Libri

Alessandro Trasciatti e le sue “Acrobazie”

di Gabriele Ottaviani

Alessandro Trasciatti è l’autore dell’ottimo Acrobazie: Convenzionali, con gioia, lo intervista per voi.

Da dove nasce questo libro?

Questo libro viene da lontano, potrei dire di avere iniziato a scriverlo trent’anni fa, visto che la prima parte intitolata Rifugi risale al ’91-92. Ma allora non sapevo che avrei scritto Acrobazie, è un titolo dato a posteriori a una raccolta di testi brevi accumulati negli anni, assemblati diverse volte fino al risultato di oggi. Nonostante siano così lontani nel tempo li sento ancora miei e, dal momento che hanno avuto una circolazione molto limitata (su riviste, in plaquette, su alcuni blog), si può dire che siano ancora nuovi. Me li sono portati dietro per anni, ogni tanto li rileggevo, magari li ritoccavo e poi è arrivato un momento in cui ho sentito che il volume era pronto per uscire. È anche vero che già da alcuni anni mandavo in giro questa raccolta senza trovare un editore disposto a pubblicarla, è sempre molto difficile fare pubblicare libri di racconti, o di cose simili al racconto, anche se negli ultimi anni qualcosa è cambiato in Italia, c’è più attenzione al genere breve, comincia a incuriosire lettori e editori.

Che cosa c’è di “acrobatico” nella nostra realtà?

L’acrobazia richiede studio, esercizio costante, coraggio, forza fisica, precisione, è quanto di meno lasciato al caso ci possa essere, eppure nel linguaggio comune diciamo fare i salti mortali per indicare qualcosa di rischioso, precario, affannato e anche approssimativo. La vita umana allora è tutta un’acrobazia, nella maggior parte dei casi. A volte mi viene da pensare che sono talmente tanti i fattori variabili e incontrollabili a cui siamo esposti che è quasi un miracolo vivere un giorno intero.

Come mai così di frequente capita di imbattersi in situazioni paradossali?

Mica facile rispondere. La realtà non è razionale. Un po’ la comprendiamo o – per meglio dire – si conforma alla nostra razionalità. Ma poi ci sfugge da tutte le parti.

Che giudizio dà della nostra società?

Bisognerebbe circoscrivere il campo: la società italiana? Occidentale? Contemporanea? Di solito si danno giudizi negativi, si fa mostra della propria coscienza critica, si evoca il buon tempo andato, la superficialità dei media, l’ignoranza esibita come un vanto. Ma non saprei dare un giudizio, così, in generale.

A cosa serve la letteratura?

Prima di tutto dovremmo capire cos’è quella cosa che chiamiamo letteratura ma, anche in questo caso, mi addentrerei in un ginepraio. La teoria della letteratura, che è una disciplina, cerca di rispondere a queste domande: cos’è e a cosa serve. Il poco che so mi viene dagli studi universitari, da Francesco Orlando con cui mi sono laureato. Lui intendeva la letteratura come un linguaggio con molte affinità con il linguaggio dell’inconscio. Un campo di forze opposte, dove c’è un discorso razionale di superficie e un contenuto represso che preme per venire fuori. Per lui la letteratura è, per così dire, un territorio dove si può godere impunemente di contenuti repressi, censurati, proibiti, visto che tanto si tratta di finzione.

Perché scrive?

Questa è la domanda che più temevo. Me lo chiedo spesso anch’io. Certamente mi diverto, scrivere è un piacere. Ma questo non esaurisce l’argomento perché se fosse tutto qui potrei accontentarmi di scrivere per me stesso oppure per due o tre amici. Mi basterebbe di mettere nero su bianco le mie cosette senza farle leggere a nessuno. Invece a un certo punto scatta il desiderio, o addirittura il bisogno, di condividere quello che si scrive, di farlo leggere anche a chi non si conosce. Lo stesso accadrebbe se fossi un pittore, uno scultore o un qualsiasi altro tipo di artista. Perché? Forse il sogno nascosto è sempre uno solo: trasformare una passione in una professione, guadagnare facendo qualcosa che ci piace, il che sarebbe quasi come non lavorare. Ecco. Abolire la distanza tra il principio di realtà e quello di piacere. Tornare all’Eden o all’Età dell’Oro o, più semplicemente, all’infanzia.

Quanto è importante l’ironia?

Per me è fondamentale. È una strategia di sopravvivenza oltre che di scrittura. Sdrammatizzare sempre. Altrimenti non si va mica avanti.

Prossimi progetti?

A settembre uscirà un libro misto di prosa e versi, in una collana curata da Valentino Ronchi per l’editore Pequod. S’intitolerà Biografia di un biografo. Il biografo in questione sono io che racconto la vita reale e fantastica di un poeta contemporaneo, Roberto Amato. Ma poi finisce che racconto anche di me stesso e delle mie disavventure amorose e m’incazzo pure con il poeta Amato che mi fa perdere un sacco di tempo. 

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4 risposte a "Alessandro Trasciatti e le sue “Acrobazie”"

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