festa del cinema di roma

“The jump”

di Gabriele Ottaviani

The jump. Alla festa del cinema di Roma, dove per la prima volta, grazie a questo film, presentato in anteprima internazionale recentemente a Varsavia, approda la settima arte lituana, che da tempo nel nostro paese, in particolare, ma non solo, nella capitale, l’ambasciata della repubblica di Lituania in Italia e il Lithuanian Film Center promuovono con successo (si pensi solo, prima ancora delle proiezioni di numerosi cortometraggi in vari festival italiani, a quella, alla Casa del Cinema di Villa Borghese, accolta dal pubblico con il tutto esaurito, dell’intenso Summers Survivors, in originale Išgyventi vasarą, di Marija Kavtaradze). The jump, di Giedrė Žickytė, regista nata sotto il totalitarismo, cineasta pluripremiata, produttrice di documentari lituani, tra cui The earth is blue as an orange di Iryna Tsilyk, presentato in anteprima all’edizione di quest’anno del Sundance World Documentary Competition dove ha ricevuto il premio per la migliore regia, e co-fondatrice della società di produzione Moonmakers, attratta per sua stessa ammissione dalle storie di persone in cerca di libertà, dato che ricorda ancora la sensazione, che paragona al primo innamoramento, provata quando aveva solo dieci anni e il suo paese ottenne l’indipendenza, è una pellicola di pregevolissima fattura e ricca di livelli d’interpretazione, resa ancor più preziosa dalle musiche di Kipras Mašanauskas, dalla cinematografia di Rimvydas Leipus e dal montaggio a quattro mani di Thomas Ernst e Danielius Kokanauskis. Il film, ben scritto, ben diretto e ben recitato, racconta con accenti intensi e lirici il giorno del ringraziamento di cinquant’anni fa, quando, un po’ come, cambiando quel che dev’essere cambiato, in occasione della celebre tregua di Natale in trincea, suggellata anche da una leggendaria partita a pallone, sembra che gli animi fra statunitensi e sovietici possano distendersi per un momento, tanto che la guardia costiera a stelle e strisce si propone di incontrare una nave battente la bandiera dell’URSS ancorata al largo della celebre Martha’s Vineyard, mentre si svolge una giornata di colloqui bilaterali per discutere dei diritti di pesca nell’Atlantico. Durante questi avvenimenti, però, il marinaio lituano Simas Kudirka salta sulla barca americana. Con il clamore dei mezzi di comunicazione di massa di tutto il globo, gli americani lo riportano ai sovietici che lo processano per tradimento. L’evento scatena una serie di proteste e, quando ogni speranza sembra persa, emergono nuove informazioni sulla possibilità di cittadinanza di Simas, aspirante disertore ormai novantenne che sentiamo raccontare gli accadimenti, narrati con mano sicura, conducendo il lettore nei meandri di una storia vera che va ben oltre l’immaginazione, anche per il tramite di rapporti di testimoni e rari filmati d’archivio. Da non perdere.

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