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“L’invenzione del ribelle”

L'INVENZIONE DEL RIBELLE - TRIPODI cop 1di Gabriele Ottaviani

Ritornato dal confino Bruno fu impegnato nella battaglia legale per riavere la disponibilità delle cave e nella ricerca dei finanziamenti che l’impresa di estrazione del caolino avrebbe richiesto. D’altra parte quella dei capitali era la questione più rilevante dato che, come recita un modo di dire calabrese, Bruno «era sempri muru cu muru c’u spitali», cioè non disponeva di somma alcuna e, meno che mai, di quelle di cui l’impresa abbisognava. L’esperienza della Società Vetraria e il turbinoso rapporto con Placido Corigliano, il cui esito giudiziario sembrava aver raddrizzato la vicenda, lo spinsero a cercare fuori dalla Calabria ciò di cui aveva bisogno

L’invenzione del ribelle – Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936), cosiddetto “anarchico di Calabria”, Giuseppe Tripodi, Città del Sole. All’archivio centrale di stato di Roma e di Latina, così come negli augusti locali capitolini della fondazione Lelio e Lisli Basso, giace una messe di documenti sui quali si è depositata neghittosa la polvere del tempo, e che, non essendo mai stati indagati, non contribuiscono – fortunatamente questo volume, scritto con la passione e cura a cui con gioia ha abituato i suoi lettori Giuseppe Tripodi, di Condofuri, avvocato, docente, divulgatore ed espertissimo di cose calabre e non solo, colma con schiettezza intellettuale la lacuna – alla narrazione ortodossa, e quindi giocoforza parziale, di una figura che ortodossa non è stata mai, anzi, certamente fuori dagli schemi, quella di Bruno Misefari, conosciuto anche con lo pseudonimo, che altro non è che un anagramma, Furio Sbarnemi, filosofo, poeta, ingegnere, all’anagrafe Bruno Vincenzo Francesco Attilio Misefari (il cognome è celebre in quel di Reggio), ricordato da una targa, invero un po’ male in arnese, sulla sua casa natia a Palizzi, fratello dello storico, poeta e politico comunista Enzo, del biologo Florindo e del calciatore – fu attaccante – nonché dirigente e allenatore Ottavio. Noto come anarchico, per la sua fede, che poi abiurò, cercando per la realizzazione dei suoi progetti industriali l’appoggio del regime fascista, subì numerosi patimenti, ed è senza dubbio una figura da scoprire e riscoprire.

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