di Gabriele Ottaviani
Due vivi e un morto, Sigurd Christiansen, Minimum fax, traduzione di Jacopo Marini. Un ufficio postale viene assaltato da due banditi che uccidono un cassiere, ne feriscono un altro e si fanno consegnare dal terzo, Berger, il protagonista, il malloppo: poiché quest’ultimo non ha opposto resistenza ai malviventi viene tacciato di vigliaccheria, mentre l’altro superstite è un eroe. Ma che cos’è, davvero, l’eroismo? Cosa la responsabilità individuale? Quanto conta lo stigma sociale? Considerando che questo romanzo è stato pubblicato oltre novant’anni fa, quando nemmeno il più abile fra i vaticinatori avrebbe potuto prevedere Facebook, Twitter e le gogne mediatiche che oggi sono il sostrato del nostro vivere, benché sia innato nell’uomo il riverberarsi nel giudizio che gli altri hanno di lui, è evidente come questa deflagrante opera sia non solo un piacere, ma anche una lettura d’obbligo morale. Maestoso e brillantissimo.