Libri

“Stupidi e contagiosi”

stupidi e contagiosidi Gabriele Ottaviani

Il dispositivo della sentenza di condanna fu recapitato invece in stanza, in un elegante fascicoletto rilegato in pelle, due giorni dopo. Si ordinava una penitenza monacale per bilanciare l’edonismo degli ultimi tempi: cinque settimane di silenzio assoluto tra le mura domestiche, sette settimane di alimenti senza sale, tredici versioni impossibili di Tacito, di cui una in gotico, più interrogazione da volontario su Ovidio, sedici settimane di corvée in cucina. Ma per quella notte selvaggia, pagava volentieri quel prezzo.

Giovanni Za, Stupidi e contagiosi – Antologia di sogni e desideri di media-borghesia tardo novecentesca, Fandango. L’ultima generazione cresciuta nel secolo scorso, l’ultimo del millennio passato, si affacciava adolescente alla vita negli anni Novanta, occupava, anzi, okkupava le scuole, non aveva i cellulari, faceva le versioni col vocabolario e non con Internet, viaggiava per la prima volta da sola con l’Interrail, guardava i film in VHS, ascoltava le musicassette che riavvolgeva con la biro e registrava compilation casarecce da regalare a chi, naturalmente, non vedeva altro che un amico in quel volto che temeva di restare per sempre deturpato dall’acne e dalla ferraglia in bocca per raddrizzare i denti, sognando di cambiare il mondo leggendo senza vestiti fumetti nella propria camera impregnata di sogni e promesse che la vita non aveva ancora deluso: non c’è dolore più dolce della nostalgia, e Giovanni Za regala al lettore un affresco semplicemente perfetto. E indimenticabile.

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