Libri

“Il re di Varsavia”

di Gabriele Ottaviani

Non sono mai riuscito a capirlo, come funziona. Abbassi il capo cinque centimetri a sinistra, sei vivo. Abbassi il capo cinque centimetri a destra, il colpo penetra le ossa del cranio, affonda, distrugge ciò che c’è dentro, ossia l’uomo, quelle misteriose scintille tra i neuroni in cui c’è la nostra intera esistenza, poiché oltre ad esse noi non esistiamo. Una ventina di anni dopo la nostra fuga per via Żelazna di fronte alla polizia polacca, Vladimir Demichov trapiantò testa, spalle e zampe anteriori di un cucciolo sul tronco di un altro cane, un pastore tedesco. Le due teste di cane trapiantate sul corpo dell’animale si comportarono in modo correlato, eppure provarono a mordersi. Pantaleon odiava il proprio gemello demoniaco, ma al contempo ridevano assieme e morivano assieme… Dove comincia un uomo, e termina un altro? Come ho già scritto, non credo esista niente del genere che possa chiamarsi uomo. Cinque centimetri a sinistra, vivi, cinque centimetri a destra, sei cadavere. Tu e il tuo gemello, siete due persone diverse. I gemelli eterozigoti sono due persone. I gemelli omozigoti sono due persone. I gemelli siamesi, saldati nella pelle, sono due persone diverse.

Il re di Varsavia, Szczepan Twardoch, Sellerio. A cura di Francesco M. Cataluccio. Traduzione di Francesco Annicchiarico. Splendido sin dalla copertina, il romanzo di questo giovane e già, con pieno merito, pluripremiato autore polacco, il primo a essere tradotto in italiano, nonché ispiratore di una serie televisiva, ambientato a partire da due anni prima che la Polonia venga invasa da Hitler per poi attraversare il tempo e lo spazio e raccontarci, a mezzo secolo di distanza e da Tel Aviv, per bocca di un uomo che è stato un diciassettenne che ha perso il padre in modo atroce e che quindi è diventato l’ombra di un assassino, l’epica e sanguinaria ascesa di un puglie ebreo al soldo del crimine, coniuga realismo storico, indagine psicologica e spiccata e raffinata audacia compositiva, amalgamando un gran numero di sapori – il vivido ritratto dell’ebraismo e dell’antisemitismo, l’esegesi della violenza, quella patita e quella esercitata dagli oppressi quando hanno il sangue che ribolle nelle loro vene per la brama di riscatto, rivalsa e vendetta, la politica e la morale, che sovente non vanno affatto a braccetto, anzi… – con misura e brillantezza: caratterizzato con dovizia di particolari e connotato da un respiro solenne che non sconfina mai nella retorica, e indulge anzi sovente nel registro dell’ironia, è un’occasione da cogliere al volo.

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