di Gabriele Ottaviani
Le foreste, a quel tempo, sono il polmone economico dell’Impero.
Gente di Trieste, Pietro Spirito, Laterza. Terra di confine, conflitto, contatto, frontiera, città d’immaginifica bellezza, laddove una delle piazze più eleganti e vaste del mondo si apre direttamente sul mare, luogo crocevia di popoli, usi e costumi, Trieste è stato ed è un punto d’incontro nevralgico, un vero e proprio fulcro culturale, sociale, economico, politico: la città, di nascita e/o d’adozione ed elezione, per tanti personaggi di rilievo assoluto nei più diversi ambiti come Svevo, Saba, che in questo testo è descritto in modo assai sorprendente, Quarantotti Gambini e finanche Joyce, connotata da una propria peculiare identità che si manifesta nell’architettura come nel cibo e non solo, è la protagonista di questo ritratto vivido, dotto e omnicomprensivo, bellissimo sin dalla copertina, che ne fa Pietro Spirito, cui si debbono numerosi seminari di scrittura creativa in diverse scuole e vari atenei e che conosce a menadito la bora e i suoi sospiri ed è inoltre illustre scrittore, giornalista, saggista, romanziere, autore di racconti, curatore di antologie nonché socio e collaboratore della Deputazione di Storia patria della Venezia Giulia e della sezione italiana dell’Historical Diving Society: da non perdere.