di Gabriele Ottaviani
Forse Esther, Katja Petrowskaja, Adelphi, traduzione di Ada Vigliani. Cosa è stato di tutta la famiglia, dispersa fra Polonia, Austria e Russia? E sarà stato davvero Esther il nome di quella bisnonna alla cui domanda fatta a due soldati tedeschi un giorno a Kiev nel millenovecentoquarantuno su quale fosse la strada per Babij Jar, la fossa comune degli ebrei, fu risposto con una distratta rivoltellata? Forse. Per ricostruire quella ramificata genealogia, intreccio di culture e di lingue – yiddish, polacco, ucraino, ebraico, russo, tedesco –, Katja Petrowskaja intraprende, sulle tracce degli scomparsi, un intenso viaggio a ritroso nel tempo, nello spazio, nella storia del Novecento, fra Kiev, Mosca, Varsavia, Berlino, ghetti, lager e gulag. Emozionante, commovente, monumentale, bellissimo. Impeccabile e imperdibile.