venezia 78

“Reflection”

di Gabriele Ottaviani

In concorso, certo non con l’intento di intrattenere, bensì volendo, grazie a una struttura solida e tesa e a una tecnica poderosa, far riflettere, raccontare al mondo cosa stia accadendo nel cuore del vecchio continente e immortalare senza lasciare nulla all’immaginazione (ma non indugiando), fra trapani nelle carni, scariche elettriche, strangolamenti e quant’altro (magari fosse solo immaginazione, perversa: è la realtà di tanti conflitti, da cui distogliere lo sguardo – o a cui magari reagire con schiamazzi come hanno fatto in sala taluni accreditati non esattamente professionali e forse più avvezzi a discettare del prezzo dello spritz o a fare dirette Instagram – non che siano pochi, beninteso… – al Palazzo del Casinò o nella mitica Darsena – è solo più comodo, e anche di questa guerra, stando alle testimonianze, che si riverberano negli occhi del cast, attori non professionisti – monumentale Roman Lutskyi nel ruolo principale – che sanno cosa siano le sevizie russe nel Donbass, tema anche della precedente pellicola del regista, ambientata nel duemilaventicinque, da cui ritorna in un ruolo decisivo il personaggio più importante, Andriy Rymaruk), gli abomini, le atrocità, le aberrazioni di una guerra odiosa e dimenticata, alla settantottesima edizione, prima di passare anche da Toronto, della mostra d’arte cinematografica del cinema di Venezia che si sta attualmente svolgendo nella splendida cornice del Lido della città lagunare, cruento, disturbante, deflagrante, dirompente, destabilizzante, stimolante, esplicito, violento, potentissimo ed estenuante, dalla cui visione non è possibile riemergere indifferenti, il film scritto e diretto da Valentyn Vasyanovych, primo regista ucraino in lizza per il Leone d’oro da sei lustri a questa parte, Reflection, racconta con icasticità vibrante, meditando sulla vita, la morte, l’abiezione, la redenzione, il riscatto e quel che ne consegue, la vicenda di un chirurgo che viene catturato dalle forze militari russe in una zona di guerra ucraina e che, mentre è prigioniero, patisce e osserva agghiaccianti sevizie, prima di tornare alla propria quotidianità borghese a Kiev e di cercare di ricominciare. Ma… Intenso.

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