di Gabriele Ottaviani
Le prime elezioni dopo Mani pulite le vince Silvio Berlusconi, alla testa del «Polo delle libertà e del buongoverno», che fra l’altro – come abbiamo visto – è l’unico schieramento a candidare un ex componente del pool: Tiziana Parenti. Il Polo è una geniale alleanza a geometria variabile (al Nord è «Polo delle libertà»: Forza Italia con la Lega, in concorrenza con An; al Sud è «Polo del buongoverno»: Forza Italia e An alleate, senza la Lega). I suoi oppositori di centro e di sinistra, invece, non hanno capito la nuova legge elettorale maggioritaria e si sono presentati divisi. Il 27 e 28 marzo, Forza Italia ottiene il 21 per cento dei voti e diventa, appena nata, il primo partito italiano; il Pds ha il 20 per cento, la Lega l’8,5, An il 13,5, il Ppi l’11. Seguono gli altri. Ma la vittoria berlusconiana è mutilata: al Senato non c’è maggioranza. Il Polo lo scopre subito, il 16 aprile, quando deve faticare non poco per far eleggere il suo candidato alla presidenza di Palazzo Madama, l’ex liberale Carlo Scognamiglio, contro l’uomo del centrosinistra, Giovanni Spadolini. Scognamiglio prevarrà per un solo voto, dopo una giornata ad altissima tensione. E il nuovo Governo Berlusconi otterrà la fiducia al Senato con quattro voti di scarto, e solo grazie al sì del senatore a vita Gianni Agnelli (Andreotti vota contro) e all’uscita dall’aula di alcuni centristi eletti all’opposizione nello schieramento Ppi-Patto Segni: fra questi spicca il socio-concorrente di Berlusconi, Vittorio Cecchi Gori. Il problema viene poi risolto stabilmente con una «campagna acquisti» supplementare: il «pattista» Giulio Tremonti e il popolare Luigi Grillo passano al Polo. Il primo diventa ministro delle Finanze e il secondo sottosegretario alle Aree urbane. Altri dispiaceri li provoca al Cavaliere la stampa internazionale, che non si rassegna all’arrivo dei «neofascisti» al Governo in Italia, né all’ascesa di un miliardario con affari un po’ ovunque. Edward Luttwak, uomo di destra, consulente di varie amministrazioni americane, fa capire che aria tira oltreoceano: «Se l’Italia non si sarà data entro un anno leggi che garantiscano una rigorosa separazione fra potere economico, controllo dell’informazione e responsabilità politica, sarà di fatto fuori dalla democrazia».
Mani pulite – La vera storia. Per chi non c’era, per chi ha dimenticato, per chi continua a rubare e a mentire, Gianni Barbacetto, Peter Gomez, Marco Travaglio, Chiarelettere. Dopo la tragedia della prima repubblica doveva cambiare di tutto, e invece parrebbe di essersi ritrovati da capo a dodici, anzi, forse la corruzione è ancora più dilagante, e con strumenti più sofisticati: la più grande inchiesta giudiziaria italiana, che ha scoperchiato il vaso di Pandora delle tangenti e messo finalmente nero su bianco il segreto di Pulcinella, a trent’anni di distanza è, drammaticamente, più attuale che mai, e verrebbe da pensare che nel nostro paese ci sia chi tema e chi speri in un suo ritorno: per questo la nuova edizione di questo testo del duemiladue è viepiù interessante ed esaustiva.