di Gabriele Ottaviani
Era una scuola molto diversa da quella in cemento…
C’era una volta adesso, Massimo Gramellini, Longanesi. Mattia nella primavera del duemilaventi è un novenne che ha una nonna adorabile, una sorella affettuosa, un padre che l’ha abbandonato quando di anni ne aveva solo tre e che tutto insieme si ritrova ad avere vicini che cantano sui balconi sventolando lenzuola con l’arcobaleno su cui scrivono che andrà tutto bene, a essere circondato da panico, morte, ansia e paura, da una cappa opprimente di angoscia indistinta, che non sa come canalizzare, a non poter più andare a scuola, a dover stare lontano dalle persone a cui vuole bene, perché potrebbe, inconsapevolmente, fare loro del male. E come si fa, poi, se si ha un amore lontano, nella primavera del duemilaventi? Ma Mattia, ora, è grande, è cresciuto, e quel che più conta crede di aver capito cosa significhi davvero crescere, ossia non smettere di esercitare l’umanità e la tenerezza, e dunque lo racconta: del resto tutto il mondo affrontava la stessa prova. Qualcuno ne approfittò per cambiare. Massimo Gramellini conosce l’importanza delle parole, non a caso ne ha fatto una professione e pure una trasmissione: le sue sono dolci, piacevoli, cariche di empatia.