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“Il corpo è una chimera”

9788860446633_0_221_0_75di Gabriele Ottaviani

Non era mosso da un desiderio carnale, ma da uno strano bisogno di studiarne i visi e le figure. Anche i suoi compagni di scuola guardavano, ma non nello stesso modo e non le stesse ragazze. “Guardavano quelle che sembravano più accessibili, che più li mettevano a proprio agio.” Quelle che potevano immaginare intente a fare un pompino e sulle quali riversavano numerosi commenti osceni. Niente di meglio di una severa educazione cattolica per rendere i ragazzi ossessionati. I giovani di buona famiglia del suo giro di amici non parlavano che di sesso, quando lui non ci pensava minimamente. Si trattava di tutt’altro. Era affascinato. Una clavicola perfetta attirava il suo sguardo. Restava incantato per una sporgenza di una spalla sotto una manica svasata o per una cascata di capelli ricci. Lo attiravano questi dettagli, senza che ne sapesse bene il perché. Tutto ciò che connota la femminilità. L’eleganza di un passo su dei tacchi alti. Un portamento altero della testa. “Quando ero al primo trimestre al liceo, ho scritto una poesia per una compagna di classe, Constance. Aveva un profilo perfetto.” Delle lacrime scendono sulle guance di Philippe, ma continua a parlare, non si rende conto di piangere. “Avevo scritto quattro pagine interamente ispirate alla linea del suo profilo.” Era un ritratto di parole. Un’ode alla fronte bombata, al naso all’insù…

Wendy Delorme, Il corpo è una chimera, Fandango. Traduzione di Anita Bartolini. Performer, attrice, scrittrice, attivista LGBT, Wendy Delorme dà alle stampe un’opera magnetica e magnifica che rifugge gli schemi e le categorizzazioni, indagando in maniera originale e profonda temi di sempiterna e fondamentale centralità: il corpo, il sesso, la passione, l’amore, il desiderio, gli stereotipi, il giudizio, il pregiudizio, la famiglia, i legami, la coppia, le parentele. Attraverso le vicende ben amalgamate e strettamente connesse di sette personaggi, voci armoniose e solenni come quelle d’un coro tragico greco, Wendy Delorme dipinge un affresco formidabile della nostra società inafferrabile e proteiforme, sempre più invidiosa, rabbiosa, rissosa e volgare, ma che proprio per questo non va abbandonata alla barbarie dell’abbandono della speranza. Da non perdere.

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