di Gabriele Ottaviani
Roberta Calandra è artista poliedrica, abile, brillante, profonda, intensa, efficace: lo si nota chiaramente leggendo i suoi testi, animati da una profonda passione non solo per il teatro, per cui nascono e che è naturalmente la loro dimensione, quella attraverso la quale poter fiorire pienamente, dispiegando tutte le sfumature di colore e di emozione che contengono, ma per la vita stessa, con tutte le sue irresistibili fragilità e inesorabili contraddizioni, che dell’universo del racconto sono il fertile terreno. Dopo alcuni anni dai primi due ottimi volumi, e quando nel frattempo alcuni testi sono stati già messi in scena, altri stanno per esserlo, altri ancora sono stati tradotti in altre forme d’arte, ma soprattutto è avvenuto l’impensabile che ancora stiamo vivendo, e che ha costretto, specialmente nelle fasi del primo lockdown, condizione fisica ma anche senza dubbio dell’anima, molti luoghi di aggregazione e cultura alla definitiva chiusura, Buffonate senza corte (Zona contemporanea) giunge in libreria col suo terzo libro, che raccoglie commedie e monologhi di cui non si può che sentire, oggi più che mai, il bisogno, la necessità, lasciandosi andare alle suggestioni dello spirito.