Libri

“Il censimento dei lampioni”

di Gabriele Ottaviani

N. 041, stradale

Presi la cartella e andai giù. Mi arrivò in faccia un fetore di spazzatura, il coperchio di un cassonetto restava aperto per colpa di un materasso e di alcuni sacchetti gonfi fino al limite; si intravedevano anche frammenti spugnosi, gialli, e il bracciolo di una poltrona. In fondo all’orizzonte, verso est, le nuvole si stavano scurendo e avvitando in una coreografia di spire concentriche. Appoggiai il palmo nudo sul legno del palo, era pieno di fenditure, alzai la testa e guardai il lampione più rovinato che mi fosse capitato fino a quel momento. Un dente devastato dalla carie. Non aveva il vetro, ma, su un lato, un coccio aguzzo luccicò per rivelarmi che un vetro c’era stato. Il rivestimento interno di alluminio si era annerito, e la scocca esterna era rotta in più punti; era questo, almeno, che riuscivo a vedere da sotto. Nessuna traccia della lampada. Scrissi 41 sulla scheda. La cosa migliore da fare, per l’addetto alla manutenzione, sarebbe stata quella di sostituirlo del tutto; magari insieme al palo. O di eliminarlo. In quelle condizioni non serviva a niente. Mentre compilavo la scheda sentii alle mie spalle il camion che partiva e veniva verso di me.

Il censimento dei lampioni, Carmelo Vetrano, Laurana. Costretto dal dovere di comparire in tribunale per le pratiche di separazione dalla moglie, dopo un periodo trascorso oltreconfine Sebastiano rientra nella Puglia natia e, trovato lavoro, non solo per sé ma anche per il padre, con cui la relazione, a causa di un antico abbandono, è conflittuale, decide di restare. Non mancano i problemi e le incomprensioni, ma anche le occasioni di confronto con il suo passato e con la realtà che lo circonda, tanto da fargli decidere di trasformare le schede del censimento dei lampioni – questa l’occupazione che ha trovato, per la locale compagnia elettrica – in brevi narrazioni che, non certo a caso, gettano luce su quotidianità e ricordi. Lirico, elegante, bello davvero: da non perdere.

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