di Gabriele Ottaviani
Ogni scrittore racconta un po’ di se stesso, vuole condividere con i lettori i suoi pensieri, le idee del momento, camuffandole dietro i personaggi, le storie di altre vite che raccoglie e racconta, talora inventa. Ma i personaggi di questo racconto sono esistiti e molti di loro ancora vivono, e pensano, e amano: certo non Furio, che se n’è andato da poco verso altre spiagge, forse a ritrovare l’Istria della sua giovinezza, nuvole rosse che digradano in terrazze e vigneti, Trieste distante come in un sogno, dall’altra parte del cielo. Alcune figure che animano questa storia abitano i miei stessi luoghi: certe, come Carla, sono barricate in una casa di riposo, circondate da icone del fratello morto, unico uomo possibile. Non parla, si limita a pregare, fissando l’effigie di quell’uomo come davanti a un Cristo sbarbato. Ester alimenta la sua storia con una verità piena di rancore; Antonio, dal Belgio, usa il filtro dei suoi tempi, di una generazione un po’ delusa. Io cerco di svagarmi come posso nei miei viaggi, scambiare due chiacchiere con chi mi invita a conferenze e seminari, e consegna premi che sembrano scritti su una lapide. A ottant’anni, senza essermi risposato dopo il divorzio con Elena, senza aver avuto figli, mi sembra di essere più vecchio e solo di quanto lo sia davvero. Ho amici che condividono con me il tedio e la tranquillità degli anni che passano, davanti a un mezzo litro in osteria; ho Borges che mi ricorda quant’è dolce questo pendio: le donne sono già quelle che erano molti anni fa, anche se ci vedo ancora discretamente bene. Quando ho la fortuna di essere a Trieste con il bel tempo, vado a Barcola, sul lungomare di cemento e scogli.
Adriatico, Enrico Cattaruzza, Scatole parlanti. Attilio Fabris è uno scrittore di prestigio e chiara fama che per anni ha risposto di no alla richiesta di vergare di suo pugno la biografia di un ex senatore e commendatore, uno dei tanti che hanno dovuto lasciare esuli la terra d’Istria dopo le vicende del fascismo e della seconda guerra mondiale – a Roma c’è un intero quartiere che è detto giuliano-dalmata, in cui ogni anno è molto sentita la celebrazione soprattutto per le vittime delle foibe –, Furio Valmastri, marito di Ester, padre di Antonio, fratello di Maria, personaggio di grande rilievo a Trieste non solo per il suo ruolo politico, che durante il ricevimento per il suo novantesimo compleanno passa a miglior vita. A quel punto in Fabris si scatena come un’ossessione per la ricerca, che si connota di luci e ombre, in un crescendo di sensazioni descritto da Cattaruzza con suadente abilità, gran ritmo, piglio vivace e alta levatura letteraria. Da non farsi sfuggire.