Carbone; e uno si aspetterebbe una bella nota con l’indicazione degli articoli (se non l’intera ‘serie’ almeno uno o due) in cui compare questa sacra parola ‘carbonara’; niente citazione ed anzi, dopo aver conculcato vanamente le note al capitolo, andando a spulciare nell’indice dei nomi ci s’accorge che il detto Carbone Giovanni Antonio viene indicato solo ed esclusivamente alle p. 45 e 46 del libro. (Per la verità, nel nostro furore volto ad integrare il libro che stavamo leggendo, ci siamo sforzati di dare una identità al de cuius ma, pur digitando su Google Giovanni Antonio Carbone giornalista, nulla è venuto fuori). Quindi un nome gettato lì, senza che sia dato sapere se ad esso corrisponda o meno una persona reale; e, cosa ancora più grave, da quel ‘4 % della popolazione’ riferito a un ignoto o inesistente articolista, ne deriva un’affermazione d’autore da autocitare nel prossimo capolavoro ndranghetologico: «Una stima, la sua, che porterebbe a 17.480 gli affiliati alla picciotteria all’alba del nuovo secolo, nella sola provincia di Reggio Calabria» (p. 46). Se poi si va in cerca di qualche altra attendibilissima informazione si leggano le pp. 132 («Giorgio De Stefano aveva chiesto a Pietro Pirrello, cognato del boss Mico Tripodo, l’autorizzazione per affiliare due esponenti dell’estrema destra, Giuseppe Schimizzi e Aldo Pardo, entrambi arrestati per l’attentato alla questura», quando il Giuseppe che con Aldo Pardo aveva fatto l’attentato alla questura aveva un altro cognome), 152 («F. M. aveva ricevuto soldi in prestito da Gioacchino Piromalli, fratello di don Mommo…», all’anagrafe di Gioia Tauro risulta che Gioacchino sia solo nipote ex fratre dell’uomo col «passato nella X MAS»), a p. 189 («latitante da 15 anni, Trimboli aveva iniziato un viaggio in Bolivia  per conto del clan Paviglianiti di Roccaforte del Greco», quando, giustamente, a p. 180 si riferisce il detto clan al Comune di San Lorenzo). Ma il dato più originale è a p. 206: «Si sussurra, anche se non ci sono riscontri, che da tempo sia attivo a Joannesburg un locale di ‘ndrangheta!». Il sussurratore è ignoto ma se, nel tempo, emetterà altri flatus vocis  su ‘locali di ndrangheta’ aperti a Reykjavik, a Capo Nord, a Vorkuta o nella Terra del Fuoco, sicuramente li leggeremo nel prossimo tomo del tandem Gratteri-Nicaso.

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