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“Unchained”

di Gabriele Ottaviani

Si sentiva strano quando era accanto a lui. Più sereno di quanto fosse mai stato in vita sua. Era come se una certa rabbia, che gli covava sempre dentro come la brace sotto la cenere di un camino, si spegnesse. Voleva ancora andarsene da quel convento, essere libero, tornare a preoccuparsi della sua gente e di Sambo, rivedere il mare, ma quando Rupert lo baciava il tarlo costante che l’aveva sempre roso fin dal giorno in cui era fuggito da Barbados si placava. Gli bastava tenerlo tra le braccia, giocare distrattamente con i suoi capelli, arrotolando le ciocche tra le dita, per sentirsi in pace. Con Rupert era facile parlare, raccontarsi, ammettere le proprie debolezze. Era ironico pensare a tutte le volte in cui aveva evitato di ascoltarlo. «Hai un buon sapore, inglese,» gli disse con un largo sorriso. Rupert non si sottrasse a quello scherzo affettuoso. «E tu sai sorridere, Capitano, chi l’avrebbe mai detto. Credevo che non ne fossi capace. Non ti avevo mai visto farlo sulla Unchained, nemmeno con il tuo equipaggio, anche se è evidente quanto tieni a ciascuno di loro.» «Non ho mai avuto molti motivi per sorridere.» «E ora li hai?» chiese Rupert con un’espressione speranzosa. «Malgrado queste,» disse Luka, facendo risuonare le catene. «Sì.» Le sue parole furono ripagate con un bacio che Luka rese subito più profondo. Accarezzò il collo di Rupert e gemette sulle sue labbra. «So che non vuoi andare fino in fondo, capisco perché,» gli sussurrò, «ma, ti prego, non fermarmi. Aspetterò per il resto. Ho bisogno di sentirti.» Gli occhi di Rupert erano accesi per il desiderio. «E io ho bisogno che tu sia libero. Non è solo per te, sono egoista, è anche per me. Ma…» «Ma?» chiese Luka, sfiorando la pelle tiepida del suo collo. Rupert si mise a cavalcioni su di lui e lo baciò di nuovo, gli morse le labbra, il mento, la gola, leccando ogni volta che lasciava un segno con i denti. Gli aprì la camicia sul petto e proseguì accarezzandogli i capezzoli, succhiando la sua pelle, giocando con il suo ombelico. Sollevò la testa di scatto, aveva un’espressione stravolta, quasi selvaggia, così diversa dalla compostezza remissiva che mostrava di solito. Era bellissimo. «Fermami,» supplicò. «Io non riesco… hai… il tuo sapore mi fa perdere il senno. È sbagliato… mentre sei legato e…» Gli morì la voce.

Unchained, Nykyo, Triskell. Ex schiavo sfuggito ai padroni che vuole liberare il maggior numero possibile di fratelli e riunire le famiglie che i negrieri senza scrupoli hanno smembrato, il capitano Luka è un uomo indomito che stavolta suo malgrado deve, per conto del padre, riportare a qualunque costo in Giamaica un ragazzo in apparenza in tutto e per tutto diverso da lui, per il ceto e per il colore della pelle in primo luogo, evaso dal monastero in cui era recluso. Ma… Intenso.

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