di Gabriele Ottaviani
Anche se sono passati tanti anni per me è sempre come un fratello…
C’ero anch’io su quel treno – La vera storia dei bambini che unirono l’Italia, Giovanni Rinaldi, Solferino. Severino non aveva mai visto il mare, Rosanna avrebbe volentieri indossato per sempre quel vestito verde che le era stato regalato e grazie al quale si sentiva una principessa, per Dante brioche era una parola straniera: nell’immediato secondo dopoguerra c’erano un mare di bambini, nel meridione d’Italia, con un destino già scritto, un marchio a fuoco stampato sulla pelle, una parola terribile, che Olof Palme, prima di morire, ha ricordato più volte essere il vero nemico dell’umanità. Questa parola è povertà: l’unione delle donne italiane organizzava treni della felicità, verso il nord e il centro, più sviluppati e benestanti, cammini della speranza che qualche prete dimentico della carità, temendo che le giovani leve diventassero tutte comuniste, guardava con disprezzo proclamando che nelle regioni rosse i bimbi, in realtà, venivano mangiati. Ma nessun infante è stato fatto lesso o al forno, piuttosto gli è stata garantita la possibilità di un futuro. E Rinaldi, partendo dalla sua terra, bella ma dura, il Tavoliere delle Puglie, racconta con empatia commovente storie frutto di una ricerca certosina, emozionanti, significative, necessarie.
Grazie Gabriele
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