Libri

“Ricevo solo risposte idiote”

di Gabriele Ottaviani

Al direttore del «Daily Chronicle»

[Dieppe,] 27 maggio [1897]

Signore,

[…] ai nostri giorni nessuno comprende più cosa sia la crudeltà. Viene considerata come una sorta di tremenda passione medievale e la si associa a una genia di uomini come Ezzelino da Romano1 e altri esseri mostruosi, figure alle quali infliggere dolore procurava un piacere folle. Ma creature dello stampo di Ezzelino sono solo esemplari anormali di individualismo pervertito. La crudeltà comune è semplice stupidità. Consiste in una completa mancanza d’immaginazione. Ai nostri giorni è il risultato di un sistema stereotipato di regole ferree cui, appunto, si assomma la stupidità. Dovunque ci sia centralizzazione c’è stupidità. Quel che vi è di davvero inumano nella vita moderna è la burocrazia. L’autorità è distruttiva tanto per coloro che la esercitano quanto per coloro su cui è esercitata. La direzione della prigione e il sistema che essa produce sono la fonte primaria delle crudeltà che un bambino subisce in carcere. Spesso chi difende questo sistema è animato dalle migliori intenzioni. E anche chi lo mette in pratica non è mosso da propositi disumani. Si scarica ogni responsabilità sui regolamenti disciplinari, perché si ritiene che seguire le regole equivalga a essere nel giusto. L’attuale trattamento dei bambini è tremendo; specialmente da parte di persone che non hanno alcuna comprensione delle peculiarità della psicologia infantile. Un bambino riesce a comprendere una punizione inflitta da un individuo, ad esempio da un genitore o da un tutore, ed è in grado di sopportarla con una certa dose di arrendevolezza. Quel che non può capire è un castigo inflitto dalla società. Non riesce a comprendere cosa sia la società. Con gli adulti ovviamente è il contrario. Chi tra di noi è o è stato in prigione può comprendere, e comprende, il significato di quella forza collettiva chiamata società, e qualsiasi cosa noi si pensi dei suoi metodi e delle sue richieste possiamo sforzarci di accettarla. Una punizione inflittaci da un individuo, invece, è qualcosa che nessun adulto sopporta, né tantomeno si pretende che lo faccia. Di conseguenza un bambino – strappato ai suoi genitori da persone mai viste prima, di cui non sa nulla, e che si ritrova in una cella anonima e vuota, sorvegliato da facce sconosciute e comandato a bacchetta e punito dai rappresentanti di un sistema che non può capire – diviene una preda immediata della prima e più violenta emozione prodotta dalla vita carceraria moderna: il terrore. E il terrore di un bambino in prigione è senza limiti. […]

Signore, sono il suo servitore

Oscar Wilde

Ricevo solo risposte idiote – Lettere di amicizia e antipatia, Oscar Wilde, L’Orma. A cura di Marco Federici Solari. Le più tenere sono rivolte a Bosie, naturalmente, nonostante il comportamento dell’amato sia stato tutto fuorché degno di un sentimento tanto solenne e sublime: intellettuale sopraffino, personalità ineguagliabile, irresistibile, irrefrenabile, fuori dagli schemi e fragilissima, seppur connotata da un’estrema forza, quella data dalla profondità del genio, ingestibile e inviso al resto del mondo, che finge d’ammirarlo mentre sovente lo invidia e dileggia, Oscar Wilde scrive numerose lettere ai più vari destinatari, e l’epistolario qui raccolto contribuisce a rendere ancora più dettagliato e significativo il ritratto dell’uomo e dell’artista. Da leggere, rileggere e far leggere.

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