di Gabriele Ottaviani
Alla cassa una donna prende i suoi articoli già bippati e li infila nelle sporte di plastica dell’Auchan con una lentezza a tal punto eccessiva da risultare quasi deliberata. Fa notare alla cassiera che uno dei sacchetti si è bucato e chiede che le venga sostituito. La cassiera le dice di andare a prenderne un altro. Lei risale la coda degli altri clienti in fila, torna senza nessuna fretta. In silenzio seguiamo la vicenda, i suoi gesti. Consapevole dell’irritazione che si è creata, la cassiera aiuta la donna a trasferire gli articoli dal sacchetto bucato a quello nuovo. Nell’aria si percepisce il generalizzato biasimo nei confronti di una persona che si prende tutto il tempo del mondo senza dar alcun segno di preoccuparsi di quello degli altri. Che si fa beffe delle regole implicite di ogni consumatore civile, di un codice comportamentale che oscilla tra i diritti – rifiutare un articolo difettoso, verificare lo scontrino – e i doveri – non mangiare quando si è in fila, lasciar passare una donna incinta o un disabile, essere cortesi con la cassiera eccetera.
Guarda le luci, amore mio, Annie Ernaux, L’orma, traduzione di Lorenzo Flabbi. Anche le più grandi scrittrici del globo fanno la spesa, e brave come Annie Ernaux a ritrarre l’esistenza ce ne sono proprio poche: l’ipermercato poi è davvero un osservatorio privilegiato per dare voce alle luci nelle case degli altri, che sono in fondo ciò di cui sempre parla la scrittura, riverberi, riflessi, echi e rifrazioni di un comune sentire, una condizione vitale che è fragile e condivisa. E così, mentre spinge il suo carrello fra le corsie di Auchan, tra i reboanti colori delle merci, che vogliono sedurre ed essere consumate, per un anno intero Ernaux fa sociologia sul campo e alta letteratura insieme, fra ricerca e invenzione, annotando contraddizioni, ritualità e insospettabili dolcezze. Monumentale.