di Gabriele Ottaviani
C’è un’ombra d’irreale, una dolcezza stanca, immagine fuggente di qualcosa perduta per sempre…
La morte mi fa ridere, Ferdinando Balzarro, Giovane Holden. A Hollywood ti fa bella, nelle pagine di questo romanzo fa ridere la voce che in prima persona pronuncia il titolo: il soggetto è sempre lei, la morte, l’inesorabile falciatrice che di norma, invece, fa paura, tanto che si cerca quasi sempre di fuggirla in ogni modo e maniera, rimanendo invece con inusitata pertinacia aggrappati all’esistenza. Ma quando invece la si ricerca, se non la si teme, se la si desidera, sia a livello conscio che non, è perché la vita sgomenta e atterrisce: del resto, lo scempio che l’uomo fa del pianeta ne è una delle prove più concrete. Il protagonista del romanzo è un avventuriero con un’idiosincrasia conclamata per tutto e tutti, a eccezione dei suoi cani, che lo accompagnano ovunque, anche nelle imprese più improbabili: perché a lui non manca il coraggio, a parte quello di vivere. Da leggere.